Stellantis sbarca in America con una Fiat minuscola, giusto dopo i consigli di Trump su come fare auto grandi e forti

Stellantis sbarca in America con una Fiat minuscola, giusto dopo i consigli di Trump su come fare auto grandi e forti
Stellantis, l’amichevole gigante dietro Chrysler, ha deciso che gli americani meritano un nuovo giochino elettrico di dimensioni piccine piccine. Ecco a voi il Fiat Topolino, che, udite udite, sarà venduto negli USA. Nulla da dire, il nome stesso promette: ‘Topolino’, il minuscolo roditore italiano che ora farà sfrecciare le strade a stelle e strisce a non più di 45 km/h, ovvero un’andatura da bradipo particolarmente pigro.

Ovviamente, nessuna data ufficiale per il lancio. Il CEO di Fiat, Olivier François, ha sofferto misericordiosamente rivelando solo che “ci saranno ulteriori dettagli l’anno prossimo”, giusto per tenere il pubblico in ansia come si conviene ai tempi moderni.

Ora, per immergerci nell’ineffabile realtà americana: il rilancio del Topolino arriva a stretto giro dopo l’elogio entusiasta da parte di Donald Trump verso le biodegradabili micro-auto giapponesi “Kei”, celebri per essere così piccole da avvicinarle più a un giocattolo che a un veicolo. L’ex presidente ha dichiarato, con quell’aria da chi ha capito tutto del mondo, che erano “molto piccole, davvero carine”, e si chiedeva se potessero sopravvivere nel paese delle autostrade immense e dei pickup sterminati.

Tra un caffè e l’altro alla Casa Bianca, Trump ha anche “ordinato” a Sean Duffy, allora Segretario ai Trasporti, di sbloccare la produzione di simili micro-veicoli negli USA. Che romantico! Peccato che la normativa americana richieda complesse omologazioni di sicurezza e prestazioni, giusto per non trasformare ogni viaggio in un esperimento di sopravvivenza. Evidentemente, costruire e vendere queste piccole macchinette non è vietato, è solo che nessuno vuole fare la fila per adeguarsi a tutte le regole noiose che salvano vite.

Una portavoce di Stellantis ha dovuto chiarire – con la pazienza di un santo – che l’annuncio del Topolino non ha nulla a che vedere con gli entusiasmi trumpiani della scorsa settimana. No, erano mesi che l’azienda misurava l’interesse del pubblico americano partecipando a fiere e saloni dell’auto. Quanto interesse, dite? Poco importa, il sentimentalismo è gratis.

Per chi non lo sapesse, il Topolino non si può nemmeno chiamare “macchina” senza correre rischi: Stellantis lo etichetta come “quadriciclo elettrico”. Cosa significa? Una bestiola sgangherata che sfreccia – se così si può dire – a 28 miglia orarie (circa 45 km/h) e fa fino a 75 chilometri con una ricarica, prodotto in Marocco. Perché Marocco? Perché a qualcuno piace il brivido delle cose fabbricate lontano lontano da qui.

Ma facciamo un passo indietro: negli USA, le macchine piccole non sono mai state amiche del grande pubblico. L’ultimo tentativo serio è stato post-crisi finanziaria, nel 2009, quando l’amministrazione Obama ha concesso a Fiat di comprare la fallita Chrysler – una mossa pseudo-geniale per imporre veicoli più piccoli a un mercato che sembrava annegare in un mare di camion e SUV.

Fiat si è così ripresentata nel mercato americano con la 500, piccola ma simpaticissima, e nel primo anno intero di vendita, il 2012, ha piazzato 43.772 veicoli. Un risultato che avrebbe fatto sventolare le bandierine se fossimo negli anni ‘50, ma che oggi somiglia più a un siparietto ridicolo rispetto alle cifre dei mostri a quattro ruote americani.

Da allora, però, è il disastro totale: le vendite sono crollate fino a circa 1.500 unità l’anno scorso. Un po’ come l’entusiasmo per il Topolino: molto rumore per nulla, un modo elegante per dichiarare che la vera America vuole soltanto pick-up, SUV, e tutto quello che occupa minimo due posti auto.

Il paradosso delle micro-auto in America

Insomma, mentre Stellantis si fa forte del successo (immaginario) di un quadriciclo elettrico da bassa velocità, l’America resta impermeabile all’idea che la mobilità urbana possa essere effettivamente “piccola”, “verde” e “smart”. L’intero sistema industriale, normativo e sociale sembra architettato per premiare l’ingombro, il consumo enorme, le velleità di grandezza su quattro ruote.

Non è forse il classico esempio di governo e industria che si sfregano le mani pensando al progresso, mentre al cittadino resta solo la nostalgia di un’auto che non serve – né vuole servire – a spostarsi davvero in città, in modo pratico e silenzioso?

Il Fiat Topolino entra quindi in scena come un cameo ironico, una creaturetta elettrica messa lì più per far parlare, in attesa che la vera rivoluzione – quella di un cambiamento culturale e infrastrutturale – si prenda finalmente sul serio. Spoiler: ci vorranno tempi più lunghi di un mandato presidenziale.

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