Zaia: Basta teatrini sul suicidio assistito, è ora che il governo si metta al lavoro e smetta di rimandare.

Zaia: Basta teatrini sul suicidio assistito, è ora che il governo si metta al lavoro e smetta di rimandare.

Il presidente del Veneto, Luca Zaia, sembra finalmente decidere di scoprire l’acqua calda. Secondo lui, se la norma della Toscana «lede le competenze» dello Stato, allora il governo deve essere coerente e smettere di giocare a nascondino. Ma chi ha davvero bisogno di coerenza in questo paese, giusto?

«Lo dico come premessa: bisogna uscire da questa ipocrisia, tutta italiana, di far finta che il tema del suicidio assistito — o come preferisco chiamarlo, la gestione del fine vita — non esista. Esiste eccome» ha dichiarato Zaia, come se stesse rivelando un segreto di Stato. Prendiamo atto che il governo deve ascoltare le Regioni che affrontano questo argomento ogni giorno, ma quanto è comodo per lui fare il “paladino” della situazione, vero?

Non dimentichiamoci che la sua Regione è stata la prima a trattare la proposta di iniziativa popolare sul fine vita — sì, proprio quella di cui lui con molta laudabile audacia ha «messo la faccia», incontrando malati e discutendo di “libertà di coscienza”. Ma, ahimè, le Regioni desiderose di legiferare si sono trovate di fronte a un muro, visto che il governo ha deciso di impugnare la legge della Toscana. Perché no, non è certo un segno di contraddizione questo!

Quando gli è stato chiesto perché parlasse di ipocrisia, la risposta di Zaia è stata che nel 2019 la Corte Costituzionale ha stabilito che non si è colpevoli di accompagnamento al suicidio assistito rispettando certe condizioni strabilianti: grave sofferenza fisica e psichica, uso di supporti vitali, diagnosi irreversibile e, ça va sans dire, la libertà di scelta del paziente. È davvero un traguardo straordinario, non trovate? Ma, come al solito, le belle parole lasciano il posto a una realtà ben più grigia.

Ma aspetta, perché questa sentenza non basta? Ah, perché non stabilisce chi dovrebbe somministrare il farmaco e i tempi per le risposte dei comitati etici. Davvero una grave mancanza! Ma certo, le Regioni si stanno già muovendo come cavalli di frisia, affermando il loro «obbligo giuridico, morale ed etico» di rispondere. E Zaia ci tiene a sottolineare che non è un fondamentalista. No, no, è solo un esperto nell’arte di mettersi in prima linea quando fa comodo.

In Veneto quanti casi avete registrato? «Dal 2019 abbiamo avuto il piacere di ricevere una ventina di richieste, ma ad oggi solo tre hanno trovato qualche risposta, rispettando i requisiti. Ah, e due sono arrivate alla fatidica gestione finale. Quando abbiamo amichevolmente discusso della legge di iniziativa popolare, non lo abbiamo fatto per provocare, no no, ma perché era stata presentata in tutte le Regioni. I consiglieri hanno avuto la meravigliosa libertà di coscienza. Certamente, il maldestro tentativo di qualcuno di far passare l’idea che, dopo quel voto, il fine vita sia stato stoppato, è assolutamente pericoloso, ma continuiamo a ricevere pratiche. La legge, a proposito, avrebbe impattato solo su come e quando avvenire.»

Che cosa pensa dell’impugnazione della legge toscana? Il governo, deliziosamente, afferma che «lede le competenze dello Stato». «Ne prendiamo atto. E sia ben chiaro, che la competenza dello Stato è ciò che ha sentenziato anche la Corte, richiamando il Parlamento. Con tutta la coerenza del mondo, il governo impugna una legge per rivendicare la sua competenza e, con lo stesso spirito, dovrebbe autorevolmente redigere una legge di propria competenza. Perché non è un problema politico, a meno che non lo sia. Convocare le Regioni per discutere del tema? Ma certo, altrimenti rischiamo di rivivere il dramma di Eluana Englaro: un padre costretto a ottenere la sospensione dell’alimentazione artificiale tramite una sentenza. Un Paese civile non dovrebbe maneggiare queste situazioni in questo modo.»

Chiederete un incontro al governo sul fine vita? «Dico: attenzione, è un tema etico, non di destra o sinistra. Vi è un mantra che afferma che chi è contro il fine vita è necessariamente di destra. Beh, vi sorprenderà sapere che io non sono di sinistra e sappiamo che a sinistra ci sono considerevoli gruppi di persone in disaccordo con la gestione del fine vita. Esattamente il fatto che ci siano favorevoli e contrari da entrambe le parti dimostra che si tratta di un tema etico, non politico. È ora di riunirci attorno a un tavolo, ascoltando le esigenze di tutti. Se non arriveremo a legiferare in modo programmato e volontario, alla fine dovremo subire le conseguenze per necessità.»

I contrari sostengono che prima sia necessario investire nelle cure palliative. È d’accordo? «Il Veneto è la prima Regione in Italia per cure palliative, e si deve fare sempre di più. Certo, chi ha richiesto l’accesso al fine vita ha già rifiutato le cure palliative. Per loro, si tratta di dignità, e non è compito mio giudicare.»

Anche voi in Veneto siete bloccati? «Siamo tutti bloccati, è una Babele di comportamenti disomogenei; il paziente disperato, in base alla Regione in cui risiede, avrà risposte più o meno compatibili. Il governo deve rendersi conto che è un tema trasversale. E, per curiosità, già l’80% dei cittadini è a favore.»

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