Quando pensi che l’epopea spaziale privata non possa regalare altre spettacolari disfatte, ecco che arriva l’ennesimo botto milionario. L’ottavo test del razzo Super Heavy di Starship è durato meno di una pausa caffè: pochi minuti dopo il decollo, la capsula è esplosa in volo. Risultato? Pioggia di detriti, voli bloccati in diversi aeroporti USA e il solito comunicato aziendale che suona più come una giustificazione che una spiegazione.
“Disassemblaggio non programmato”: quando la sconfitta diventa un eufemismo
SpaceX, con la sua proverbiale capacità di rivestire i fallimenti di retorica, ha dichiarato che la capsula ha subito un “rapido disassemblaggio non programmato“. Tradotto? È esplosa. Il contatto con il velivolo è stato perso e, mentre i pezzi piovevano dal cielo, l’azienda ha immediatamente attivato le procedure di emergenza. Dicono che studieranno i dati per “comprendere meglio la causa”. Peccato che la causa sia chiara: l’ennesimo errore tecnico in un programma che continua a collezionare esplosioni.
Motori in tilt e perdita di controllo: il copione già visto
Secondo l’azienda di Elon Musk, il fallimento sarebbe stato causato da un “problema energetico” nella parte posteriore della Starship, che ha mandato in tilt diversi motori Raptor. Risultato? Perdita di controllo, comunicazioni interrotte e fine ingloriosa del volo. Il tutto avvenuto dopo appena 9 minuti e 30 secondi dal decollo. Ma niente paura, dicono da SpaceX: era tutto “programmato per la sicurezza“. Peccato che, nel frattempo, migliaia di passeggeri siano rimasti bloccati a terra per colpa di questi “test sperimentali”.
Detriti dal cielo e aeroporti bloccati: il sogno di Musk diventa l’incubo dei viaggiatori
Mentre Starship si sbriciolava in alta quota, a terra le conseguenze sono state immediate. La Federal Aviation Administration (FAA) ha bloccato tutti i voli negli aeroporti di Miami, Fort Lauderdale, Palm Beach e Orlando. Motivo? Rischio di essere centrati da pezzi di razzo in caduta libera. Un disagio che si è tradotto in ritardi fino a 45 minuti per i passeggeri di Miami e Fort Lauderdale. Ma tranquilli, dicono da SpaceX: “Tutti i detriti sono caduti nelle aree pianificate”. Peccato che le “aree pianificate” comprendessero anche rotte aeree trafficate.
La solita promessa di “indagini approfondite” (che nessuno leggerà)
Ovviamente, dopo ogni fallimento c’è il solito rituale della rassicurazione. SpaceX garantisce che farà “un’indagine approfondita in collaborazione con la FAA”. Lo stesso ritornello sentito dopo ogni incidente. Poi, passato il clamore, si procederà con il prossimo lancio, sperando che stavolta esploda un po’ più tardi.
Se l’esplorazione spaziale diventa una lotteria di fallimenti
Mentre Musk continua a vendere il sogno di colonizzare Marte, i fatti raccontano una storia diversa: un progetto costantemente in bilico tra promesse e disastri. Quanto tempo ancora prima che un test “programmato” causi qualcosa di ben più grave di un ritardo aereo? E soprattutto: perché questi esperimenti devono impattare così tanto sulla vita di migliaia di persone?