Il 9 aprile si preannuncia come una data cruciale. La Corte Costituzionale sarà chiamata a esaminare il ricorso del Governo contro la legge della Regione Campania, approvata il 5 novembre, che spalancherebbe le porte a un terzo mandato per Vincenzo De Luca. Sarà il momento in cui si discuterà il destino non solo di De Luca, ma anche delle sorti politiche della Campania, in un contesto dove il concetto di democrazia sembra essere messo in discussione.
Il presidente della Conferenza Stato-Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha espresso posizioni contrastanti: da un lato afferma che i cittadini devono avere la possibilità di scegliere i propri amministratori, dall’altro mette in guardia sul rischio che la Corte dica nulla riguardo al terzo mandato, limitandosi a valutare la norma campana. Un vero e proprio paradosso, visto che chiamiamo democrazia una discussione che potrebbe ribadire a cosa siamo già stati abituati: leggi che favoriscono posizioni consolidate, tutelate da norme e burocrazia.
Il gioco delle poltrone
Un altro punto cruciale è il fatto che il dibattito non è solo politico, ma chiaramente strutturato attorno a interessi personali. Si è assistito a un incontro “informale” tra il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e Piero De Luca, esponente del Partito Democratico. Che bel modo di combattere per il futuro, con cene nel centro di Roma mentre si discute l’opportunità di un terzo mandato. Sembra quasi una satira della politica stessa, in cui ci si riunisce per discutere di regole che dovrebbero garantire la trasparenza anziché incensare il potere.
Il paradosso della Consulta
E ora la Corte Costituzionale avrà l’arduo compito di decidere. Ma che credibilità avrà una Consulta che potrebbe limitarsi a osservare senza prendere una posizione chiara sul potere dei cittadini e sui loro diritti? La stessa istituzione che dovrebbe garantire la Costituzione, in realtà, si troverà a gestire un nodo intricato di interessi e ambiguità. Non possiamo non notare l’incoerenza: si parla di giustizia, mentre, di fatto, la politica continua a manovrare le pedine a proprio piacimento.
Possibili (?) soluzioni
E se volessimo considerare delle “soluzioni”? Magari un referendum che chieda direttamente ai cittadini se vogliono un terzo mandato per De Luca? Ma chi ha il coraggio di mettere in atto questa idea, di fronte al timore di una risposta sfavorevole? O forse un confronto diretto tra le diverse forze politiche, che possa finalmente portare a un vero dibattito sulla democrazia? Anche se la storia ci insegna che queste idee, spesso, rimangono nella sfera delle speculazioni, mai concretizzate in azioni tangibili.
In conclusione, il 9 aprile potrebbe non rivelarsi soltanto un giorno decisivo per il futuro di De Luca, ma anche un’occasione per riflettere più ampiamente sulla credibilità delle istituzioni e sulla vera volontà di garantire ai cittadini i diritti fondamentali. E seppure ci sia un gran parlare di legalità e di scelte democratiche, resta il dubbio: saranno davvero i cittadini a decidere?Una fatalità, potrebbe dire qualcuno. E così, ci ritroviamo a discutere se il tutto abbia qualche attinenza con la politica, un argomento sempre ricco di sfumature e contraddizioni. Certo, molte cose sono possibili, e chissà, magari qualche scambio di idee – sia a livello nazionale che territoriale – sarebbe potuto avvenire. In effetti, proprio in quelle ore, il papà Vincenzo era in una sorta di apoteosi pubblica mentre benediva la manifestazione contro il riarmo, evento che ha avuto luogo sabato 5 aprile nella Capitale, guidato dai pentastellati.
Si potrebbe dire che, a dispetto delle sue storiche affermazioni, Vincenzo De Luca ha mostrato un certo ammorbidimento nei confronti di quel Movimento che era solito criticare. Le sue pungenti frecciate sembrano ora più rivolte alla classe dirigente del Pd che a chi sta dall’altra parte della barricata. Insomma, si dice sempre che nulla cambi in politica, eppure lo vediamo: la danza delle alleanze è sempre in corso.
Mercoledì 9 aprile potrebbe rivelarsi una data cruciale. Nonostante la decisione della Consulta possa ridimensionare il suo ruolo, è indubbio che Vincenzo De Luca rimarrà una figura centrale della politica campana. È interessante notare come, nonostante le aspettative e le normali preoccupazioni legate a ogni tornata elettorale, il futuro del presidente della giunta risulti più un gioco di potere che una reale evoluzione politica.
Cosa possiamo trarne? Forse un’amara riflessione: la politica è un palcoscenico in cui i protagonisti possono cambiare il loro copione di volta in volta, ma il copione stesso sembra rimanere invariato. Possiamo sbirciare tra le pieghe delle promesse mai mantenute e le scelte difficili, sperando che ci siano anche pochi spunti di autenticità in questa continua celebrazione di contraddizioni.
E a proposito di soluzioni? Forse sarebbe il caso di rivedere le priorità — ma chi ha tempo per la coerenza quando i riflettori sono accesi? Il teatrino della politica continua, e noi spettatori, con un misto di incredulità e rassegnazione, attendiamo il prossimo atto.