Ue inizia a sganciarsi dalle dipendenze russe: un piano che sembra più un sogno che una strategia reale

Ue inizia a sganciarsi dalle dipendenze russe: un piano che sembra più un sogno che una strategia reale

“Nel 2024, l’Unione Europea ha versato alla Russia 23 miliardi di euro, 1,8 miliardi al mese (per le importazioni di energia, ndr). Ebbene sì, sembra proprio che tutto ciò debba finire.” Con queste brillanti affermazioni, il commissario europeo per l’Energia e l’edilizia, Dan Jorgensen, ha deliziato il pubblico presentando la sua roadmap, la grande strategia della Commissione UE per liberarsi del gas (4 azioni), dell’energia nucleare (3 azioni) e del petrolio (2 azioni) russi. Insomma, una vera e propria apoteosi del cambiamento!

Il tutto è racchiuso in un documento di ben 17 pagine, che certamente tutti stavano aspettando con ansia. “Il mese prossimo adotteremo misure senza precedenti e presenteremo un pacchetto di proposte legislative,” ha proseguito l’illuminato Jorgensen. Le proposte che stanno per essere svelate potrebbero portare i membri dell’UE a preparare, entro la fine del 2025, piani nazionali dettagliati per contribuire a questo sogno di eliminazione graduale delle importazioni. E, ovviamente, dovranno anche continuare a correre verso la transizione energetica, diversificando l’approvvigionamento per azzerare i rischi di instabilità. Già… perché tutto si può fare con una bella pianificazione.

Si potrebbe pensare che la massima attenzione sia stata data al gas, e invece è così. La roadmap prevede di bloccare tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027. E in questa esaltante avventura, si promette di migliorare la trasparenza, il monitoraggio e la tracciabilità. Bravi! Saranno vietati nuovi contratti con fornitori di gas russi e i contratti spot (pagamento immediato) saranno messi in stand-by entro la fine del 2025. E chissà, magari ci aspettiamo più importazioni di GNL dagli Stati Uniti. Tanto per aumentare la confusione?

Passando al nucleare, regna l’ottimismo: si limiteranno i nuovi contratti cofirmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom per l’uranio e materiali nucleari provenienti dalla Russia. E sul fronte petrolio? Ah, la Commissione sembra avere un piano! Proporranno nuove misure per affrontare la cosiddetta ‘flotta ombra’ russa, ovvero quelle navi, messe lì a fare finta di nulla, che trasportano petrolio per sfuggire alle sanzioni. Certo, un gran bel colpo di scena.

Ora, parlando della situazione attuale delle importazioni, le misure adottate finora, grazie al piano RepowerEU, hanno in qualche modo ridotto i volumi di gas russo importato da 150 miliardi di metri cubi nel 2021 a soli 52 miliardi nel 2024. Bravo, diremmo, con una quota di importazioni russa che è passata dal 45% al 19%. Ma, aspettate, chiamiamo il premio Nobel per la pace per celebrare questa straordinaria vittoria! E non dimentichiamo l’ulteriore diffusione delle energie rinnovabili e il risparmio energetico che hanno portato a una “riduzione” di oltre 60 miliardi di metri cubi all’anno. Fantastico, vero?

Ah, e diamo un’occhiata anche ai “16 pacchetti di sanzioni,” perché ci siamo già così avvicinati. Tutte le importazioni di carbone russo sono state semplicemente chiuse, mentre quelle di petrolio sono scese dal 27% all’attuale 3%. Nonostante tutto questo sforzo, nel 2024 l’UE ha continuato a importare ben 52 miliardi di metri cubi di gas da Mosca. Di questi, 32 miliardi provengono tramite gasdotto e 20 miliardi attraverso gas naturale liquefatto, il che equivale al 19% delle importazioni totali di gas dell’UE. Ma chi ha tempo per preoccuparsi di queste piccole contraddizioni?

Inoltre, non dimentichiamo le 13 milioni di tonnellate di petrolio greggio e oltre 2.800 tonnellate di uranio arricchito importate. Dieci Stati membri hanno continuato a importare gas russo nel 2024, tre Stati membri hanno cercato di resistere, mentre oggi sono due: Slovacchia e Ungheria. E sette Stati membri, con grande ironia, continuano a ricevere uranio arricchito dalla Russia. Ecco perché si sente l’urgenza per una roadmap: nonostante ciò, i vertici di alcune industrie europee sembrano prendere tutto con una calma disarmante.

Abbiamo espresso una sorprendente apertura verso il ritorno del gas russo. Chi lo avrebbe mai detto? Tutto questo dopo che Ursula von der Leyen, la brillante presidente della Commissione Europea, ha affermato che “È giunto il momento per l’Europa di interrompere completamente i suoi legami energetici con un fornitore inaffidabile.” Ma certo, perché finanziare una guerra di aggressione contro l’Ucraina con il nostro gas è proprio quello che ci serviva per sentirci a posto con la coscienza.

Il documento parla chiaro: la dipendenza dalle importazioni di energia russa rappresenta “gravi rischi per la sicurezza e l’economia dell’Unione e dei suoi Stati membri.” Sì, perché la Russia è un fornitore così affidabile, sempre pronta a usare l’approvvigionamento energetico come un’arma per minacciare la nostra tranquillità e prosperità. Geniale, vero?

