Stoxx 600 e soci fanno finta di ballare mentre l’Europa cerca di capire dove va davvero

Stoxx 600 e soci fanno finta di ballare mentre l’Europa cerca di capire dove va davvero

Le azioni europee lunedì hanno giocato a ping-pong, oscillando qua e là come se non sapessero se ridere o piangere. Alla fine, il pan-European Stoxx 600 ha deciso che era meglio finire la giornata con un misero -0,15%, cancellando con un colpo di spugna qualche sporadica flebile crescita mattutina.

Come sempre, non potevano mancare delle notizie scintillanti: Aurubis, il colosso europeo del rame, ha guidato la carovana con un bel +9%, grazie a un annuncio degno di un mago delle finanze. Pare, infatti, secondo Bloomberg, che si stia preparando a far lievitare i premi addirittura del 40%. Auguri a chi non se lo può permettere.

Dall’altra parte della barricata, la spagnola Naturgy ha palesato il suo charme con un -4%, regalandoci il classico esempio di come vendere azioni per entrare negli indici MSCI possa essere accompagnato da una brutta caduta libera in borsa. Geniale, no?

Nel frattempo, il gigante petrolifero britannico Shell ha deciso di fare un po’ di teatro annunciando che il trading nel suo settore gas sarà “significativamente più alto” nel terzo trimestre, rispetto al secondo. Peccato che nel frattempo preveda una bella perdita di 600 milioni di dollari per aver cancellato il progetto di biocarburanti a Rotterdam. Quel tipo di colpo al cuore che si riflette in un modesto +1,5% a fine giornata, perché si sa, l’ottimismo è tutto.

Francia nel caos, ma il lusso resiste

Ah, la gloriosa Francia sempre al centro del caos politico! Dopo l’uscita a sorpresa di Lecornu lunedì, a sole 27 giornate dal suo debutto e un giorno dopo aver formato un nuovo governo, i mercati sembravano pronti a chiedere asilo politico altrove. E invece, il CAC 40, il nostro amico francese della finanza, ha pensato bene di risalire leggermente, dopo un tonfo dell’1,3% il giorno prima. Questo sì che è buon umore, un vero campione di volatilità!

Come da copione, mentre tutto prendeva una piega “drammatica”, le azioni dei settori più patinati hanno fatto il classico colpaccio. Kering, proprietaria di Gucci, ha chiuso il sipario con un +5,8%, e il gigante del lusso LVMH si è limitato a un modesto +3,6%. Nel frattempo, anche Renault ha deciso che una bella risalita del 2,7% non faceva male a nessuno.

Intanto, la vista da La Défense, il quartiere degli affari parigino con le torri Coeur Défense e Alto che si stagliano rigide sullo sfondo della Senna, deve aver ispirato qualche investitore a restare calmo, o almeno a sembrare tale.

Germania: ordini in fabbrica? Sogno proibito

Ma non finisce il campionario di “notizie bomba”. Dalla mitica Germania, la potenza industriale d’Europa, arriva la mazzata che nessuno aspettava con entusiasmo: gli ordini nel settore manifatturiero sono calati dello 0,8% ad agosto rispetto al mese precedente, secondo l’Istituto Statistico Federale tedesco. Dimenticatevi il previsto +1,1%, quella sì che era una favola. I mercati? Beh, hanno fatto spallucce, come se non fosse niente di così grave.

Wall Street e la stasi da shutdown

Oltre Atlantico, gli amici della Wall Street hanno fatto finta di niente, fermandosi praticamente in ultima battuta come se attendessero un segnale divino. Il motivo? L’immensa saga del “shutdown” del governo americano, che ha bloccato la macchina dei dati economici, il famoso report mensile sul lavoro di settembre atteso per venerdì e ogni altra informazione utile a decidere cosa fare con i tassi di interesse.

Più questo stallo dura, più la confusione cresce. Mentre il mercato attende, rischi di inflazione e problemi al mercato del lavoro restano il mantra inquietante che si ripete nelle menti di tutti. Insomma, un bel mix di suspense e angoscia da binge-watching economico.

In Asia, invece, la Japan Nikkei 225 ha trovato il modo per tirare fuori un record da due giorni di fila, grazie al solito rassicurante rimbalzo tecnologico di Wall Street. Come dire: se c’è da fare festa, tanto vale farlo bene e a ritmo di bit.

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