Vannacci scatenando il caos familiare: il figlio di Leoni infuriato contro il padre, «Generale della vergogna» e «Non meriti neanche di pulire le sue scarpe»

Vannacci scatenando il caos familiare: il figlio di Leoni infuriato contro il padre, «Generale della vergogna» e «Non meriti neanche di pulire le sue scarpe»

Ah, il meraviglioso mondo della politica italiana, dove si scontrano generazioni, ideologie e, naturalmente, gli strascichi di parentele illustri. Prendiamo, ad esempio, Silvio Leoni, il genitore del giovane leone dei Giovani di Forza Italia, che si è sentito in dovere di difendere il generale Roberto Vannacci. Un affetto paterno che fiorisce tra le poltrone del congresso, un’altra brillante pagina della nostra politica.

Durante l’ultimo congresso, Simone Leoni, il neo-segretario, ha pensato bene di prendere di mira il generale Vannacci, apostrofandolo come “generale della codardia”. Applausi a scena aperta dalla platea, perché si sa, il pubblico ama le provocazioni. Ci chiediamo se Leoni avesse anche un piano per la conquista del centrodestra, o se si limitasse a fare un po’ di rumore in coda a un komodo drammatico.

Naturalmente, la risposta non si è fatta attendere: i giovani della Lega hanno replicato, invitando Leoni a concentrarsi su argomenti più “comuni” al centrodestra, magari cominciando a non offendere l’ospite d’onore, Fedez, che già di per sé è un mirabile esempio di comportamento austero e moderato.

Ma ecco che entra in scena il papà Silvio con una lettera aperta, un documento che a leggere fa venire voglia di invocare l’immediata istituzione di un premio per la coerenza. “Vergognati!”, dice, “Sei l’ultimo che può dare del codardo al generale Vannacci.” Insomma, chi sarebbero i veri leoni in questa giungla politica? E poi, l’ironia: Silvio ricorda momenti di gloria con il generale risalenti ai gloriosi anni ’90, quando la Somalia si è trasformata, per un attimo, nell’epicentro delle avventure militari italiane.

In questa missiva, Silvio si lamenta di come il giovane abbia attaccato Vannacci accusandolo di pensieri mai espressi. “Sei stato sleale”, continua, “accettando di colpire alle spalle un alleato.” Che bel messaggio, non trovi? Certo, il fatto che in politica le alleanze durino quanto un gelato al sole ci sfugge, ma i valori famigliari sono sacri!

Insomma, in un solo colpo, abbiamo assistito a un dramma familiare che riflette perfettamente le dinamiche di un partito in crisi d’identità che si permette di discutere di lealtà, onore e codardia. Tutto mentre a spasso ci sono fantasmi di elettori e ideali che languono in un angolo, in attesa di un respiro di vita.

C’è da chiedersi come si possa infangare un cognome eppure mantenere un certo decoro familiare. Silvio Leoni, mentre si rivolge al figlio Simone, evoca addirittura «nonna Gloriana», un vero pilastro morale della famiglia! È incredibile come una figura così venerabile si possa trasformare nel vanto di chi, a quanto pare, ignora il testamento spirituale che le è stato affidato.

La lettera tocca punte di saggezza neanche tanto velate, con Silvio che esorta il giovane a non dimenticare il motto stampato sullo Stemma di Famiglia: “Pro Deo et Patria”. Un motto che ha il potere di mettere in crisi chiunque si arrogasse il diritto di intaccare il nome famigliare. Ma quanto di quei valori prospereranno in Simone, visto che ha la pretesa di dimenticarli o peggio, ignorarli, mentre il padre si preoccupa per il suo futuro?

Ma non ci si può fermare qua, perché a un certo punto Silvio va giù pesante: «Fatti un esame di coscienza, perché a questo punto sembri più un codardo che un eroe»! La contraddizione è palpabile: da un lato è un figlio che sbaglia, dall’altro un padre che rimprovera. Si chiede se, un giorno, Simone avrà il coraggio di guardarsi allo specchio. Mi chiedo, sarà un bel momento, oppure un conflitto interiore che potrebbe strapparlo da una comoda vita di bambagia?

Nella chiusura della lettera, Silvio Leoni fa un saluto di stile: «Tu sei l’ultimo che può chiamare Vannacci codardo. Vergognati!» Qui si gioca sul tema del coraggio, quella virtù che sembra mancare in Simone, ma che Vannacci ha dimostrato a sufficienza. Mentre il giovane sonnecchiava nel suo mondo ovattato, altri hanno sacrificato tutto. «Non sei neanche degno di spolverare gli anfibi di Vannacci». Ouch!

Ma la saga non finisce qui. Vannacci, rispondendo al paterno rimprovero, si è fatto sentire: «Caro Silvio, la ringrazio per la sua sincerità, so quanto le costi»— ci ha tenuto a chiarire. Ma lasciami ridere: chiunque provi a essere equo e imparziale dovrebbe considerare che il giovane Simone è pur sempre un ragazzo. E quel “dai passi falsi si impara” suona come una giustificazione da manuale! Ma davvero i “giovani” sono il nostro futuro? Con la zucca piena di sogni e la testa sulle nuvole?

Matteo Salvini, il leader della Lega, non ha voluto rimanere in silenzio: «Sottoscrivo parola per parola. Insegniamo la buona educazione!» Ah, che bel programma! Spanare ai giovani i valori fondamentali con un bel sorriso e un invito al rispetto. Ma, per favore, non facciamo finta che il dibattito possa risolversi con la buona educazione. Qui c’è ben altro in gioco.

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