Il colosso statunitense delle spedizioni UPS ha deciso di licenziare 20mila persone e chiudere 73 stabilimenti logistici, il che è davvero curioso, considerando che i profitti superano le aspettative. Ma naturalmente, il tutto avviene sotto il pretesto della necessità di abbassare i costi in un contesto economico che, a dirla tutta, non sembra proprio roseo. L’azienda si prepara, e qui arriva la chicca, a un possibile ritiro dal suo cliente più grande, Amazon. Come se il primo grande gruppo americano a sbarazzarsi dei propri dipendenti fosse la miglior risposta a una guerra commerciale in corso e a un calo degli scambi. Sorpresa, sorpresa, nessun accenno a previsioni di ricavi e utili per l’intero anno. Che pacchiano colpo di scena!
“Da oltre 100 anni, il mondo non si trova ad affrontare una situazione con impatti sul commercio potenzialmente così enormi come quella attuale,” ha affermato l’amministratore delegato Carol Tome. Casualmente, proprio nel bel mezzo della sua scalata al risparmio di 3,5 miliardi di dollari entro il 2025 grazie a questa ‘strategia miracolosa’. I volumi di vendita di e-commerce da parte di cinesi a basso costo come Temu o Shein stanno scendendo a picco, il che non fa altro che rinfocolare la crisi. Nel frattempo, DHL ha brillantemente deciso di sospendere le spedizioni verso USA per prodotti sopra gli 800 dollari, giusto per complicare le cose ancor di più, a causa della pratica burocratica balzata alle stelle per via dei dazi voluti dalla Casa Bianca.
C’è da chiedersi, quindi, se anche questo sarà solo un altro capitolo della saga “Necessità di riduzione dei costi in un panorama commerciale tragico” oppure se il reality show dei licenziamenti finirà per diventare un classico da rivedere e rivalutare. Chissà? Forse l’ironia di questo mondo crudele ci farà scoprire che, alla fine, fanno più notizia le perdite di posti di lavoro che i profitti stratosferici. E che anche in tempi di crisi, c’è sempre chi riesce a sferrare un colpo basso. Chi avrà l’ultima risata? Ah, la dolce attesa!