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Zanoni mette il turbo: quasi un trionfo al primo round di Riva del Garda, ma non è ancora festa!

6 Maggio 2025
Zanoni mette il turbo: quasi un trionfo al primo round di Riva del Garda, ma non è ancora festa!

Una manciata di voti. Tanto è bastato al candidato del centrosinistra, Alessio Zanoni, per mettere in archivio il primo turno delle elezioni comunali a Riva del Garda. L’affluenza si è fermata al 54,92%: 8.104 votanti su 14.755 aventi diritto. Un’affluenza quasi “trionfante”, se si considera che nel 2020 la gente si è affacciata alle urne con un’incoraggiante 64,42%, ma si votava per due giorni. Zanoni, con una coalizione che detiene ben otto liste, si è fermato al 48,75%. La sua principale rivale, l’autonomista Silvia Betta, si prepara a sfidarlo al ballottaggio con un modesto 29,36%. Le forze di destra, ovvero Patt e Fratelli d’Italia, si illudono di trovare un accordo, ma escono da queste elezioni come emergenti che hanno praticamente affondato il loro battello. Infatti, Carlo Modena, supportato da Lega e Forza Italia, ha ottenuto solo il 9% dei voti. Bravo, eh?

L’inchiesta «Romeo» e il voto. Probabilmente molti interpreti della situazione potrebbero dire che si tratta di una bocciatura legata all’inchiesta «Romeo», un ingranaggio che ha rivelato l’intreccio tra gli affari del magnate austriaco René Benko e la politica altogardesana. Chi c’era a capo della lista della Lega? La sindaca uscente, Cristina Santi, indagata per associazione a delinquere insieme con l’ex senatore Vittorio Fravezzi e i “ben noti” imprenditori Heinz Peter Hager e Paolo Signoretti. Nel 2020, il Carroccio aveva fatto faville con un 13,06%, oggi, invece, un suggestivo crollo al 4,46%. Al contrario, Fratelli d’Italia — non indebitamente toccato dall’inchiesta — ha visto il suo gradimento crescere dal 6,31% al 10,01%, grazie alla furiosa campagna elettorale di Elisabetta Aldrighetti, che ha strappato il titolo di più votata del centrodestra (186 preferenze! Mica male!).

Le reazioni della sindaca uscente. Ma chi crede che Santi si faccia intimidire da simili accuse? Niente affatto! Lei non condivide questa “malevola” interpretazione e sottolinea con orgoglio le 142 preferenze raccolte: «Il mio risultato personale dimostra che non ho penalizzato la coalizione, anzi, sono stata la seconda candidata più votata in tutto il centrodestra. Alcuni assessori uscenti (Luca Grazioli e Matteotti, per chi non lo sapesse) hanno fatto peggio», esclama come se avesse inventato una qualche grande strategia politica. Certamente, per Santi, queste elezioni sono state un trionfo, un vero e proprio palcoscenico da cui lanciare pietre. E chissà, magari ci sarà anche un bis! Ma… non contiamo troppo sulle promesse del futuro.

Quando il centrodestra si frantuma, la storia ci insegna che le conseguenze non sono proprio esaltanti: «Questo è stato un errore, ma chi lo avrebbe mai detto?» sorride la sindaca uscente. La leghista, con un’affettuosa smorfia di rassegnazione, si rivolge alla sua ex vicesindaca, Silvia Betta: «C’è stata una frattura, non solo politica ma così personale che sarebbe imbarazzante anche parlarne. Il risultato delle elezioni ha bisogno di un miracolo per essere aggiustato, ma forse, giusto per caso, potremmo costruire un’opposizione “costruttiva”.» Che audacia! E chi lo avrebbe mai sospettato? Un apparentamento? Una mossa geniale, a patto di avere il coraggio di chiamarla così.

Ma non tutti sembrano entusiasti. Il pacato Modena non brilla per ottimismo: «Il risultato è stato niente meno che una fredda doccia, ora non è il momento di prendere decisioni avventate. Dobbiamo discuterne, ma non si può negare l’evidenza.» Nessuna fretta, bastano solo un paio di discussioni infinite per rendere tutto più entusiasta, giusto?

Nel mentre, Betta osserva il ballottaggio come un provocatore in prima fila a un film dell’orrore. «Abbiamo lavorato su un programma condiviso», dice, quasi fosse l’inizio di una favola. «È il momento di riflessioni e di dialogo. Chissà, forse diventerò anche una mediatrice in questo teatro delle marionette.» Dopotutto, la campagna elettorale si è conclusa con i temi più disparati, tranne che con la logica e la coerenza, che sembra sempre in pausa caffè.

Ma c’è chi, invece, non può nemmeno pensare di violinare le proprie sorti: Maria Pia Molinari, figlia dell’ex sindaco, ha ottenuto un terzo posto inaspettato. Il 10,10%, un vero trionfo da mettere in cornice! «Siamo molto soddisfatti di questo[risultato] straordinario. È solo il primo passo di un percorso che, con ogni probabilità, sarà lungo e tortuoso. E no, non ci alleeremo con nessuna delle due coalizioni, per non dar modo di accusarci di incoerenza.» Un vero faro di coerenza nel buio della confusione, chi l’avrebbe mai detto?

Il commento di Zanoni è l’epitome della lucidità: «Con sei candidati sindaci, pensare di vincere al primo turno è come sognare di trovare il tesoro perduto. L’astensionismo e l’inchiesta “Romeo” sono una salsa piccante che rende tutto più succulento. Eppure, rispetto al passato, abbiamo raccolto quasi 900 voti. Miracoli della politica!» E chi può dire il contrario? Il Partito Democratico ha visto un’incrsciosa vaga verso il futuro, con quasi 1.400 preferenze in aggiunta, il che equivale a un nulla di fatto nell’arco di un quinquennio.

Eppure, il candidato di centrosinistra sembra non voler fare di conto. «Siamo convinti di aver fatto un buon lavoro, ossessionati dalla fedeltà alle nostre idee. Gli accordi dell’ultimo minuto? Un gioco pericoloso! La coerenza, quella sì, è sempre la vera protagonista della storia.» Mentre nelle quinte si discute di alleanze tra le coalizioni di centrodestra, il 2020 sembra una memore lezione di fallimento. Il 18 maggio, chi vivrà vedrà, e con ogni probabilità, riderà.

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