Terapie che durano una vita, perché l’Hiv mica va in vacanza

Terapie che durano una vita, perché l’Hiv mica va in vacanza

Il nostro fantasmagorico centro ospita circa 2.300 pazienti affetti da Hiv. Tra questi eletti, 150 vivono con la moderna terapia long-acting, un numero che cresce come funghi dopo la pioggia grazie alla nostra magnifica organizzazione per offrire questa opzione a chiunque. Ovviamente, non si tratta di una distribuzione indiscriminata: la selezione è maniacale, perché dietro questa terapia non c’è solo una liberazione dalla pillola quotidiana, ma un intricata rete di complicazioni da gestire con il rigore di un equilibrista. Semplificare? Macché: serve un percorso su misura, attento a ogni singola comorbidità, problema, e dettaglio, altrimenti rischiamo un disastro.

Carlo Torti, il direttore dell’Uoc Malattie infettive alla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma, ha spiegato tutto questo nel suo intervento durante l’evento ‘Hiv Call 2025-2026: nuove opportunità di gestione e prevenzione nella Regione Lazio’, un’eccellente occasione per parlare di questa “emergenza sanitaria silente” che nessuno sembra poi tanto tanto silente.

Il Policlinico Gemelli non si è tirato indietro, o per lo meno così ci fa credere Torti, che continua con il suo monologo: è stato approvato un nuovissimo percorso clinico-assistenziale, pensato con cura per queste anime guerriere dell’Hiv. L’idea geniale? Selezionare con dovizia di particolari pazienti e affiancarli non solo con un medico, ma anche con una squadra di specialisti di varie discipline. Sembra quasi un progetto da NASA, ma no, è solo assistenza sanitaria…

E come dimenticare l’inossidabile tema delle risorse? Non bastano brillanti protocolli e vite organizzate in scaffali: servono mani, cervelli e fisici disponibili. Così è stato scelto di mettere in campo una figura manageriale, una persona insomma che tiene tutto in ordine e fa da cerniera tra i reparti. Curiosità irresistibile: non un medico, bensì un infermiere. Forse perché, si sa, gli infermieri sono la colla invisibile degli ospedali, o forse perché i medici possono finalmente dedicarsi ad altre cose più importanti.

E, naturalmente, questo è solo l’inizio: se i numeri dei pazienti continueranno a salire (come da copione), anche le risorse dovranno essere adattate con la flessibilità di un contorsionista. La soluzione mirabolante? Comprendere i reali bisogni dei pazienti, calibrare le risorse di pari passo e, ovviamente, orchestrare il tutto con la sapienza di un direttore d’orchestra che non può permettersi di perdere una nota.

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