Trento e Bolzano, il voto che svela il doppio gioco

Trento e Bolzano, il voto che svela il doppio gioco

In Alto Adige, circa 820 mila elettori sono pronti a votare per rinnovare i consigli di 265 Comuni. Ma chi lo sa, magari qualcuno starà pensando di rimanere a casa, vista l’eccezionale varietà di candidati e coalizioni che si presentano. La vera domanda è: chi non ha voglia di passare una giornata a votare, quando può semplicemente lamentarsi della situazione dal divano?

A Trento, ci si aspetta che il sindaco uscente di centrosinistra, Franco Ianeselli, riesca a mantenere la sua poltrona. Non che la coalizione formata da Pd, Verdi e diverse liste civiche sia una sinfonia di armonia; anzi, sembra più un concerto di improvvisazione jazz, dove ogni parte è in conflitto con l’altra. Il centrodestra, di norma unito nella lotta contro il resto del mondo, si è frantumato in una farsa degna di una commedia. Da una parte abbiamo i partiti di governo come FdI, Lega e Forza Italia che sostengono Ilaria Goio, mentre dall’altra, come in un reality show, ci sono le civiche autonomiste che hanno scelto di puntare su Andrea De Marchi.

La suspense è palpabile: Ianeselli vincerà già al primo turno? Oppure dovrà aspettare il ballottaggio tra due settimane? Non che i Cinque Stelle siano un ostacolo insormontabile, ma quel mix di Rifondazione Comunista e la civica Onda potrebbe trasformarsi in una serie di imprevisti che costringeranno Ianeselli a una lunga attesa. Ma chi non ama un buon dramma?

Passando a Bolzano, qui il centrodestra ha miracolosamente trovato un accordo. Claudio Corrarati, ex presidente degli artigiani, è sostenuto dalla triade della politica moderna: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Sì, avete capito bene, uniti in una causa, quasi come i supereroi, ma senza i poteri speciali. Nel frattempo, il centrosinistra rincorre Juri Andriollo, l’assessore uscente alle politiche sociali, convinto di avere qualche chance con la sua coalizione di Pd, Verdi e liste civiche. Se solo avessero un buon slogan.

Il vero colpo di scena? I Cinque Stelle di nuovo, che preferiscono correre a braccetto con Rifondazione per sostenere Simonetta Lucchi. Qualcuno dovrebbe avvisare queste formazioni che l’unità non è proprio il loro forte. A completare il panorama, ci sono anche un centrista, Angelo Gennaccaro, e Matthias Cologna del Team K, un partito che ha il sapore delle merendine austriache, tanto più che è gemello dei liberali austriaci di Neos.

Ah, e come dimenticare la Südtiroler Volkspartei? Il partito della minoranza di lingua tedesca, che governa la città e la Provincia senza interruzione dal dopoguerra. Sembra che ci siano posti di lavoro che scaldano le sedie per decenni, ma chi può biasimarli? Dopotutto, ogni tanto qualcuno deve pur mantenere viva la tradizione, no?

Ah, la politica locale! Sempre un palcoscenico brillante dove le alleanze sono più fluttuanti di un palloncino in un compleanno. L’Svp, storica alleata del centrosinistra, si è già schierata per il “vincitore del primo turno”, lasciando presagire che la città di Bolzano potrebbe svegliarsi con una maggioranza di centrodestra. E così, chissà, magari assisteremo a un governo del capoluogo simile a quello della Provincia, con l’Svp abbracciata a un centrodestra che fa storcere il naso a molti.

Per conquistare gli elettori di lingua tedesca, non si sono risparmiati: è mobilitato mezzo governo! Venerdì persino il ministro delle Regioni, Roberto Calderoli, ha messo piede a Bolzano, proclamando che la riforma dello Statuto di Autonomia chiesta dall’Svp avverrà “speditamente” in Parlamento. E qui ci chiediamo, è davvero una notizia o solo un altro episodio della soap opera politica italiana? L’idea che Bolzano possa avere per la prima volta un governo di centrodestra non sembra più così inverosimile, quasi come credere che i gatti possano volare.

Ma non è finita qui: c’è anche la sfida nelle valli, dove la comunità di lingua italiana si trova a un passo dalla scomparsa, come se fosse una razza in via d’estinzione. Le divisioni interne e il crescente astensionismo sono il colpo finale: gli italiani aspiranti a entrare nelle giunte comunali possono farlo solo eleggendo due consiglieri “dichiarati” italiani. Che genialata! La dichiarazione etnica è obbligatoria per candidarsi, perché cosa c’è di più divertente che rendere il processo politico una quiz-trivia?

E come se non bastasse, ci sono anche le forze secessioniste, che dopo il Covid sembrano aver ritrovato nuova vita, come se la pandemia avesse risvegliato un drago addormentato. Sarà interessante osservare come si evolverà la situazione, con tutte queste contraddizioni e questi equilibri precari che rendono la scena politica un vero circo.

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