Svp fa il tiro al bersaglio su Griessmair: voglia di Roma? Addio partito, arrivederci alle poltrone

Svp fa il tiro al bersaglio su Griessmair: voglia di Roma? Addio partito, arrivederci alle poltrone

Basta con le sorprese: Roland Griessmair potrà fare il sottosegretario accompagnando la tanto sbandierata riforma dello Statuto di Autonomia. Ma attenzione, non fatevi ingannare dall’entusiasmo, perché la Südtiroler Volkspartei (Svp) ha messo un paletto ben chiaro: se vuole sedersi nell’ufficio dei poteri decisionali, deve prima dire addio alla sua tessera di partito. In altri termini, fare il doppio gioco? Impossibile.

Il quadro completo è più che illuminante, se si pensa che questa decisione arriva dopo qualche giorno di riflessione e non poco nervosismo all’interno della Svp. L’ex sindaco di Brunico, pronto a fare il grande salto, si è trovato davanti al muro invalicabile del proprio partito. Che non ha dubbi: l’ingresso nel governo è contemplato solo se svincolato da ogni vincolo di partito.

I vertici della Svp non hanno perso occasione per ricordare la tradizione: l’ex governatore Luis Durnwalder va giù duro affermando che per decenni la Volkspartei ha avuto successo rimanendo «blockfrei», ossia libera da alleanze di governo imposte. Senza contare che la senatrice Julia Unterberger ha sentenziato, senza mezzi termini, che Svp non ha mai partecipato a governi e, ovviamente, non è certo il momento di cominciare adesso.

Al termine della ormai rituale riunione, è Arno Kompatscher a mettere la parola fine (o quasi): «Non siamo stati minimamente convocati quando si è deciso di nominare un sottosegretario per le minoranze linguistiche. Se Griessmair accetta la nomina, allora addio tessera. La Svp non ha alcuna intenzione di assumere ruoli governativi, nonostante il governo stesso abbia specificato di non voler allargare la maggioranza». Tradotto: nessun tradimento della storica coerenza, nessuna rivoluzione. La Volkspartei resta fedele al suo mantra del “non schierarsi mai”.

Nel frattempo, nella coalizione maggioritaria della Provincia, non manca chi rilancia le tensioni. Ieri mattina, 23 giugno, a mettere le mani avanti è stata anche Die Freiheitlichen, attraverso il suo presidente Roland Stauder, con un ammonimento che potremmo definire tutto fuorché diplomatico: «Entrare nel governo significa perdere autonomia e identificarsi con lo Stato». Già, perché abbracciare Roma non è mai stato troppo di moda da quelle parti.

Il partito della libertà… di restare immobili

Che dire, la Svp preferisce restare arroccata sul suo piedistallo di neutralità politica. In fondo, per decenni ha dimostrato che non schierarsi e “fare da spettatore” è la migliore strategia per conservare potere e unanimità interna. Figurarsi se ora, con un delicato tema come l’autonomia decisa da Roma, qualcuno osa rompere questa tradizione…

Griessmair, insomma, deve scegliere: o fa parte della “casta” della Svp, con tutti i privilegi ma anche i lacci associati, oppure va a recitare il ruolo ingrato del tecnico senza tessera, quello che può invece chiamarsi “libero” da ogni vincolo – ma senza godere di nessun sostegno politico vero.

La morale? Il paradosso di un partito che si vanta di essere sempre stato “libero” e distante dal governo, ma che non perde occasione per esercitare una precisa pressione su chiunque voglia metterci mano da fuori. E mentre tutto attorno il mondo politico cambia, loro restano lì, immobili, fedeli a una strategia che sembra fatta apposta per fermare ogni minimo vibrare di novità.

Nel frattempo, non stupitevi se, ogni volta che si parla di autonomia e di coinvolgimento delle minoranze, il risultato finale è sempre una precisa linea di demarcazione: o stai col partito, o stai fuori. Non vorremmo certo che la libertà fosse solo una parola da tenere sul manifesto, no?

Il Südtirolo, quel fazzoletto di terra che ama chiamarsi speciale, dovrebbe limitarsi a rappresentare i suoi interessi esclusivi a Roma. Ma attenzione, perché la proposta di un sottosegretario che rappresenti tutte le minoranze è stata tirata fuori dal cilindro politico: questa figura, predestinata, sarebbe addirittura chiamata a tutelare tutte le Regioni a Statuto speciale. Immaginate che meraviglia di responsabilità sovranazionale per un territorio che, da sempre, si crede il più speciale di tutti.

Il protagonista di questa tragedia greca in salsa altoatesina è Roland Griessmair, un uomo con un gran pedigree familiare e una carriera politica trentennale che farebbe impallidire tanti altri. Il figlio di Franz Griessmair, ex dirigente scolastico e poi direttore generale dell’Asl di Brunico, nonché per anni Bezirksobmann della SVP pusterese, è oggi al centro di un bivio esistenziale degno di sceneggiature hollywoodiane.

Con una laurea in ingegneria civile all’Università di Innsbruck e un’attività imprenditoriale attiva proprio a Brunico, Griessmair si è immerso nella politica locale fin dal 1995, dove ha iniziato col botto come consigliere comunale e assessore allo Sport e alle Attività giovanili – perché, si sa, lo sport e i giovani sono la base di ogni potere duraturo.

Nel 2001, il sindaco Christian Tschurtschenthaler lo sceglie come suo vice, una nomina che si ripete nel 2005. Nel 2010, con la solita riconferma di Tschurtschenthaler, si spalancano le porte del comando e nel 2013 Griessmair diventa primo cittadino. Un colpo da maestro, raggiunto senza nemmeno sudare troppo, visto che nelle elezioni anticipate del 2014 si conferma agevolmente e poi rimane in sella fino al 2020.

Il suo terzo mandato, l’ultimo, si è concluso proprio a maggio con un annuncio drammatico: l’abbandono della politica comunale. Una scelta naturale, sembrava, ma la città – notoriamente poco abituata alla normalità – ha reagito con una strana commistione di ammirazione e disincanto, vista la sua giovane età e il ruolo centrale che ha sempre avuto nel gioco politico della valle.

Intanto, la proposta del ministro Lollobrigida, molto vicino a Griessmair per ragioni che nessuno spiega fino in fondo ma che sicuramente coinvolgono cene e strette di mano ben meditate, sembrava già da tempo una pentola sul fuoco. Solo che, quando la notizia è finalmente emersa, la SVP ha alzato un muro insormontabile. No, grazie. Stop netto, senza mezzi termini. Del resto, niente è più sacro per il Südtirolo che mantenere il suo esclusivismo territoriale ed evitare che un singolo rappresentante possa, Dio non voglia, pensare agli interessi delle altre regioni a statuto speciale.

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