È incredibile come nella tempesta geopolitica odierna, le imprese manifatturiere lombarde ne escano con una stabilità che rasenta il comico. I livelli produttivi sono in aumento, come se nessuno avesse notato che il mondo sta andando a rotoli. Ma ecco la chicca: l’occupazione in Lombardia continua a crescere, raggiungendo picchi che in alcuni luoghi, come le province di Bergamo, Brescia e Monza, sfiorano il 3% di disoccupazione. E mentre questi numeri strabiliano, riflettiamo anche sul primo trimestre del 2025: una crescita della produzione industriale dello stratosferico +0,4% rispetto al trimestre precedente, perché, ovviamente, ogni piccola vittoria deve essere celebrata come se fosse una conquista epocale.
La Lombardia, che non si stanca mai di fare il paladino del capitalismo, raccoglie oltre un terzo delle partecipazioni estere nel bel paese e sviluppa una porzione quasi ridicola degli investimenti netti italiani all’estero. Più del 60% degli investitori stranieri sono qui, come se la Lombardia avesse un superpotere di attrazione. E pensare che i 92 dei 100 investitori più importanti si trovino esattamente qui rende il quadro quasi comico, non credete? Qui la prima regione manifatturiera in Europa prospera, nonostante le pressioni energetiche e la burocrazia europea. Come dice l’assessore Guidesi, “è fondamentale che questo primato si mantenga anche negli anni a venire”. E chissà come, la regione ha deciso di mettere in campo nuovi strumenti per “sostenere” le aziende, dimostrando così di essere l’amico ideale che tutti vorrebbero avere.
Alla presentazione dei dati, è affollato di luminari tra cui il geniale assessore regionale allo sviluppo economico, Guido Guidesi, e il presidente di Unioncamere Lombardia, Gian Domenico Auricchio. Ci sono anche altre figure di spicco, come il presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, e quello della Confederazione delle libere Associazioni Artigiane Italiane (Claai), Stefano Fugazza. Una vera passerella di star del settore, che discutono i numeri come se stessero rivelando la ricetta segreta della felicità.
Ma, udite udite, l’occupazione torna a crescere! Sia per l’industria che per l’artigianato, con un saldo di ingressi e uscite che si gira intorno al +0,5%. Ma chi l’avrebbe mai detto? La cassa integrazione sta sparendo, tranne che nei settori più “vulnerabili” come la siderurgia e il tessile. I dati congiunturali? Oh, sorprendenti: variazioni minime rispetto al trimestre precedente – perché sì, il buonsenso è rimasto nella sala d’attesa. Gli ordini, però, fanno un salto: +0,2% dall’estero e dall’interno. Certo, chi non ama una buona notizia di tanto in tanto quando le acque sono agitate?
Pare che l’andamento del fatturato sia positivo, sia per l’industria che per l’artigianato: +0,7% per entrambi! E quali sono i settori più “performanti”? Un applaudito +3,7% per gli alimentari, mentre le sue cugine chimica e carta-stampa si accontentano di un +2,8% e +2,3%. Ma non temete, ci sono anche i settori che vanno come il vento contrario: -3,7% per il tessile e -5,6% per i mezzi di trasporto. Non dimentichiamo i settori stazionari, che probabilmente stanno contemplando il loro riflesso e si godono la calma dell’oceano burocratico, con minime variazioni.”
Ah, la Lombardia, quella terra di opportunità dove le incertezze economiche sono all’ordine del giorno, ma non ditelo agli imprenditori che sembrano avere un’idea di futuro più rosea della realtà. Secondo un’indagine di Unioncamere, i costi energetici e una domanda interna fiacca non sembrano promettere nulla di buono. Ma attenzione! Ecco che spuntano, come funghi dopo la pioggia, le nuove opportunità. Si parla di riduzione dei costi delle materie prime e di una presunta ripresa dei consumi che, chissà perché, non è ancora arrivata. Ma non importa, l’ottimismo abita qui!
Sorpresa! La sostenibilità è diventata la nuova religione dell’imprenditoria lombarda: ben l’80% degli industriali giura che è fondamentale per il loro business. Peccato che tra gli artigiani quei numeri scendano a un modesto 66%. E tra le microimprese? Meno del 60%. Bravo Guidesi, l’assessore che, in un contesto geopolitico complicato, elogia le capacità competitive delle fabbriche lombarde. A quanto pare, la straordinarietà si misura anche con dati “positivi” su occupazione e produzione. Risultato? Si guardano al futuro con uno spiccato ottimismo, tanto che ci si potrebbe chiedere se vivano nella stessa realtà degli altri.
Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, pensa che l’aumento degli ordini esteri (+0,4%) sia un segnale di ripresa. Oh, come è commovente vedere come si cerchi ogni piccolo spiraglio di luce in un tunnel di incertezze! E mentre le imprese sanno che i dazi possono causare problemi, alla fine continuano a girare attorno al problema come se fosse un gioco. Perché adattarsi è la cosa più importante, giusto?
Siamo in un’Europa che ha dichiarato a gran voce che il Pil dell’Eurozona sta per contrarsi. Ma guardate, la Lombardia risponde con segni “positivi” e, in un certo senso, è come dire che la neve in estate è un segnale di bel tempo. Un +0,4% nella produzione industriale lombarda è stato registrato, e sembrerebbe che le imprese siano pronte a fronteggiare le sfide globali. Più chiaro di così non si può, ma non dimentichiamo che l’iper-regolamentazione europea e i costi energetici sono ancora lì a fare la cresta sulla torta.
Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria, ha fatto notare che la resilienza è il nostro punto forte. Grazie, ci voleva! Ci parla di fatturato stabile e di ordini che crescono con un sostegno maggiore dall’estero. Parafrasando, siamo tutti pronti a festeggiare mentre ci troviamo a navigare in un mare di problematiche costanti, come le materie prime scarse e le minacce di import massivo dalla Cina come reazione ai dazi americani. Grazie Bruxelles per la vigliacca attesa!
Ma non allarmiamoci, perché i dati attuali parlano chiaro. Le preoccupazioni degli artigiani si concentrano su questioni come il costo dell’energia che, ora, è costantemente sotto pressione. Stefano Fugazza, presidente di Claai Lombardia, continua a magnificare i successi degli Its e i bandi regionali che offrono incentivi a chi vuole farsi un impianto solare. Ma mai una parola sui problemi strutturali che continuano a tormentare il settore: un po’ come mettere un cerotto su una frattura esposta.



