Zealand Pharma sfida tutti con il suo piano 2030 nella gara all’ultima dieta miracolosa

Zealand Pharma sfida tutti con il suo piano 2030 nella gara all’ultima dieta miracolosa

Che gioia! Zealand Pharma affida il proprio futuro a una strategia quinquennale che promette di rivoluzionare il mercato dei farmaci anti-obesità. Ormai, il cocktail di molecole dimagranti è diventato uno sport nazionale per le grandi case farmaceutiche e i piccoli arrivisti, visto che la competizione si sta facendo più agguerrita di un reality show.

Nonostante le azioni di Zealand siano cadute rovinosamente del 29% da inizio anno, l’azienda si presenta con i piani di “Metabolic Frontier 2030”: cinque lanci di farmaci, almeno dieci programmi clinici e tempi record di sviluppo, da raggiungere entro la fine del decennio. Tutto lo fa con la presunzione di costruire la pipeline più preziosa del pianeta nel settore della salute metabolica, perché si sa, non basta più dominare il mercato, bisogna farlo con stile.

Tra le promesse più scintillanti, c’è petrelintide, un farmaco che va a colpire l’ormone amilina pancreatico, non il solito GLP-1 che ormai ha stufato Novo Nordisk e Eli Lilly. E qui casca l’asino: sviluppato insieme alla gigante Roche, questo farmaco avrebbe effetti collaterali “più moderati” rispetto agli attuali iniettabili, a quanto dicono le prove preliminari. Per non farci mancare nulla, nel 2026 arriveranno dati sul suo “cugino” dual agonista GLP-1, il superambizioso survodutide.

Più attori, meno vincitori

Al momento il mercato è un duopolio di fatto, dominato da Novo Nordisk e Eli Lilly, detentrici degli unici farmaci anti-obesità approvati dalla Food and Drug Administration. Ma con il crescere della torta – che si ipotizza potrebbe valere la bellezza di 150 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 – ecco arrivare una massa di competitor pronti a farsi largo, con più o meno disinvoltura.

C’è da notare che, nonostante il 2025 stia segnando per Novo Nordisk un calo record del 50% in Borsa, Eli Lilly sta sorridendo beata con Zepbound e Mounjaro, i suoi farmaci che promettono dimagrimenti più consistenti rispetto ai fratelli Ozempic e Wegovy, e che stanno monopolizzando le nuove prescrizioni americane. Mercoledì, il colosso dell’Indiana ha persino presentato i dati preliminari del suo nuovo asso nella manica: retatrutide, che fa du’ conti su tre ormoni diversi per controllare l’appetito. Ovviamente una roba che funziona meglio di tutto quello che c’era prima.

Il mercato reagisce di conseguenza: la Borsa premia Lilly per la sua variegata pipeline e la prospettiva di rendimenti più solidi, mentre Zealand, dopo aver toccato l’apice a metà 2024, si sgonfia un po’, ammettendo di aver messo in pausa il suo agonista GLP-1/GLP-2 dapiglutide. Troppa confusione, troppo affollamento, meglio puntare su candidati più “differenziati”, ovvero qualcosa che sembrerebbe nuovo ma che in realtà strizza l’occhio a quello che già funziona.

Se i nomi come AstraZeneca, Amgen e Pfizer sperano di rosicchiare qualche fetta della torta, non mancano nemmeno i giovanissimi rampanti come Structure Therapeutics e Viking Therapeutics, pronti a tuffarsi nella mischia clinica con sguardo affamato. Insomma, il mercato delle pillole per dimagrire è ormai un’arena dove si gioca una partita di scacchi, ma con palloni da beach volley.

Karen Andersen di Morningstar commenta con la saggezza degli analisti che, sì, Lilly manterrà probabilmente più del 50% della quota globale nel prossimo futuro, ma il gioco è tutt’altro che chiuso. La concorrenza, dice, lancerà farmaci di nuova generazione e il consenso generale non coglie appieno il potenziale di questi nuovi prodotti. Tradotto: la festa finora è stata per pochi, ma il ballo è appena iniziato.

Nuove alleanze e mosse strategiche

Per non farsi cogliere impreparata, Zealand Pharma ha stretto un accordo con la biotech cinese OTR Therapeutics per sviluppare molecole orali contro le malattie metaboliche. Già subito sul tavolo 20 milioni di dollari, con la prospettiva di arrivare fino a 2,5 miliardi se verranno raggiunti sviluppi e traguardi commerciali. Non proprio bruscolini, insomma.

Gli analisti di UBS taccuino alla mano aspettano un 2026 ricco di dati su survodutide e petrelintide, con curiosità su strategie di commercializzazione e prezzi. Ma soprattutto vogliono capire come Zealand pensa di far risaltare i propri farmaci orali rispetto ai tanti GLP-1 già alle porte del mercato, quasi come se fosse un talento che nessun altro ha notato.

Per non farsi mancare nulla, Zealand aprirà un nuovo centro di ricerca a Boston, dove l’esperienza sui peptidi si unirà alla potenza dell’intelligenza artificiale per scovare il prossimo miracolo farmacologico. Perché quando si tratta di investire in hype, non si bada a spese – o almeno ci si prova.

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