Un morto e due ridotti male: tragedia o déjà vu?

Un morto e due ridotti male: tragedia o déjà vu?
Una Porsche rubata con a bordo tre giovani di etnia rom si è ribaltata nella notte a Tivoli, sotto gli occhi increduli della via Maremmana inferiore. Uno dei ragazzi ha perso la vita, mentre gli altri due lottano tra la vita e la morte al Policlinico Umberto I. Sul luogo dell’incidente, intervengono la polizia stradale per i consueti rilievi e gli agenti del Commissariato di Tivoli, chiamati a gestire l’ennesima tragedia che scava ancor più nel solco delle contraddizioni di un territorio già abbastanza complicato.

Non sorprende che l’auto sia stata rubata poco prima dell’incidente, aggiungendo l’immancabile capitolo alla saga delle vetture sottratte e delle corse spericolate a cui certe persone sembrano destinati. Una Porsche – si fa per dire – non proprio il mezzo perfetto per una fuga elegante, ma evidentemente sufficiente a mettere a repentaglio vite umane e a trasformare una serata che doveva essere “normale” in un disastro annunciato.

Il contesto non è certo semplice: una città come Tivoli non è nuova a dinamiche di tensione sociale e ad episodi che, se osservati con occhio critico, raccontano molto più di una semplice cronaca nera. Dietro la tragica vicenda dei tre giovani rom, infatti, si celano problemi irrisolti, stereotipi e tensioni etniche che non aiutano certo a costruire un tessuto sociale coeso.

In questa storia si incrociano fatalmente il senso di abbandono, le scelte disperate e un sistema che continua a girare su se stesso senza trovare soluzioni concrete. Il risultato è un incidente che diventa subito pretesto per divisioni e giudizi rapidi, trascurando spesso le cause profonde che portano a scelte tanto drammatiche quanto pericolose.

Quel che resta è la macabra fotografia di un Paese che sembra incapace di guardare oltre l’apparenza, di andare oltre il pregiudizio etnico e sociale, e soprattutto di prevenire drammi che invece si ripetono con sterile regolarità.

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