Non è mica un caso fortuito, eh. Ci troviamo davanti all’ennesimo tentativo, sull’orlo del ridicolo, di tirare fuori dal cappello un “colpo di scena” che altro non è che la riproposizione stanca di un’indagine già bella che archiviata con la solita conferma: la colpa è di Alberto Stasi. A raccontarcelo con la solita verve è Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi, che con immutata ironia ci ricorda che siamo in una telenovela giudiziaria dove, sorprendentemente, nessuno vuole mollare la presa.
Certamente, il tanto decantato incidente probatorio su Andrea Sempio non ha prodotto né choc né novità investigative: nessun elemento fresco che possa scompigliare le carte e portare a riconsiderare una condanna ormai tatuata sui 16 anni a carico di Stasi. Ma non ci stupisce più di tanto che proprio nel meritato giorno dell’esame in Procura a Pavia scattino perquisizioni a sorpresa, quasi fossero spettacoli teatrali messi in scena per mantenere alta l’attenzione di chi segue questa saga da anni.
Quando gli viene chiesto cosa ne pensino i genitori di Chiara Poggi, più che dei commenti attendibili arrivano solo parole di sconcerto e dolore: “Sono sconvolti da quanto stanno leggendo, è una ferita che resterà aperta per sempre”. Complimenti a voi giornalisti per avergli gentilmente richiesto un parere, come se non avessero già abbastanza tormenti.
L’avvocato, prima di varcare la soglia della Procura pavese, rimarca la sua missione: “Siamo qui per chiedere un incidente probatorio sull’ormai mitica ‘impronta 33’, quella che gira e rigira torna sempre come un disco rotto”. Un chiaro invito a smettere di tormentare le persone coinvolte, a cui però difficilmente le istituzioni sembrano dare ascolto.
Chi ha invece paura? “La famiglia, certo, e tutti noi – conclude Compagna – perché questo tira e molla rischia di trasformarsi in una soap senza fine, distruggendo la dignità delle persone interessate e l’immagine stessa di un sistema giudiziario che dovrebbe essere serio, non un’arena da talk show.” Amen.



