Si accende un autentico show degno di un teatro dell’assurdo durante una puntata di Omnibus su La7, quando Daniele Capezzone e Luca Telese si lanciano accuse e insulti incandescenti su temi internazionali poco digeribili. Il motivo scatenante? La famigerata Flotilla, quella spedizione carica di tensioni politiche e umanitarie che ha visto protagonisti, tra gli altri, quattro parlamentari italiani, inclusa la giovane europarlamentare Benedetta Scuderi.
Lo scontro diventa subito personale. Capezzone, con tutta la benevolenza di cui è capace, accoglie “a braccia aperte”, per così dire, la Scuderi appena rientrata dal suo “eroico” viaggio. Ma subito il tono cambia direzione come un uragano: secondo lui è inconcepibile che quattro parlamentari abbiano lasciato la missione con un giorno di anticipo, mollando i loro compagni. Un’assenza ingiustificata, insomma, che scandisce con malcelata irritazione, la “fuga dal fronte” e l’assenza di proteste visibili fino a quel momento. Non contento, Capezzone ci mette anche una dose di dietrologia internazionale: “Ci sono accuse non solo israeliane ma mondiali sui finanziamenti diretti o indiretti di Hamas…” Evidente il richiamo a un sospetto che vuole macchiare ogni gesto della Flotilla.
La tensione cresce così tanto che la situazione degenera in una autentica rissa verbale, fatta di insulti e improperi degni di una partita di calcio allo stadio. Luca Telese, evidentemente stanco di essere il bersaglio orale di Capezzone, perde la pazienza e se ne va dallo studio in segno di protesta, lasciando dietro di sé una scia di polvere e tensioni non ancora dissipate. Il video del diverbio impazza sui social, testimonianza lampante di come la politica italiana sappia regalare momenti quanto meno “esilaranti”.
Telese non si limita a sparire nel nulla: torna sull’accaduto con un post su X (ex Twitter), da autentico maestro zen costretto alla ribellione. Parla di “insopportabile mistificazione” da parte di Capezzone, riferendosi alle accuse di finanziamenti hamasiani alla Flotilla e descrive i parlamentari a bordo come “utili idioti” e ” fifoni”, mentre i manifestanti romani, nemmeno a dirlo, diventano amici dei “terroristi”. Impeccabile, vero? E per finire, una nota pungente nei confronti di Israele, definito con una nonchalance che certo non fa piazza pulita di polemiche.
Non si lascia sfuggire la chance neppure Capezzone, che non perde tempo per rispondere sempre via social con un ritratto fin troppo poco generoso del suo antagonista: “Come lo squadrista rosso? Non sopporta il confronto, insulta, cerca lo scontro, e alla fine scappa”. Un siparietto in piena regola che ha come unica certezza la parola della conduttrice Gaia Tortora, definita “squisita e ineccepibile” nel suo tentativo, perlomeno, di mantenere la facciata di un confronto civile.
Quando il dibattito politico si trasforma in un circo
Se c’è una cosa di cui l’Italia non si può mai lamentare, è la capacità dei suoi protagonisti pubblici di offrire spettacoli memorabili – anche se spesso per tutte le ragioni sbagliate. La questione della Flotilla, un’iniziativa carica di tensioni internazionali e accuse difficili da digerire, diventa così una vera esplosione di contraddizioni e ipocrisie. Da una parte i parlamentari che si dileguano, dall’altra le accuse di legami con gruppi terroristici, tutte frasi pronunciate con la leggerezza di chi dimentica che dietro le parole ci sono persone e politica internazionale.
Non stupisce più di tanto che uno studio televisivo con microfoni accesi si trasformi in un ring, con volo di giornali metaforici e insulti che non risparmiano nessuno. Ecco, forse questa è la vera “missione” della politica italiana contemporanea: trasformare questioni di gravità internazionale in un circo, dove a farla da padroni sono le urla, gli abbandoni plateali e la danza degli insulti piuttosto che ragionamenti seri e responsabilità .
Ma non è certo una novità , anzi è consolidato copione che si ripete puntuale: quando si tratta di confronti delicati, meglio sfogare la propria frustrazione in un duello a colpi di tweet o in una fuga scenografica dallo studio. Il tutto mentre le questioni internazionali si aggravano e il pubblico resta a domandarsi che fine abbia fatto un po’ di dignità e serietà .



