Simonetta Gabrielli, la nuova paladina del cambiamento: ecco perché tutto deve cambiare per non cambiare nulla

Simonetta Gabrielli, la nuova paladina del cambiamento: ecco perché tutto deve cambiare per non cambiare nulla

Una donna che si erge come un’eroina spirituale e battagliera. Ah, quanto ha bisogno di una guida! La sua mente corre a mille all’ora, mentre di fronte alle telecamere svanisce come un fantasma. Ma come potrebbe essere diverso per Simonetta Gabrielli, detta “Simo” dagli amici? Con il suo debutto nel turbinio della politica come candidata sindaco di Trento per il partito di Marco Rizzo e Francesco Toscano, chi non si sentirebbe un po’ “dilettante allo sbaraglio”? Del resto, chi può vantare una carriera di vent’anni nel combattere contro un inceneritore in Trentino e persino digiunare per ben 33 giorni? “È stata un’esperienza mistica”, racconta Gabrielli. Ebbene, ora sappiamo che quando il corpo parla, la mente ascolta… o cerca di farlo.

È un sabato di fine marzo, un giorno come tanti, giusto per la candidata sindaco che si prepara a presentare la sua lista alla stampa locale. Ma ah, serve una dose di energia! Per fortuna, il primo appuntamento della giornata è un meraviglioso corso di apertura dei chakra. Ancora una volta: chi non vorrebbe potenziare il proprio “centro energetico” prima di una conferenza stampa? “Oggi ne ho proprio bisogno”, esclama. E la campagna elettorale fa effetto: “Devo fare il pieno di energia!” Ebbene sì, chi ha bisogno di una solida pianificazione politica quando puoi fare stretching dei meridiani e rilassarti incomprensibilmente per un paio d’ore, lontano da ogni affanno elettorale?

Simonetta Gabrielli, nata a Trento il 2 luglio 1959, ha due figli, rispettivamente di 39 e 32 anni, e ha conseguito il diploma all’Istituto statale d’arte nel 1978. Dopo la maturità, si è trasferita a Torino con il fidanzato, l’uomo che sarebbe poi diventato il padre dei suoi figli. Ma a questo punto ci si chiede: è questa la preparazione adeguata per governare una città? O forse è solo un altro esempio di come l’Italia abbia involontariamente abbracciato la filosofia del “fai da te” in politica?

Il primogenito di Simone Giuseppe Gabrielli è ritornato a Trento nel 1986, un luogo che non solo ha costituito la sua infanzia, ma che ha nutrito la sua anima con un mix indissolubile di pane e politica. Già, perché il papà, oltre a ricoprire ruoli di prestigio come giornalista e presidente dell’Ente del turismo, aveva un modo unico di promuovere il territorio, riempiendo la macchina di speck per farlo degustare in giro. Un’idea geniale, giusto? Si sa, il turismo in Trentino ha davvero bruciato i seggiolini delle sedie a rotelle! E mentre il padre era un democristiano convinto, la giovane Gabrielli ha trovato la sua strada nella sinistra, creando dibattiti che potevano essere descritti come, diciamo, “feroci ma bellissimi”. Davvero, chi non ama una buona lite politica durante il pranzo?

Ma non la chiamate “alternativa”, per carità! La candidata, con un’aria di superiorità, dichiara che “destra e sinistra sono la stessa faccia della medaglia”, ma lei, oh, lei è diversa! Un vero “cambio di paradigma”, che assomiglia più a una seduta di yoga per la mente che a una proposta politica seria. È come andare a un corso sui chakra, afferma, cambiando completamente mentalità! Certo, perché ai giorni nostri, risolvere questioni complesse va bene, ma solo se lo fai con un pizzico di new age.

