Sebbene i risultati delle sanzioni imposte alla Russia siano stati, come da copione, decisamente inferiori alle aspettative (ma chi si aspettava veramente che funzionassero?), alla fine hanno fatto più male alle economie europee che a quella di Mosca. Ma ecco che Bruxelles si prepara a insistere nel suo cammino, come un soldato senza strategia con un cerino in mano e un superbomber in volo. Mentre il supporto statunitense arranca, l’Europa si ritrova a dover osare con l’unica “arma” che crede di avere: quella economica. E come disse un certo Albert Einstein, “la pazzia è continuare a fare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”. Ah, chissà come andrà a finire. I fronti aperti? Ancora il gas, naturalmente, e poi i fertilizzanti.
La Commissione si appresta a lanciare misure per azzerare completamente le importazioni di gas russo entro la fine del 2027. Per ora, il gas non è sotto sanzione specifica, poiché ciò rischierebbe di far affondare l’industria europea. Eppure, i flussi via gasdotto sono già scesi in picchiata, anche se con differenze enormi da paese a paese. Ma non temete, il gas russo continua a fluire via mare, in forma di gas liquefatto (GNL). Certo, è molto più costoso, ma ecco che l’Ue riesce a ridurre la dipendenza da Mosca con questo trucco. Il gas liquefatto arriva soprattutto da Stati Uniti e Qatar, ma non ci si può dimenticare di quanto continui a provvenire dalla Russia. Insomma, l’Europa è il principale importatore di gas liquefatto russo, nettamente davanti a Cina e Giappone, con Francia e Belgio tra i clienti più affezionati.
In effetti, le importazioni dalla Russia sono scese a circa il 19% degli acquisti totali di gas, rispetto al 40% di prima della guerra. Ora Bruxelles mira a raggiungere lo zero. Martedì a Strasburgo, la Commissione farà un bel pronostico: una proposta per bandire le importazioni di gas russo in ogni forma dal 2027. Secondo fonti ben informate (salvo smentite), riportate dall’agenzia Bloomberg, la tempistica dipenderà anche dalla capacità dell’Unione di trovare forniture alternative. Ottima strategia, vero?
Nel frattempo, l’idea di aumentare gli acquisti dagli Stati Uniti è uno dei jolly nel mazzo dei dazi che Bruxelles spera di giocare. Secondo la Commissione, non ci dovrebbero essere impatti eccessivi sui prezzi, grazie all’abbondante offerta di GNL in un contesto economico globale che rallenta. E certo, ci mancherebbe, chi può preoccuparsi dei prezzi del gas che arrivava via pipeline?
Passiamo al capitolo fertilizzanti, fondamentali per la produzione agricola e strettamente legati al gas. I più comuni provengono dall’ammoniaca, prodotta con metano. E chi lo avrebbe mai detto? Oggi oltre un quarto delle importazioni di fertilizzanti arriva dalla Russia (e un’altra fetta dalla Bielorussia, l’amichetta di Mosca). Un import da 2,1 miliardi di euro che l’Ue brama di interdire. Ma attenzione, l’Ungheria è contraria e ha messo il veto sulla risoluzione Ue. E qui la furbizia di Bruxelles scatta: col trucco di una proposta di legge commerciale, da luglio scattano dazi del 100% sui fertilizzanti russi e bielorussi. Un vero capolavoro di diplomazia commerciale!
Ma non si illudano, almeno nell’immediato, la conseguenza più probabile sarà un bel rincaro per gli agricoltori europei. “I fertilizzanti russi sono i più competitivi in termini di prezzo, grazie a una logistica ben rodata”, aveva osservato qualche tempo fa Dominique Dejonckheere del gruppo cooperativo degli agricoltori europei Copa-Cogeca. Con un dazio del 100%, si prevede un aumento medio del costo dei fertilizzanti di 40-45 euro per tonnellata. E indovinate? Gli aumenti ricadranno quasi senza dubbio sui prezzi dei prodotti che finiscono sugli scaffali dei supermercati. Che bello, vero?