Alta tensione a Modena, dove la calma irreprensibile dei consigli comunali si infrange fragorosamente, come sempre, tra urla e parolacce degne del miglior teatro popolare. Questa volta protagonisti sono la consigliera Federica Di Padova del PD e il capogruppo meloniano di Fratelli d’Italia, Luca Negrini. L’occasione? Un’interrogazione sulla delicatezza dei manifesti pro-life e anti-aborto recentemente spuntati in città, un tema evidentemente così pacifico da scatenare più colpi bassi che una telenovela sudamericana.
Tutto parte dall’intervento del consigliere PD Bignardi, che solleva dubbi sulla legittimità di quei manifesti, seguito dall’assessore Alessandra Camporota, che prova a rispondere con una parvenza di serietà istituzionale. Poi entra in scena Negrini, che si permette di attaccare le basi stesse dell’interrogazione, scatenando la miccia nella consigliera Di Padova, la quale – evidentemente dotata di una pazienza da santo – commenta a bassa voce. Che trauma! Negrini, giocatore d’azzardo verbale, la incalza di là da ogni bon ton con un netto «Si metta buona».
Momento storico: la risposta della consigliera PD è al limite dell’esplosione di stile politico. Lei replica con un elegante «torni dalle fogne da cui viene». Ovviamente i meloniani si infiammano come se avessero appena subito un’offesa personale da una soap opera, urlano minacce di querele e sbattono i pugni sul tavolo, costringendo un indispettito presidente del consiglio comunale Antonio Carpentieri a sospendere la seduta e convocare un immediato summit di pace tra capigruppo.
Ecco che il solerte Carpentieri, da buon pacificatore, ricorda a tutti che poco prima aveva inviato a ciascuno una letterina gentile chiedendo maggiore calma dopo gli altri exploit verbali dei mesi passati. Una reprimenda degna di una maestrina, utile a riportare la pace – almeno per ora – nell’arena politica modenese.
Ovviamente, la parola ora passa alla nostra eroina di giornata. La consigliera Di Padova si scusa tecnicamente per aver usato termini poco consoni («una frase fuori dalla dialettica politica, fuori dalle righe, e dal mio stile»), ma subito aggiunge la sua giustificazione, con il tono di chi ha subito una sorta di martirio verbale: dopo ore di discussioni “impegnative” (tradotto: stressanti e senza un filo di cordialità), lei è stata zittita ripetutamente, più e più volte, anche se gentile come un monaco tibetano, senza neanche interrompere nessuno. Le parole che l’avrebbero fatto andare fuori dai gangheri? «Stai buona» e «Stai zitta» ripetute più volte, secondo la consigliera una vera ingiustizia degna di nota.
Negrini, dopo aver formalmente accettato le “scuse” – perché in fondo, chi non ama un po’ di teatro conciliatorio – ha aggiunto con la calma di chi cerca di mantenere il controllo in una scena altrimenti impazzita: «Ho utilizzato quell’espressione, “si metta buona”, perché i miei interventi vengono frequentemente interrotti da commenti fuori microfono».
Il messaggio subliminale è chiarissimo: se la platea decidesse di evitare le solite interferenze da bar dello sport, la frase incriminata non avrebbe più motivo di esistere. Ovvero, la colpa non è tanto nel tono, ma nei “disturbatori” che non sanno stare zitti. Un capolavoro di diplomazia performativa, degno di un manuale di gestione delle crisi in pubblico.


