Volkswagen annuncia blackout produttivi colpa dei chip Nexperia: sorpresa, nessuno lo aveva previsto

Volkswagen annuncia blackout produttivi colpa dei chip Nexperia: sorpresa, nessuno lo aveva previsto

Ah, la gioia senza fine delle catene di approvvigionamento globali! Il colosso tedesco Volkswagen ci regala una nuova perla: interruzioni temporanee nella produzione a causa di restrizioni cinesi sulle esportazioni di semiconduttori prodotti da Nexperia. Sì, proprio quei minuscoli componenti elettronici che, guarda un po’, fanno funzionare le nostre amate auto elettriche.

Non è che Nexperia fornisca direttamente a Volkswagen, ma i suoi chip finiscono comunque nei componenti veicolari di prima mano. Fantastico complicare un sistema che già sembra una partita a Tetris con pezzi sparsi per il mondo.

Un portavoce di Volkswagen ci rassicura via email, con un garbo tutto teutonico: sono in “contatto ravvicinato” con tutte le parti coinvolte per identificare rischi e poter decidere se prendere qualche misura drastica di qui a breve. Nel frattempo, la produzione passa il check, anche se un piccolo effetto collaterale non si può escludere. Tradotto: per ora va bene, ma speriamo bene.

I mercati, come sempre, non perdonano questa barca di incertezze: le azioni Volkswagen hanno sussultato, scendendo del 2,2% durante la seduta londinese. Per non lasciare nulla al caso, abbiamo anche una dose giornaliera di paranoia geopolitica.

Qualche settimana fa infatti, il governo olandese—e sì, proprio quello dei tulipani e dei mulini a vento—ha deciso che Nexperia, fabbrica di semiconduttori a maggioranza cinese stabilita nei Paesi Bassi, andava presa sotto la sua ala protettrice. Una mossa alquanto inusuale e non propriamente amichevole.

Il motivo? Temere che la tecnologia sotto controllo di Nexperia potesse diventare improvvisamente “non disponibile in caso di emergenza”. Traduzione elegante per: “Non vogliamo che la Cina tenga in ostaggio le nostre catene produttive.”

Come risposta, la Cina ha tirato fuori la sua carta, bloccando le esportazioni dei prodotti finiti della stessa Nexperia, regalando così un altro colpo di scena degno di una soap opera industriale. Questa escalation, naturalmente, ha già fatto tremare i pilastri dell’industria automobilistica europea.

Il ministero dell’Economia tedesco? Oh, quello è molto preoccupato per la situazione della catena di fornitura dei chip. Ma davvero? Qui non c’è nessuno che si sta agitando, solo un tranquillo gioco di guerra a livello continentale.

Chi comanda nel gioco del chip?

Se pensavate che la produzione industriale fosse solo una questione di fabbriche e operai, vi siete fatti un’idea molto ingenua. Dietro le quinte, l’industria dei semiconduttori è un campo minato geopolitico, dove si sfidano governi, strategie commerciali e pure nazionalismi latenti.

Il caso Nexperia ne è la cartina di tornasole: possessori di tecnologia cinese ma trapiantata in Europa, ora posti sotto tutela olandese con blocco cinese dei prodotti finiti. Il risultato? Un cocktail perfetto per rallentare la produzione delle case automobilistiche, già alle prese con la trasformazione green.

Una produzione che deve rapidamente adattarsi al mercato elettrico, ma che si ritrova incastrata in un braccio di ferro politico da manuale. Magica simbiosi tra globalizzazione e sovranismo, servita su un piatto d’argento da scelte fatte pensando meno alle auto e più alle schermaglie diplomatiche.

Prospettive? Prendiamoci un caffè e speriamo

Volkswagen e gli altri giganti dell’auto ora stanno facendo di tutto per non rallentare la produzione, ma la sensazione che questo ennesimo conflitto sui chip sia solo l’inizio è palpabile. Se i semiconduttori sono il petrolio del 21° secolo, siamo nel bel mezzo di una crisi energetica, tecnologica e politica tutta insieme.

Vi sfido a non ridere sotto i baffi pensando che una macchina elettrica, simbolo di progresso e sostenibilità, possa bloccarsi perché un microchip da qualche parte nel mondo non attraversa un confine. Magia della realtà globalizzata, dove la tecnologia non conosce confini… finché i governanti non si mettono di mezzo.

Quindi tenete pronti i popcorn: l’industria dell’auto europea sta vivendo un’altra puntata del grande show dell’internazionalizzazione. L’inconveniente? Tra un blocco e l’altro, rischia di essere proprio la vostra prossima auto elettrica a restare a piedi.

Siamo SEMPRE qui ad ascoltarvi.

Vuoi segnalarci qualcosa? CONTATTACI.

Aspettiamo i vostri commenti sul GRUPPO DI TELEGRAM!