Per quanto riguarda la motivazione ufficiosa, il sindaco non è meno pungente: «Ci hanno detto che “non c’erano arrivati”». Tradotto: non hanno proprio pensato alla scadenza, con una dimenticanza che fa venire sospetti sulla loro capacità di coordinamento.
Il gran colpo di scena a tempo record: meno di due mesi dopo la riconferma, il sindaco Franco Ianeselli si ritrova già a dover salutare il suo fidatissimo direttore generale, Enrico Menapace, con tanto di nomina di un sostituto pronta all’uso. Eh sì, sembra una barzelletta, ma no: la Provincia ha deciso che il nostro eroe della burocrazia può solo godersi tre mesi supplementari in via Belenzani prima di tornare in Piazza Dante—dove probabilmente lo attendono a braccia aperte, o almeno così si suppone.
Il sindaco non si trattiene e lascia scivolare qualche frecciata velenosa: «C’è una questione di rispetto per l’ente che andava considerata. Siamo il capoluogo» tuona, mentre il rapporto tra Comune e Provincia—già più fragile di un castello di carte—si spacca ulteriormente sotto il peso di questa decisione “illuminata”. Ah, la coerenza politica e amministrativa, quei piccoli dettagli che sembrano sfuggire ai grandi strateghi della nostra Provincia.
Continuità? Solo un termine astratto, evidentemente
La storia, che potrebbe facilmente essere la trama di una tragicommedia, si dipana in pochi mesi surreali. Menapace era arrivato in Comune nell’autunno del 2024 per sostituire la diligente Livia Ferrario, ritiratasi in pensione dopo anni di glorioso servizio. L’incarico? Diciamo “temporaneo” fino alla fine della consiliatura, ma con un pizzico di ottimismo: a maggio, appena Ianeselli incassa la sua vittoria elettorale, rinnova il decreto di nomina, ribadendo la fiducia al direttore fino al 30 giugno, insomma, fino alla fine dello stesso comando.
Una bella prova di continuità e stabilità, direte voi. Peccato che subito dopo il buon sindaco si ritrovi a scrivere alla Provincia, praticamente implorando chissà quali garanzie di comando più lunghe. Dopotutto, un atto “generalmente dovuto”, tranne quando si tratta di fare sul serio, sembra suggerire l’ironia del caso.
Ricordiamo che Enrico Menapace non è un semplice dirigente comunale, ma un signore chiamato in comando dalla Provincia stessa. Ecco la beffa: la Provincia decide per un tempo-limitato e cortissimo, ignorando che il Comune, soprattutto se capoluogo, potrebbe anche avere qualche parola in più da dire. Ma si sa, qui il rispetto è un optional e la coerenza un lusso che nessuno può permettersi.
Franco Ianeselli ha commentato, non senza sarcasmo e un pizzico di esasperazione: “Ci avevano assicurato un comando di tre anni”, ma evidentemente le assicurazioni valgono come le promesse di campagna elettorale: carta straccia da riciclare al momento opportuno.
Questa altalenanza tra fiducia ufficiale e decisioni di Provincia ha l’effetto tipico di rompere piani e serenità improntati sul lungo termine, sostituendoli con tensioni, incertezze e, perché no, con un po’ di quel teatrino politico che tanto amiamo.
Insomma, se la burocrazia fosse uno sport, in Trentino si starebbe disputando una partita decisamente singolare, con il Comune che viene trattato come uno spettatore di seconda fila e la Provincia che si diverte a cambiare le regole in corsa. Ma la domanda resta: quale sarà il prossimo “capolavoro” di questa commedia amministrativa?
Il sindaco Ianeselli ha inviato una cortese richiesta all’amministrazione provinciale per ottenere una proroga del comando di Menapace. Una mano tesa, si intende, non un ultimatum da guerriglia burocratica.
Il 4 giugno, infatti, Luca Comper, il dirigente generale del Dipartimento organizzazione, personale e innovazione, aveva manifestato un entusiasmo ben più promettente, rispondendo positivamente alla domanda di proroga.
Nel documento spedito via Belenzani, Comper autorizzava addirittura un comando triennale, fino al 2028 – roba che a Trento si pianifica a lungo termine, mica come nelle buone amministrazioni dove tutto cambia ogni ora. Certo, l’ufficialità sarebbe spettata alla giunta provinciale nella sua prima riunione utile. Ma si sa, la burocrazia ha i suoi tempi.
Il dietrofront da manuale della Provincia
Appena venerdì scorso, proprio nell’ultima riunione utile (ma guarda un po’ quale tempismo sublime), l’esecutivo di Fugatti ha deciso di apparire incredibilmente sorprendente. Invece di confermare la proroga di tre anni per Menapace, come aveva saggiamente previsto il suo dirigente generale, la giunta ha scelto una proroga da brividi di soli tre mesi.
Questa brillante decisione ha scombussolato la già complessa vita della governance comunale di via Belenzani, che si è ritrovata a ricostruire tutto in poche ore, giusto in tempo per la scadenza del decreto di nomina di Menapace, in attesa di chissà quali segnalazioni da Piazza Dante. Ovviamente, si è dovuto affidare a una figura interna per non far saltare il banco.
