Non sorprende che l’auto sia stata rubata poco prima dell’incidente, aggiungendo l’immancabile capitolo alla saga delle vetture sottratte e delle corse spericolate a cui certe persone sembrano destinati. Una Porsche – si fa per dire – non proprio il mezzo perfetto per una fuga elegante, ma evidentemente sufficiente a mettere a repentaglio vite umane e a trasformare una serata che doveva essere “normale” in un disastro annunciato.
Il contesto non è certo semplice: una città come Tivoli non è nuova a dinamiche di tensione sociale e ad episodi che, se osservati con occhio critico, raccontano molto più di una semplice cronaca nera. Dietro la tragica vicenda dei tre giovani rom, infatti, si celano problemi irrisolti, stereotipi e tensioni etniche che non aiutano certo a costruire un tessuto sociale coeso.
In questa storia si incrociano fatalmente il senso di abbandono, le scelte disperate e un sistema che continua a girare su se stesso senza trovare soluzioni concrete. Il risultato è un incidente che diventa subito pretesto per divisioni e giudizi rapidi, trascurando spesso le cause profonde che portano a scelte tanto drammatiche quanto pericolose.
Quel che resta è la macabra fotografia di un Paese che sembra incapace di guardare oltre l’apparenza, di andare oltre il pregiudizio etnico e sociale, e soprattutto di prevenire drammi che invece si ripetono con sterile regolarità.



