A Milano, la città dei grattacieli scintillanti e degli affitti proibitivi, c’è un segreto che pochi vogliono svelare. Interi edifici nuovi di zecca vengono spacciati per semplici ristrutturazioni, in un gioco di prestigio che permette a costruttori e investitori di aggirare normative, risparmiare milioni e devastare interi quartieri. La procura è al lavoro, ma il fenomeno è ormai così diffuso che sorge spontanea una domanda: Milano è diventata il laboratorio perfetto per la speculazione edilizia?
Ristrutturazione o presa in giro?
La legge distingue tra ristrutturazione e nuova costruzione, ma evidentemente non tutti la leggono allo stesso modo. Quando un vecchio edificio viene abbattuto, sostituito da una struttura completamente diversa, come si può ancora parlare di ristrutturazione? Eppure accade, grazie a interpretazioni creative delle norme e a un sistema di controlli che, al massimo, si limita a rincorrere i furbetti.
La parola magica è “volumetria”. Basta mantenere qualche muro preesistente o ridurre la cubatura di pochi metri per rivendicare sgravi fiscali e agevolazioni riservate alle ristrutturazioni. Risultato? Grattacieli che crescono come funghi, presentati come interventi di recupero, mentre i vecchi quartieri spariscono, soffocati da colate di cemento.
Effetti devastanti sui quartieri e sui cittadini
Chi ci guadagna? Sicuramente le imprese edili, i grandi fondi immobiliari e tutti quelli che hanno trasformato Milano in un bancomat del mattone. Ma chi ci perde? I cittadini. Affitti e prezzi delle case schizzano alle stelle, mentre la città diventa sempre più inaccessibile per chi ci lavora davvero. Il patrimonio architettonico viene distrutto pezzo dopo pezzo, sostituito da casermoni anonimi che poco o nulla rispettano la storia urbana.
Il problema non è solo estetico: l’aumento della densità abitativa senza adeguate infrastrutture genera traffico insostenibile, servizi al collasso e quartieri svuotati della loro identità. E mentre i residenti gridano allo scandalo, le istituzioni sembrano distratte o, peggio, complici.
Chi c’è dietro la speculazione?
La procura di Milano ha aperto diverse inchieste, portando alla luce un sistema fatto di connivenze, mazzette e abusi di potere. Costruttori senza scrupoli, politici ambigui e funzionari “distratti” sembrano i protagonisti di questo circo. Ma non si tratta solo di corruzione: spesso il problema è una legislazione lacunosa e volutamente interpretabile, che permette di aggirare regole e spremere al massimo il profitto a scapito della collettività.
E la responsabilità non è solo di chi costruisce: agenzie immobiliari, studi tecnici e intermediari partecipano attivamente al sistema, spingendo a gonfiare i prezzi e a sostenere il mito di una Milano che cresce “senza limiti”.
Le soluzioni che nessuno vuole
Servirebbero regole più chiare e controlli ferrei, ma queste sono due cose che spaventano chi vive di speculazione. Se davvero si volesse combattere il fenomeno, bisognerebbe:
- Reintrodurre vincoli stringenti sulle volumetrie e sulla definizione di “ristrutturazione”.
- Potenziare gli organi di controllo, rendendoli indipendenti dai poteri locali.
- Aumentare le sanzioni per gli abusi, con multe capaci di scoraggiare chi specula.
- Valorizzare il patrimonio esistente invece di distruggerlo in nome di un progresso finto e tossico.
Ma chi avrebbe il coraggio di mettere mano a un sistema che sembra funzionare alla perfezione… per chi guadagna?