Aveva due anime, Giancarlo Gentilini. Due facce che non ha mai cercato di nascondere, anzi, le ha sfoggiate con l’orgoglio di chi si sente completamente a proprio agio con la propria storia, senza alcuna ombra di dubbio. Da una parte, il paladino del controverso motto «Dio, Patria, Famiglia», al quale ha sempre promesso lealtà senza compromessi. Dall’altra, l’uomo che, fino all’ultimo momento, ha richiesto solamente «opere di bene» per amore dei suoi cittadini, come se le generose parole su carta potessero cambiare il mondo. La sua epigrafe lo accompagna nel viaggio finale, con cappello d’alpino ben saldamente posizionato e sguardo fiero rivolto verso un cielo che, molto probabilmente, non ha mai mostrato un solo segno di interesse per la sua avventura politica.
Nessuno ha amato Treviso come lui: per Genty, la città era ben più di un luogo da gestire; era casa, famiglia e, chissà, forse anche una sorta di missione divina. Un amore profondo e talvolta ostentato, chi non lo avrebbe fatto? Dopotutto, con oltre vent’anni di servizio nei corridoi di Ca’ Sugana e nel consiglio comunale come sindaco, vicesindaco e consigliere, non sorprende che abbia sempre desiderato interpretare il suo ruolo «in mezzo alla gente», ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, domeniche comprese. Chi ha bisogno di riposo quando si è in missione per salvare la propria amata città?
Orari di Camera Ardente e Funerali
Il saluto all’ex Sceriffo inizierà lunedì 28 aprile, con la camera ardente allestita nella chiesa interna all’obitorio del Ca’ Foncello dalle 9.00 alle 16.00. Martedì 29, dalle 10.00 alle 14.00, il feretro, portato a spalla dai Alpini (perché, certo, chi altro potrebbe fare un lavoro del genere?), sarà finalmente esposto al piano terra del municipio, cioè nell’atrio di Ca’ Sugana, la sua dimora politica per decenni. I trevigiani avranno l’opportunità di rendergli omaggio per un’ultima volta. Sulla bara, una fascia Tricolore con la scritta «Sindaco per sempre», come se con queste parole si potesse fermare il tempo o revocare l’ineluttabile.
Il rito delle esequie sarà celebrato martedì 29 aprile alle 15.30 nel Tempio di San Nicolò. Un luogo carico di storia e spiritualità, ma anche un po’ affollato: la chiesa potrà accogliere al massimo duemila persone, ma già si prevede un’affluenza che supererà di gran lunga questa cifra, perché chi non vuole dire addio a un vero eroe, o listato a lutto? Per questo, lunedì mattina si terrà una riunione di emergenza convocata dal Comune per organizzare la viabilità e gestire l’accesso alla camera ardente, visto che gli uffici comunali, con tutta la loro efficienza, funzioneranno regolarmente.
In aggiunta, verranno implementate misure di sicurezza straordinarie per garantire un ultimo saluto che sia tanto ordinato quanto dignitoso, perché non si può certo scoprire che qualcuno potrebbe approfittare di un evento così solenne. Martedì sarà proclamato anche il lutto cittadino, perché davvero, non c’è nulla di meglio che rendere ufficiale il dolore per la perdita di un personaggio di tale calibro. Nei prossimi giorni, si ipotizzerà persino di intitolare un luogo o un’opera importante nel suo nome; un gesto che, visto il suo ego, probabilmente avrà un senso di grandezza del tutto in linea con la sua visione del mondo, perché, in fondo, a che serve la modestia quando si è un leggendario padre fondatore?
La volontà dell’attuale amministrazione di “rendere onore” a chi ha segnato la storia di Treviso è davvero lodevole. Peccato che, nel bene e nel male, ciò possa risultare più complicato che cucinare un soufflé a chi si crede grande chef.
Ma chi ci sarà alla cerimonia? Naturalmente, il gotha della politica, in particolare quello della Lega. Non manca il ministro e vicepremier Matteo Salvini, che sta riorganizzando la sua agenda come se fosse un direttore d’orchestra, per assicurare che il suo violino sia sempre al centro dell’attenzione. A fargli compagnia, il governatore del Veneto Luca Zaia, il vicesegretario federale Alberto Stefani, e l’assessore regionale Roberto Marcato. Perfetto, la squadra sembra completa per un evento che promette scintille!
Ci saranno anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il presidente della Camera Lorenzo Fontana. E come se non bastasse, si sono assicurati di essere presenti anche Massimo Bitonci, sottosegretario alle Imprese, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, e l’ex deputata Ketty Fogliani. La lista continua con la maggior parte degli amministratori locali e provinciali della Marca, che hanno condiviso battaglie, lunghe discussioni, e magari anche qualche litigio sotto il caldo sole veneto.
Un abbraccio collettivo alla città? “È quasi più facile dire chi non ci sarà”, dichiara l’assessore Riccardo Barbisan, con un sorriso amaro che fa pensare a una pseudo-ironica euforia collettiva. Le richieste di partecipazione non mancano da parte di chi ha conosciuto Gentilini e vuole rispettare la tradizione locale. Nome a caso, anche il direttivo regionale della Lega porterà una corona di fiori, perché diversi fiori monetizzano sempre meglio di altri, giusto?
Rimane da decidere, come spera il sindaco Mario Conte, se il feretro potrà essere traslato anche in Piazza dei Signori per un ultimo plauso collettivo della città. Una decisione che verrà presa solo dopo la riunione operativa di lunedì. Speriamo che non ci siano troppe “discussioni” su come organizzare, altrimenti chi sa che si rischi di malinterpretare il “saluto” in un modo o nell’altro.
Treviso saluterà così uno dei suoi figli più amati e discussi, un personaggio che ha saputo dividere e unire, lasciando un segno profondo. Come qualcuno potrebbe dire, “uno che ha spiccato il volo nel Regno dei Giusti”, oppure, per chi guarda da lontano, il simbolo di un teatro di marionette ben più complesso di quanto sembri all’apparenza.