Sistan e Istat ci insegnano come fare report di qualità senza annoiare nessuno

Sistan e Istat ci insegnano come fare report di qualità senza annoiare nessuno
Istituto Nazionale di Statistica, in tutto il suo splendore di coordinatore del Sistema statistico nazionale (Sistan), si limitasse a contare le pecore ha decisamente sottovalutato la portata della sua missione. In realtà, l’Istat si dedica con fervore a promuovere iniziative volte a migliorare la qualità delle statistiche prodotte da chiunque osi far parte del Sistan. D’altronde, come si fa a mantenere una percezione impeccabile se non si imbelletta la statistica fino al midollo? Tutto ciò si incastra alla perfezione nella sua politica per la qualità, splendidamente in linea con i dettami rigorosi del Sistema statistico europeo.

Questo manuale, che potremmo definire come la bibbia operativa per i soggetti del Sistan, si propone come faro nella nebbia, indicandogli la via per la produzione di report standardizzati sulla qualità – sia dei processi sia dei prodigi statistici finali. Perché, inutile girarci intorno, senza uno standard che ci tenga in riga, chi controlla chi?

La chicca maggiore? Un ebook tutto dedicato a definire l’insieme dei metadati essenziali per raggiungere un livello di documentazione “adeguato”. Non troppo, non troppo poco, giusto quel tanto che serve per non far scappare via nemmeno un dato senza la sua certificazione. Come se non bastasse, si attinge con la sacralità di un credo allo Standard europeo Single Integrated Metadata Structure (SIMS), selezionando solo quei concetti che siano degni d’interpretare correttamente le informazioni raccolte e sparate nella pubblica piazza dai vari soggetti coinvolti.

Per i fan della semplicità, l’ebook si fa anche guida pratica per compilare i cosiddetti Quality Report, seguendo le divine indicazioni dello strepitoso European Statistical System (ESS) Handbook for Quality and Metadata Reports. Qui non si parla a vanvera: si dispensano dritte precise su come scrivere contenuti coerenti, completi e – cosa da non sottovalutare – intelligibili per chiunque, o almeno così si spera.

Ovviamente, dopo un certosino esame delle abitudini (o prassi, ma suonano meno sexy) adottate dagli operatori del Sistan, sono state selezionate quelle che meritano di essere chiamate “buone pratiche” – insomma, esempi illustri da esibire come trofei per chi voglia cimentarsi con la corretta compilazione dei preziosissimi Quality Report. In pratica, se volete farvi un’idea di come si devia dalle solite statistiche imbellettate, qui trovate la guida suprema.

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