Il titolo Tesla crolla rovinosamente a Wall Street, perdendo oltre il 9% e scendendo a 301,60 dollari per azione. Nel frattempo, il suo patron, Elon Musk, si infervora sempre di più in un acceso scontro con l’amministrazione americana, nonostante una tiepida benedizione da parte dell’ex presidente Donald Trump, che ha auspicato “prosperità” per l’imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense. Un contesto ricco di ironie, visto come crisi finanziaria e teatrini politici sembrano alimentarsi a vicenda.
L’azienda ha appena svelato i risultati del secondo trimestre, rivelando un utile netto che si restringe del 16% attestandosi a 1,2 miliardi di dollari, ben al di sotto delle aspettative degli analisti. Una doccia gelata, amplificata da un calo nelle vendite di veicoli, su cui pesa un mercato ormai saturo e sempre più affollato di concorrenti agguerriti pronti a strappare fette di quel business elettrico che Tesla aveva pensato di dominare in eterno.
Nel mezzo di questa tempesta perfetta, vale la pena notare come la società non si limiti a piangere sul latte versato: Tesla batte i tamburi dell’innovazione intensificando gli investimenti nell’intelligenza artificiale e nella robotica, ambiziosi tentativi di mantenere la corona tecnologica mentre il mercato si trasforma in una giungla digitale senza regole.
Il fatturato tra aprile e giugno segna un brusco calo del 12% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 22,50 miliardi di dollari. Numeri che gridano vendetta, sorpresa e preoccupazione, ma sicuramente non l’inizio della fine per Tesla. Per ora rimane da capire se questo gigante in affanno saprà rialzare la testa o se sarà risucchiato nella spirale del declino, tra polemiche politiche e una concorrenza sempre più spietata.



