Sembra che oggi, come in un episodio particolarmente coinvolgente di “Chi vuole essere milionario delle burocrazie europee?”, il Parlamento Europeo si sia ricordato di organizzare una conferenza stampa. Dove? Ovviamente da qualche parte a Strasburgo, in una misteriosa sala chiamata “Daphne Caruana Galizia”, forse per ricordare che un po’ di trasparenza non fa mai male. Il presidente Roberta Metsola e il relatore del Comitato Affari Legali Jörgen Warborn, che proviene direttamente dalla meravigliosa Svezia (gruppo PPE), hanno deciso di condividere con i giornalisti il prossimo capitolo della loro saga infinita sui cosiddetti “requisiti semplificati di reportistica sulla sostenibilità” e “due diligence”. Tradotto: un sacco di paroloni per dire che qualcuno vorrebbe finalmente far sì che le aziende si comportino decentemente riguardo all’ambiente e ai diritti umani, ma senza eccessivi sbattimenti.
Naturalmente, partecipare non è un’impresa semplice. Se siete giornalisti fortunati con un biglietto d’oro, potete andare di persona, toccare con mano questa epifania istituzionale e respirare quell’aria di incontro istituzionale così… europea. Se siete invece quel tipo di giornalista che preferisce la comodità domestica, niente paura: c’è Interactio, la piattaforma che suona come un nome fantascientifico, ma che in realtà richiede il magico incantesimo di avere un iPad con Safari o un computer con Chrome. Senza, niente domande, niente gloria. Gli audaci possono anche osare chiedere domande in diretta, ma mi raccomando: microfono e cuffie, o l’interpretazione simultanea sarà solo un miraggio lontano.
Un consiglio da insider a chi non ha mai avuto il piacere di Interactio: connettetevi 30 minuti prima, perché già prevedono che qualcuno perderà minuti preziosi a capire come funziona il tutto. IT disponibile, ovviamente, perché senza tecnologia niente evento. E poi, per la gioia di tutti, ci sarà anche una chat dove potete leggere messaggi di servizio: il massimo dell’emozione digitale.
Il solito teatrino della sostenibilità e della burocrazia
Non è certo una novità che il Parlamento Europeo ami darsi arie con conferenze e protocolli, soprattutto quando si tratta di “reportistica sulla sostenibilità” e “due diligence”. Parole altisonanti che suonano bene in ogni lingua: inglese, francese, tedesco, italiano, maltese e svedese, perché nulla dice “impegno serio” come tradurre noiose slide in sei lingue diverse.
Ma quale sarà il vero obiettivo di tale evento? Fare capire che sì, le aziende dovranno pensarci prima di scaricare rifiuti tossici nel proprio giardino o di schiavizzare qualche operatore nelle filiere lontane. Peccato che ai piani alti qualcuno sappia benissimo che queste buone intenzioni si scontrano con gli scogli della realtà: interessi economici, lobby disperate e quel delizioso “compromesso” europeo che rende ogni provvedimento annacquato e polveroso al punto giusto.
Si potrebbe dire che il sistema è così efficientemente lento che, quando finalmente una nuova direttiva auspicabilmente più chiara sarà operativa, nessuno si ricorderà più di questa conferenza. E le aziende? Beh, loro continueranno ad applicare la “due diligence” che preferiscono: tra un passaggio e l’altro, una pagina di regolamento da leggere e una mezz’ora di video esplicativo, la sostanza finisce invariabilmente per evaporare.
Ma si sa, nella grande recita dell’Unione Europea, ogni atto di trasparenza deve essere annunciato come un evento epocale, ancorché accessibile solo agli addetti ai lavori più attrezzati tecnologicamente e pronti a fare salti mortali per un microfono funzionante.



