La notizia bomba che tutti aspettavano: niente terrorismo, anzi, solo due turchi con qualche arma di troppo in un Bed & Breakfast a Viterbo proprio nel giorno della celebre festa della Macchina di Santa Rosa. Che sollievo, no?
Dalle indagini, si scopre che non c’è alcun indizio che suggerisca un attentato imminente alla festa. Insomma, la pista del terrorismo è stata archiviata con la delicatezza di un caffè americano.
Ah, e non finisce qui: cinque altri turchi, ovviamente immigrati regolari – perché la regolarità è sempre rassicurante – sono stati portati in questura. Due richiedenti asilo, gli altri tre con permessi di soggiorno in borsa, tutti assolti dall’accusa di terrorismo. Nulla di sospetto, hanno solo fatto un salto in un b&b di Montefiascone e sono finiti sotto la lente d’ingrandimento. Perché la paranoia non dorme mai.
L’indagine, però, non va in vacanza. L’obiettivo ora è il traffico di armi e la criminalità organizzata, con il fascino irresistibile di una possibile svolta nelle mani della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Perché quando si tratta di armi e mafia, i piani si fanno seri e i nomi diventano pesanti.
Al momento, i due turchi restano in carcere con l’accusa di detenzione illegale di armi. Ma si mormora, con atmosfera da film noir, di un legame mica da ridere con il boss turco Baris Boyun, arrestato l’anno scorso a Vetralla, a due passi da Viterbo. Quell’uomo che la Turchia reclama con fervore per l’estradizione, mentre lui probabilmente guarda con occhio torvo al suo futuro carcerario.
Con la pista terroristica ufficialmente cestinata, rimane aperta l’ipotesi di un matrimonio tra questi due furbacchioni e la criminalità turca organizzata, o addirittura una sortita armata per liberare il caro Boyun dalle grinfie della giustizia italiana. Spiace per i romantici, ma questa storia sa molto di intrighi, mafia e polvere da sparo.