Usa: studenti del Blocco si danno un gran da fare per commemorare la 23enne ammazzata a Charlotte, come se cambiassimo qualcosa

Usa: studenti del Blocco si danno un gran da fare per commemorare la 23enne ammazzata a Charlotte, come se cambiassimo qualcosa

Non è forse splendido come certe tragedie passino sotto silenzio finché un video virale non costringe tutti a guardare in faccia una realtà sgradevole? È il caso di Iryna Zarutska, giovane ucraina di 23 anni, brutalmente assassinata nella metropolitana di Charlotte, North Carolina, lo scorso 22 agosto. Quel tipo di notizia che all’inizio i grandi media sembravano ignorare con insolente disinteresse, finché i social network non hanno acceso i riflettori su un’atrocità che, a quanto pare, non fa rumore in assenza di immagini scioccanti.

Il cosiddetto Blocco Studentesco, una nota associazione di studenti di destra, ha deciso di trasformare questa tragedia in un manifesto, letteralmente. Ovunque in Italia campeggiano gigantografie e cartelloni con il volto di Iryna, accompagnati da un invito piuttosto crudo: “Europe wake up”. Perché, secondo loro, questa vittima rappresenterebbe “l’ennesima” di quella che definiscono “l’odio anti-bianco”. Peccato che il loro spauracchio si regga su una narrazione insinuante e, diciamolo, piuttosto selettiva.

Ai loro occhi, l’assassino è semplicemente un “pluripregiudicato con 14 arresti alle spalle”, ma non vi venga in mente di provare empatia per le vittime della criminalità, o di riflettere sulla complessità delle cause sociali che portano a simili tragedie. No, è sufficiente marchiare tutto come un attacco etnico, gettando il sasso e nascondendo la mano. In fondo, cosa importa se Iryna è stata aggredita e uccisa a ragione di una cieca e folle violenza? Nel loro racconto è una vittima sacrificale di un presunto “razzismo all’incontrario”.

Il manifesto mostra l’immagine di Iryna, già divenuta simbolo, a loro detta, di una “violenza quotidiana” che attraverserebbe come una frattura il mondo occidentale. Interessante come si preferisca una lettura monodimensionale, tanto sensazionalistica quanto fuorviante, per trasformare una tragica vicenda in uno strumento politico. Il grido “Europe wake up” non è solo un invito: diventa una battaglia ideologica, un manifesto generazionale con tanto di agenda pseudo-nazionalista.

Ascoltiamo dunque il Blocco Studentesco che, con il consueto picco di sicurezza e pochezza argomentativa, spiega che non si tratta solo di “difendere un sistema già fallito” (bella fiducia nel futuro!), ma di “costruire una patria come mai l’Europa ha visto”. Tradotto: basta consumismo, multiculturalismo e quella bizzarra idea di globalizzazione che sembra aver rotto il sonno delle masse. Ora la “patria” va rimessa al centro, magari a colpi di slogan e di scontri in strada. Niente meno.

Il passo successivo? Scendere in piazza con il petto gonfio e la faccia dura, perché “prendersi spazi e agibilità politica” è evidentemente un atto di coraggio tutto da esercitare. Il Blocco Studentesco si autoproclama faro per tutte quelle giovani anime perse che sentono il richiamo di un’identità su misura, quella che si incarna nel conflitto e nelle tensioni sociali. Insomma, siamo alla solita ricetta: tra apocalisse culturale e scenari da Guerra Civile 2.0, con la differenza che invece di migliorare qualcosa si alimenta solo un clima da baruffa ideologica.

In chiusura, l’inevitabile proclama da film d’azione politico: “morire occidentali o risvegliarsi come europei”. Suona come la frase di un film di serie B, ma purtroppo è il manifesto di un movimento studentesco che preferisce cavalcare la paura e il dolore per fomentare divisioni invece di cercare soluzioni autentiche e inclusivi confronti.

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