Dazi doganali e produzione interna: la strategia di Trump
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’introduzione di tariffe del 25% su tutte le auto importate nel Paese, escludendo esclusivamente quelle prodotte sul suolo statunitense. Questa mossa, dichiaratamente finalizzata a riportare la produzione negli USA e a incentivare l’industria nazionale, avrà impatti diretti su numerosi attori del settore automobilistico, incluso Tesla, guidata da Elon Musk, considerato vicino a Trump.
Le conseguenze per Tesla secondo Elon Musk
Il fondatore e CEO di Tesla, Elon Musk, ha confermato che i nuovi dazi avrebbero ripercussioni significative sui costi di produzione, in particolare per i pezzi di ricambio provenienti dall’estero. “L’effetto sui costi non è trascurabile”, ha dichiarato Musk sulla piattaforma X. Pur assemblando tutti i veicoli venduti in California e Texas, Tesla dipende comunque da componenti internazionali, che ora subiranno un aumento dei costi.
Impatto sui mercati e sulle case automobilistiche
L’annuncio ha causato forti reazioni sui mercati finanziari: Tesla ha chiuso con un calo del 5,58%, mentre altre aziende come General Motors e Ford hanno mostrato segnali contrastanti. Anche i giganti dell’automotive giapponese hanno registrato cali significativi: Toyota -3,5%, Nissan -2,5%, Mazda -5,9%, con perdite simili per Honda, Subaru, Mitsubishi e Hyundai in Corea del Sud.
Le reazioni politiche e internazionali
La decisione ha sollevato critiche anche in ambito politico. Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato che il governo sta valutando misure appropriate di risposta, mentre il portavoce Yoshimasa Hayashi ha definito le tariffe “estremamente deplorevoli”. In Europa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha espresso profondo rammarico, sottolineando l’importanza dell’industria automobilistica come motore di innovazione e posti di lavoro.
Anche l’Acea, associazione europea dei costruttori auto, si è detta “profondamente preoccupata”, evidenziando come queste misure minaccino una filiera globale integrata e danneggino anche la produzione statunitense destinata all’esportazione. Il presidente dell’American Automotive Policy Council, Matt Blunt, ha invitato l’amministrazione a evitare aumenti di prezzo per i consumatori e a non compromettere la competitività dell’accordo Usmca. Da parte sua, il premier canadese Mark Carney ha definito la mossa “un attacco diretto contro il Canada”.
Una sfida per l’industria automobilistica globale
Con circa il 50% dei veicoli venduti negli USA prodotti localmente, e un’altra fetta rilevante importata da Messico, Canada, Giappone, Corea del Sud e Germania, il nuovo scenario tariffario rischia di alterare profondamente le catene del valore globali. In particolare, il Giappone vede minacciata una delle sue principali fonti di esportazione verso gli Stati Uniti, con oltre il 30% del valore complessivo rappresentato da automobili.
Obiettivi e rischi della nuova politica
La Casa Bianca stima di raccogliere tra 600 e 1000 miliardi di dollari grazie ai nuovi dazi, da destinare a tagli fiscali interni. Tuttavia, il rischio di una guerra commerciale con i principali partner economici e le conseguenze sui prezzi al consumo e sulla stabilità del mercato globale restano alti. La comunità internazionale guarda con apprensione a queste misure che potrebbero rallentare ulteriormente la transizione all’elettrico e la ripresa post-pandemica del settore automobilistico.