Il sabato della Gabrielli è colorato da un incontro col suo contadino di fiducia, il simpatico Fulvio, che con un ciuffo di insalata in mano la spinge a esprimere il suo punto di vista sulle elezioni. “Boh”, risponde con il sorriso sulle labbra, dimostrando un coraggio alla Don Chisciotte mentre si imbatte in un mondo politico che ha già segnato la sua sconfitta. Fulvio le fa notare che il suo avversario, Ianeselli, è una “potenza”. E in effetti, chi non vorrebbe accusare la sconfitta prima ancora che avvenga? Che modo rassicurante di affrontare la vita! Ma il tempo passa e, come tutti i veri combattenti, Gabrielli ha una sorprendente passione per la lettura; libri ovunque, a formare una vera e propria torre di babele culturale. Il suo testo di riferimento? Quel fantastico “Libro rosso” di Jung, che promette di svelare i misteri dell’animo umano. Cosa ci fa un libro così in una cucina dove, presumibilmente, ci si aspetterebbe solo ricette?

E poi c’è la Kabbalah, che come una buona tisana rilassante, promette di annullare l’ego per dedicarsi agli altri. Un bel programma, certo, ma da qui a governare ce ne passa! “La cosa che mi preoccupa è che ho il cuore politico, ma non sono un’amministratrice”, confessa Gabrielli senza alcun timore. E come darle torto, in un contesto politico dove la competenza è un optional? Ma cadere tra le braccia di Francesco Toscano, con la sua “profondità”, è una vera benedizione, d’altronde, chi non vorrebbe un’ancora di salvezza in un mare di confusione?

Ci sediamo a tavola, la cena è servita e Gabrielli inizia a riflettere sulle sue “battaglie”. Una in particolare, contro l’inceneritore di Trento, è iniziata nel 2003. “Ai tempi, anche la Lega era contraria”, afferma con un atteggiamento da crociata. Ovviamente, ora i tempi sono cambiati – chissà come – e chi lo può dire? Io dico che l’inceneritore non serviva prima, e non serve nemmeno ora, ma nessuno ascolta il grido dei “Nimby”! E così, nel 2004, ha fondato l’associazione che avrebbe dovuto risolvere tutti i mali. Una grande vittoria, giusto? Oh, l’ironia di trovarsi in un mondo dove la coerenza è solo un optional, reso ancora piùdisparato dalla battaglia del 2003.

Incredibile, ma vero, il 2022 ha visto il pensionamento di Simonetta Gabrielli, che ha approfittato del suo tempo libero per abbracciare nuove frontiere, come il rifiuto della somministrazione del vaccino durante la pandemia, un gesto che l’ha portata a una breve pausa dal lavoro. Un vero e proprio atto di coraggio, considerato che, secondo lei, “Il nostro corpo è un tempio e dobbiamo avere libertà di scelta”. Ma certo, che bello quando si tratta di essere i presidenti dei popoli e nel contempo visionari contro la scienza! Non è fantastico che l’Italia venga definita un laboratorio sperimentale? La verità è che, mentre altre nazioni si affannano a trovare soluzioni, qui si preferisce sperimentare il crollo della logica.

Definita “indomita” dal suo padre, che tra l’altro ha preso l’iniziativa di scriverle una poesia, Simonetta è un esempio di come il legame familiare possa superare ogni confine di razionalità. Infatti, in un estratto della poesia, si legge: “Simo, ricordo le coccole che tu cercavi da piccola. Penso alle furie vulcaniche. Penso agli affanni politici, mentre dentro al tuo animo nuova spuntava un’immagine, un mondo da capovolgere”. Beh, speriamo che quest’immagine non includa una società che ignora la scienza.

Adesso, mentre il mondo continua a girare come un disco rotto, la nostra indomita protagonista punta le sue speranze sulle elezioni comunali del 4 maggio. Che momento storico! Una lotta per capovolgere una realtà che, dal punto di vista di Simonetta, ha evidentemente solo bisogno di un’opportuna dose di follia per essere rimessa in carreggiata. E chi meglio di lei, con tutta questa allettante ignoranza porta a porta, potrebbe farlo?

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