Tajani non molla sullo ius scholae: il teatrino della politica continua ancora

Tajani non molla sullo ius scholae: il teatrino della politica continua ancora

Il nostro indefesso leader di Forza Italia, Antonio Tajani, torna a strillare sulla tanto decantata riforma della cittadinanza, nota a tutti come “ius scholae”, anche se con una precisazione da manuale dell’incoerenza: «Non è una priorità». Già, perché mica vogliamo infrangere la sacra tabella delle priorità del governo! Ma non temete: il tema esiste, è lì, pronto a saltar fuori quando fa comodo.

Durante il XX congresso della Cisl a Roma, Tajani ha infatti continuato la sua crociata, insistendo che dopo dieci anni di scuola in Italia dovrebbe essere possibile ottenere la cittadinanza. Solo un dettaglio, certo: vale per chi non è italiano, perché si sa, il mondo del lavoro e la nostra società sono ovviamente presi da questa priorità schiacciante.

Ecco la sua perla di saggezza: «Io non cambio idea. È vero, non è la priorità assoluta, ma è uno dei temi da mettere sul tavolo perché riguarda un milione di persone. Il capitolo non è chiuso, lo decido io se è chiuso o no, non lo decidono altri». Perché, ovvio, in una grande democrazia il diritto di decidere spetta esclusivamente a un solo uomo: i gusti e le sensibilità degli altri sono solo rumore di fondo.

In precedenza, Forza Italia aveva già stuzzicato questa patata bollente, scatenando l’inevitabile screzio con i ben noti alleati della Lega, fanaticamente contrari e pronti a sbattere lo sportello in faccia a qualsiasi dialogo. Aggiungiamoci poi il gelo polare di Fratelli d’Italia e le applaudite timidezze dell’opposizione: un quadro politico tanto armonioso quanto una partita di curling su una lastra di ghiaccio imperfetta.

Ma l’ironia non finisce qui. Ora a prendere carta e penna (o meglio, microfono) per attaccare gli alleati della Lega è il capogruppo forzista alla Camera, Paolo Barelli, che definisce i leghisti con un’eleganza unica: «Ignoranti, almeno leggete il testo».

Barelli tira fuori il gioiello della saggezza politica: «Quando stai in una coalizione, decidi assieme cosa fare. Spesso ti fanno ingoiare roba che non ti entusiasma proprio, ma se la proposta è profondamente divisiva quella non si fa». Fin qui tutto logico, ma poi arriva il colpo di scena: «Se però la Lega chiama la mia proposta una ‘cavolata’, allora li costringo a dire: leggitela! E dico addirittura: ignoranti, leggete almeno, perché pretendere dieci anni di scuola obbligatoria con italiano, matematica, geografia e storia, non è mica uno scherzo. Non puoi liquidarlo come una cavolata se sei mio alleato». Un tripudio di cortesia e educazione istituzionale, insomma.

Che perle di coesione! Una coalizione che scambia accuse di ignoranza e invita a leggere uno dei testi più banali e logici del panorama normativo italiano. Ma non preoccupatevi, è solo la classica routine politica dove il rispetto reciproco è un optional e le alleanze sono fragili come castelli di carta al vento.

A luglio, il sempre deciso Tajani aveva anche puntualizzato che la riforma della cittadinanza «non è formalmente nel programma», ma la tiene lì, come una mela avvelenata da tirar fuori al momento opportuno per far scintille nel teatrino della politica italiana.