Ianeselli ha persino ringraziato Menapace per il suo impegno: un ruolo di direzione e, cosa non da poco, di mediazione con altri enti, Provincia inclusa. Insomma, un’eroina della burocrazia trentina. Resta con noi per un mese in più per il passaggio delle consegne, che altrimenti chissà cosa avremmo fatto.
La nuova dirigente che conquisterà i cuori
A partire dal primo agosto, la staffetta toccherà a Franca Debiasi, attuale dirigente del Servizio risorse finanziarie e patrimoniali. Una scelta intuitiva e pittoresca: un’autentica istituzione del comune che da anni sfodera professionalità e una precisione quasi ossessiva.
Ianeselli è entusiasta: «Debiasi sarà un’ottima direttrice generale, una garanzia di continuità e qualità grazie alla sua solida preparazione trasversale». Tradotto: niente sorprese, nessun rischio di novità, solo la rassicurante routine di un apparato che si ama restare uguale.
La decisione di rivolgersi a una figura interna la definisce addirittura «un segnale di apprezzamento per il personale del Comune». Dimenticando forse che l’apprezzamento si misura anche nel rispetto dei tempi e non solo in parole di circostanza.
Il passato oscuro (e impacciato) e il giudizio di Ianeselli
Passata la parentesi dei convenevoli, Ianeselli si lascia andare a un giudizio politico senza filtri: questo comportamento della Provincia «ci ha messo in grossa difficoltà». Il lavoro di riorganizzazione dell’apparato amministrativo va avanti da un mese con un’illusione nutrita in modo decisamente ingannevole.
Il sindaco voleva chiudere il nuovo assetto entro giugno – peccato che qualcuno a Piazza Dante abbia deciso diversamente, potenziando il comparto economico e armonizzando servizi e deleghe assessoriali con il garbo di chi ignora le scadenze altrui.
Ma l’ottimismo non manca: «Andiamo avanti comunque», dice il primo cittadino, non senza un evidente tocco di sarcasmo. Poi sfodera la sua lama contro la Provincia, affermando: «Non stiamo parlando del rispetto per una persona, ma di rispetto istituzionale. Noi siamo il Comune di Trento – e ne vado fiero – non siamo un ente da suppliche o elemosine». Davvero un manifesto di indipendenza che però si scontra con i fatti.
Ianeselli non si trattiene: per lui la proroga triennale di Menapace sarebbe stata una formalità talmente ovvia da non meritare neanche discussione. «Quel documento di Comper era chiaro, ma se la giunta ha cambiato idea, toccherebbe a loro spiegare il perché».
Per quanto riguarda la motivazione ufficiosa, il sindaco non è meno pungente: «Ci hanno detto che “non c’erano arrivati”». Tradotto: non hanno proprio pensato alla scadenza, con una dimenticanza che fa venire sospetti sulla loro capacità di coordinamento.
Ironizza poi il primo cittadino: forse tutte le discussioni sull’assegno per il terzo figlio hanno distratto più del dovuto. Oppure nessuno si è preso la briga di coordinare Dipartimento e giunta. E a questo punto, immagino che a Menapace sia riservato un incarico proporzionato al suo indubbio valore.
Un epilogo che pare giungere dalle misteriose delibere di Piazza Dante, dove a volte la logica amministrativa prende ferie permanenti.
Nell’ennesima boutade che fa impallidire Cyrano de Bergerac, la giunta provinciale ha deciso di concedere un’estensione a dir poco “raisonnée” fino al 30 settembre, giustificando questa brillante mossa con le “esigenze organizzative dell’amministrazione provinciale”. Tradotto per i più smarriti: serve ancora un po’ di tempo per capire cosa devono fare o per non fare niente, evviva l’efficienza!
Il Comune, dal canto suo, resta inchiodato a due principi immutabili, anzi, più fermi della Statua della Libertà. Il primo suona così: “Rinnovare un comando per un direttore generale solo per tre mesi, lasciando l’opzione di una proroga senza garantire nulla, è come dire ‘vi faremo sapere’. Tranquilli, vediamo un po’ come gira il vento, tanto i tempi li decidiamo noi.” Tradotto: “Non abbiamo idea di quando finisce, né di come gestirlo, ma proviamo a farlo comunque.”
Il secondo principio, degno di un detto zen in salsa provinciale: “Sono totalmente sbigottito dalla confusione che regna da quelle parti. A questa confusione, fortunatamente, non vogliamo partecipare.”
Il sindaco non ha esitato a definire la cosa «surreale», con una modestia tipica di chi avrebbe voluto partecipare a un teatro dell’assurdo senza pagare l’ingresso. E, come ciliegina sulla torta, qualcuno ha addirittura letto questo intrigo degno di un romanzo d’appendice alla luce delle storiche, gentili tensioni tra Comune e Provincia. Vogliamo parlare dell’accoglienza? O magari degli impianti sportivi? Insomma, roba da non dormire.
Allora, la mossa di Menapace non è forse un affettuoso e malcelato sgarbo? Il sindaco Ianeselli non si risparmia: «Non lo escluderei affatto. Anzi, mostra una stima del Comune che oscilla tra lo zero assoluto e il buco nero di Andromeda.» Insomma, un bel gesto di amicizia come solo chi vuole davvero bene agli altri sa fare.


