Abbiamo sempre creduto che la «colpa» fosse di Luigi Di Maio. E invece, sorpresa, la «colpa» — o almeno così lui stesso la definisce — è di Rocco Casalino. A più di sei anni da quel celebre «Abbiamo abolito la povertà» urlato dal balcone di Palazzo Chigi dall’allora vicepremier e responsabile del Lavoro nel governo di Giuseppe Conte I, Rocco Casalino, portavoce di quel governo, torna a riflettere su quella frase che è diventata l’arma di attacco preferita (e la madre di centinaia di meme) per gli oppositori del movimento. Ospite di «A Casa di Maria Latella» su Rai3, Casalino rievoca quel settembre del 2018.
È così che racconta: «C’era una persona che si occupa di economia a Chigi che mi disse “guarda, ma così, con questa norma, avete abolito la povertà!”.» Un incredulo Casalino non poteva credere alle sue orecchie. «Se a un uomo di comunicazione dai uno slogan così…». Prosegue: «È chiaro che ho avuto un corto circuito e ho detto “ma, davvero, cioè…è una frase pazzesca, no?”». Ed in effetti, fu sua l’idea. E, con grande onestà, anni dopo ammette: «è colpa mia!» «Colpa sua?», rimarca Maria Latella quasi a voler rafforzare il concetto. «È colpa mia», ribadisce Casalino, con l’aria di chi ha capito che la sceneggiata è riuscita al punto giusto.
Ma non ci si ferma solo alla carriera. L’ex portavoce affronta anche questioni personali e piuttosto dolorose. Racconta della sua infanzia, trascorsa in una casa con un padre violento. «Quanto pesa il fatto di essere stato figlio di un papà così?», chiede con curiosità la padrona di casa. «Tantissimo», risponde lui, quasi a voler sottolineare il peso di quel fardello. Anzi. «Ho timore di non essere in grado di essere un buon padre». Un affermazione che sa di cruda verità, ma che suona anche un po’ come un’autoassoluzione, non credete? Maria Latella ricorda poi un passaggio inquietante della sua autobiografia: «Al capezzale di tuo padre, che sei andato a trovare quando stava morendo, hai pensato: “muori”». Così, Rocco Casalino commenta, spiegando: «Si parla molto di violenza sulle donne, ma va messo un accento anche sulla violenza che subiscono i figli che vivono quella violenza in casa, no? Era un po’ un segnale a voler dire…»
A tutti gli uomini violenti: un giorno inevitabilmente pagherete il conto. È davvero incredibile como i film riescono a travisare la vera essenza della violenza che molte donne devono affrontare quotidianamente. Non si tratta mai di uno schiaffo, ma di una violenza che sfiora l’omicidio, soffocante e devastante! Chiaramente capisco perché un ragazzo potrebbe alla fine reagire…
Ci siamo mai chiesti se lui abbia mai pensato: “Adesso prendo un coltello e lo fermo!”? O magari: “Questa volta non la passerà liscia.” In verità, lui stesso risponde con un tono quasi nostalgico, “Ero molto piccolo” – e che scoperta, Casalino! Non ci aspettavamo una tale profondità da uno che nei momenti di crisi si è sentito impotente nel proteggere sua madre. Ma certo, come non emozionarsi per un tale dramma familiare!
È facile dirlo, vero? “Se avessi vissuto quella violenza a vent’anni, sicuramente avrei reagito!” Ma il punto è: la frustrazione provata da un bambino piccolo si traduce spesso in una rabbia che può esplodere in qualsiasi momento. Ed è curioso pensare che per molti, queste riflessioni possono diventare un modo comodo per lavarsi la coscienza. Che conforto sapere di avere un’ipotetica reazione pronta in coda, come se il mondo non fosse già sufficientemente surreale senza queste fantasie di eroismo in retromarcia!
Ah, la violenza, quel tema che tanti preferirebbero evitare nei loro discorsi! Ma no, continuiamo a ignorare il fatto che esse vivono in una costante lotta silenziosa, mentre noi ci crogioliamo nella nostra intollerabilità. In fin dei conti, gli uomini violenti continuano a prosperare, e la società resta a guardare, divertita dalla rappresentazione cinematografica che nemmeno lontanamente si avvicina alla realtà. Ma chi ha bisogno della verità, quando abbiamo storie da raccontare?
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