Il gas e la road map

Siamo arrivati a un punto in cui tre azioni principali sono necessarie per dire addio al gas russo. Innanzitutto, un sistema di trasparenza e tracciabilità che sorprendentemente supera le norme già adottate da alcuni Paesi. Poi, i piani nazionali per uscire dall’importazione di gas russo, perché evidentemente ci piace complicarci la vita. Ah, e non dimentichiamo i divieti di importazione e il “supporto” alla diversificazione. Certo, stiamo solo migliorando la nostra esistenza energetica.

Nel documento si fa riferimento a Norvegia, che è il principale fornitore di gas dell’UE, e anche a Romania e Grecia, che possono “contribuire” alla diversificazione. Peccato che ci si riferisca a territori tradizionalmente dominati dal gas russo. Ma chi ha bisogno di coerenza quando abbiamo il Baltic Pipe e il gasdotto transbalcanico a fare da salvagente?

La Commissione ha in mente un piano audace: divieti di importazioni di gas russo entro il 2025, almeno per i nuovi contratti e quelli a breve termine. Questo è il tipo di pensiero a lungo termine di cui abbiamo bisogno! E se vogliamo davvero stupire, nel 2027 puntiamo al divieto totale di importazioni di gas russo. Perché no?

Le previsioni future

Ma chi si è mai chiesto come trovare un equilibrio tra domanda e divieti? Ah, tra il 2021 e il 2023, l’UE ha ridotto le importazioni di gas russo di oltre il 70%. Ma non stupitevi: nel 2024, le cose sono riprese, e le importazioni stanno aumentando. Parliamo di un bel +12% di GNL e un +26% via gasdotto. Complimenti! Siamo gli esperti nel creare contraddizioni su larga scala.

Diverse nazioni hanno fatto la loro parte, persino rescindendo contratti con i fornitori. Ma con il transito che si fermerà nel 2025, il gas russo rappresenta ancora circa il 13% delle importazioni totali dell’UE. Quindi, apprezzate il nostro tentativo di dipendere ancora da chi ci minaccia. La previsione per il 2025 dei mercati globali del GNL? Tesi. Ma tranquilli, arriveranno nuove capacità di GNL nei prossimi anni, tra cui sorprese dagli Stati Uniti, Canada, Qatar e paesi africani.

L’UE prevede di sostituire fino a 100 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030, perché non ci manca mai l’ambizione, con un obiettivo di ridurre la domanda di 40-50 miliardi entro il 2027. Nel mentre, si stima che la capacità di GNL aumenterà, raggiungendo circa 200 miliardi di metri cubi entro il 2028. Siamo davvero avventurosi nel tentativo di rendere la nostra vita energetica un enigma irrisolvibile.

La road map per le importazioni sul nucleare e petrolio

Le dipendenze nel settore nucleare, beh, sono un’altra storia da raccontare. Ma chi ha bisogno di illuminarsi su questo tema mentre il gas russo continua a dominare la scena? Mettiamoci pure il petrolio, perché è chiaro che la questione dell’energia è un labirinto di contraddizioni e scelte discutibili.

Ah, la Commissione Europea torna a far parlare di sé con le sue geniali idee per ridurre le importazioni di uranio arricchito dalla Russia. È chiaro che il loro piano è di rendere questa fonte così… fondamentale, più economicamente insostenibile. Magari un mese prossimo ci sorprenderanno con delle misure commerciali che faranno scintille! E giustamente, perché affidarsi a statisti esperti quando possiamo invece limitare nuovi contratti di approvvigionamento cofirmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom? Ma non temete: le consegne basate su contratti esistenti continueranno, perché non si può mai essere troppo radicali, giusto?

Ma non finisce qui. La Commissione Ue chiederà agli Stati membri di eliminare gradualmente le forniture di combustibile nucleare dalla Russia. Ed è ovvio, perché su quale pianeta sarebbe sensato sostituire le forniture russo-nucleari con alternative completamente europee? La creazione di una struttura dell’Ue chiamata Valle Europea dei Radioisotopi, per garantire l’approvvigionamento di radioisotopi medicali, è l’ennesima idea brillante per aumentare la produzione interna, che è cosa nota: se solo avessimo pensato a farlo prima!

Passiamo ora alle meraviglie del settore petrolifero, dove Slovacchia e Ungheria sono in prima linea. Devono presentare alla Commissione piani nazionali per sostituire petrolio russo entro la fine del 2027. E perché non? Finiamo anche noi a dover compilare una lista di telefonate a ex fidanzati sul perché non possono più avere importo: “Ciao Russia, mi dispiace, ma ho bisogno di un po’ di spazio”!

Inoltre, sanzioni saranno imposte a entità e imbarcazioni sospettate di attività illecite. La flotta ombra di petroliere della Russia sarà letteralmente oggetto di un’operazione “caccia all’ombra”, per fermare la sua evasione delle sanzioni. Naturalmente, si tratta di navi vecchie in cattive condizioni, che sono padrone e assicurate in modo poco chiaro. Si direbbe che non fosse già difficile gestire una crisi ambientale: ora dovremmo preoccuparci di incidenti petroliferi in più? È un cerchio vizioso! Ma non preoccupiamoci, perché ogni briciola di inquinamento diventa una piccola opportunità per la Commissione di brillare con la sua riforma verde!

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