Donald Trump ha recentemente annunciato che la sua amministrazione si appresta ad inviare lettere a 150 paesi sulle nuove condizioni dei dazi. Stranamente, ha deciso di non incontrare nessuno di essi, perché, certamente, perché farlo sarebbe troppo impegnativo. “Dobbiamo farlo nelle prossime due o tre settimane”, ha affermato, ma non preoccupatevi, per gestire questo caos ci penseranno il segretario al Tesoro Scott Bessent e il segretario al Commercio Howard Lutnick. “Le tariffe saranno molto eque, ma diremo alle persone quanto devono pagare per fare affari negli Stati Uniti”, ha aggiunto, aprendo le porte a dazi più alti da imporre senza concludere alcun accordo. Che approccio ridondante!
Attualmente, molti dei dazi precedentemente annunciati dalla Casa Bianca sono sospesi, come se si trattasse di un gioco da tavolo in attesa che qualcuno decida di ricominciare. Rimane comunque una tariffa base del 10%, che sale al 25% su automobili e componenti, e sui materiali come acciaio e alluminio. I recenti negoziati con la Gran Bretagna hanno portato a una riduzione delle tariffe sulle automobili dal 27,5% al 10%, perché da qualche parte bisogna pur cominciare a corteggiare! E che dire dell’eliminazione della tariffa del 25% su acciaio e alluminio? Un segno di apertura, o semplicemente una mossa strategica?
Le trattative con la Cina, condotte in Svizzera pochi giorni fa, hanno portato a una sospensione di 90 giorni delle tariffe “punitive” (fino al 145%). Ma rimangono in vigore dazi base del 30%. Ehi, un piccolo passettino avanti, direi!
Dalla parte della UE, si è deciso di intensificare i colloqui con Washington per un possibile accordo. Tuttavia, i leader europei sono come sempre pronti al “piano B”. Michal Baranowski, sottosegretario allo Sviluppo economico della Polonia, ha citato Theodore Roosevelt, dicendo: “Negli negoziati ‘parla piano, ma porta un grosso bastone‘”. È incredibile come l’arte della diplomazia si possa ridurre a frasi fatte, mentre le tariffe oscillano e tutti si chiedono chi avrà l’ultima parola.
