UniCredit non molla la Russia: affari d’oro con Putin mentre l’Europa guarda altrove

UniCredit non molla la Russia: affari d’oro con Putin mentre l’Europa guarda altrove

Quando pensi che il richiamo del denaro possa avere un limite, ecco che arriva UniCredit, a dimostrare che il confine tra etica e profitto è solo un fastidioso ostacolo burocratico. Mentre l’Europa impone sanzioni, ammonisce, minaccia e finge di avere il pugno di ferro, il colosso bancario italiano continua beatamente a fare affari in Russia, sfidando le pressioni della Banca Centrale Europea (BCE) e la tanto decantata “unità occidentale” contro Mosca.

La miniera d’oro russa che nessuno vuole abbandonare

Per UniCredit, la Russia non è solo un mercato: è un affare troppo redditizio per rinunciarvi. Circa il 7-8% dei profitti totali della banca arrivano da lì. E si sa, quando si tratta di soldi, i principi evaporano più velocemente di un comunicato stampa ipocrita. Nel novembre 2024, il Tribunale dell’Unione Europea ha respinto il tentativo disperato di UniCredit di sfuggire ai requisiti imposti dalla BCE per mitigare i rischi legati alle operazioni nel paese di Putin. Ma la sentenza non sembra aver scalfito minimamente i vertici della banca, che continuano a giocare su due tavoli: quello degli affari e quello della credibilità internazionale, ormai ridotta in frantumi.

Il governo italiano si sveglia (forse troppo tardi)

Tra le poche voci preoccupate, spunta quella del governo italiano, che improvvisamente sembra accorgersi del rischio reputazionale e delle possibili sanzioni che potrebbero colpire UniCredit. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha fatto sapere che l’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit non è stata “concordata” con il governo. Traduzione: qualcuno inizia a sudare freddo. E per cercare di mettere un freno, si sventola il sempreverde “golden power”, lo strumento che permette all’esecutivo di bloccare operazioni considerate dannose per gli interessi strategici nazionali. Peccato che ci siano solo 45 giorni per decidere, e si sa bene quanto sia fulminea la macchina burocratica italiana…

Affari, rischi e ipocrisia: il balletto infinito

Il dilemma di UniCredit è un classico della grande finanza: fare soldi ora e rischiare domani, o tagliare i ponti con la Russia e affrontare perdite immediate? L’uscita dal mercato russo significherebbe perdite miliardarie, e questo ai signori di UniCredit non va proprio giù. D’altro canto, la permanenza significa giocare con il fuoco: ogni giorno aumenta il pericolo di nuove sanzioni, danni d’immagine e magari qualche ritorsione politica. Nel frattempo, in un raro momento di lucidità, qualcuno nei palazzi del potere si chiede se sia il caso di lasciare campo libero a una banca che sembra sempre più scollegata dalla realtà geopolitica.

Soluzioni? Solo se piovono dal cielo

Se mai qualcuno si degnasse di fare qualcosa, ecco un paio di idee: il governo potrebbe imporre vincoli più rigidi sulle operazioni di UniCredit, magari con vere sanzioni invece di semplici “raccomandazioni”. L’Unione Europea, invece di limitarsi a bocciare ricorsi, potrebbe finalmente punire in modo serio chi continua a fare affari con Putin, invece di limitarsi a fare la voce grossa nei summit internazionali. Ma si sa, quando si tratta di soldi e potere, la coerenza è l’ultima cosa che conta.

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