Quando si tratta di banche, gli interessi nazionali diventano improvvisamente una questione di sovranità intoccabile. Così, l’operazione Unicredit-Commerzbank si trova in un pantano fatto di politica miope, protezionismo economico e una buona dose di ipocrisia. Mentre Unicredit gioca le sue carte con una strategia chirurgica, la Germania risponde alzando muri politici e difendendo il proprio sistema bancario come se fosse in pericolo di vita.
La politica tedesca: difendere a oltranza o solo paura di perdere il controllo?
La recente vittoria della Cdu-Csu nelle elezioni tedesche ha dato il via libera a una rinnovata crociata contro l’operazione Unicredit-Commerzbank. Il nuovo Cancelliere designato, Friedrich Merz, ha subito acceso la miccia, definendo l’acquisizione “estremamente ostile” e paventando scenari catastrofici per la stabilità finanziaria della Germania. Sembra quasi che Berlino tema più l’arrivo di una banca italiana che una crisi economica.
D’altronde, la politica tedesca ha sempre guardato con sospetto e superiorità le mosse strategiche dei grandi gruppi bancari stranieri, specialmente se provengono dall’Italia. Il timore? Perdere il monopolio del credito per le sue PMI e le sue esportazioni, un settore che Commerzbank sostiene da decenni.
La strategia chirurgica di Orcel: un colpo da maestro o una trappola?
Mentre in Germania gridano all’invasione, Andrea Orcel ha già piazzato una mossa decisiva: Unicredit detiene già il 9,5% di Commerzbank e ha la possibilità di salire fino al 28% grazie a strumenti derivati. Una scalata silenziosa ma chirurgica, in attesa del via libera della Banca Centrale Europea. Eppure, il terremoto politico generato dalle parole di Merz rischia di congelare l’intera operazione, almeno sul fronte dell’acquisizione totale.
Ma attenzione: Unicredit non sta perdendo soldi, anzi. L’investimento iniziale ha già generato una plusvalenza teorica di 700 milioni di euro, portando il valore della quota a 2,24 miliardi di euro. Quindi, male che vada, Orcel ha già messo in cassa un discreto bottino.
Se Berlino blocca tutto, Unicredit ha un piano B (e C, e D…)
Orcel non è certo uno sprovveduto. Se la strada Commerzbank si chiuderà per veto politico, ci sono alternative molto più facili da percorrere. Tra queste, il consolidamento in Banco BPM, con un’OPS da 10,1 miliardi di euro, o un’eventuale mossa su Generali, dove Unicredit possiede già il 5,22%.
La morale? La politica tedesca può bloccare un’operazione, ma non può fermare la strategia di un gigante che si muove con calcolo e freddezza. Unicredit non si fa intimidire. Se Commerzbank non sarà nel suo futuro, lo saranno altre prede. E Berlino dovrà farsene una ragione.