Sicilia alla disperata caccia di sculture da mettere in mostra come se fossero il nuovo Eldorado artistico

Sicilia alla disperata caccia di sculture da mettere in mostra come se fossero il nuovo Eldorado artistico

Per Igor Mitoraj, la Sicilia non era solo una meta turistica da cartolina, ma quel tanto abusato “luogo del cuore” in grado di infondere alle sue sculture un’aura di mistero e profondità da manuale. Il suo dialogo silenzioso con l’Isola, passando per miti e antichi fasti della Magna Grecia, era iniziato nel 2007 con l’installazione dell’“Eroe Elimo” a Palermo e proseguito nel 2011 nella celebre Valle dei Templi di Agrigento, dove sotto il maestoso Tempio della Concordia troneggia ancora il “Icaro caduto”. Nonostante il suo addio prematuro nel 2014, sembra che il rapporto tra artista e Isola non abbia intenzione di chiudersi con una semplice laconica lapide.

Nel 2021, infatti, l’Atelier Mitoraj ha deciso di riaccendere i riflettori con la mostra “L’abbraccio” a Noto e Piazza Armerina, presentando 15 capolavori dell’artista. Luca Pizzi, direttore dell’Atelier e curatore dell’esposizione “Mitoraj: Lo sguardo – Humanitas Physis” che si è svolta tra Siracusa ed Etna, confessa candidamente: almeno a suo avviso, “con ‘L’abbraccio’ si pensava di archiviare il capitolo Sicilia, di aver congedato le sculture del maestro fonendole con la storia e la natura locale”. Ma a quanto pare Trinacria ha piani diversi: vuole tenerselo stretto, Mitoraj, in un abbraccio infinito che va oltre ogni confine spazio-temporale e che al 31 ottobre non si fermerà certo.

Il direttore Pizzi ci fa sapere che il sogno del maestro di fondere i suoi marmi e bronzi con l’ambiente naturale continua a realizzarsi. Non è stata casuale, infatti, la scelta di un posto speciale per il “Teseo Screpolato” durante il finissage sull’Etna, semplicemente il luogo perfetto per accogliere questo “meraviglioso colosso”. Al Parco Archeologico di Siracusa, durante i due giorni riservati ad autorità e collezionisti, è diventato evidente il poco reale pensare a Neapolis senza le opere di Mitoraj che sembrano svelare i suoi angoli più emblematici.

Nel frattempo, ecco il bello della situazione: Pizzi sta facendo sopralluoghi per accontentare le numerose richieste di altri siti siciliani desiderosi di ospitare almeno una delle sculture della mostra. Ovviamente, vorrebbe rispondere di sì a tutti, così da regalare a più persone possibile il brivido delle emozioni che solo Mitoraj sa evocare, e magari indurle a riflettere sulle secolari contraddizioni dell’essere umano in cerca di libertà, un tema evidentemente più attuale che mai. Ma, al di là dell’arte, Pizzi ammette di aver compreso ancor di più l’intricato legame tra Igor e questa terra – “così unica, ormai ridotta a cliché da cartolina, ma densa di storia e cultura” – che non vuole mollare la presa.

Il direttore sta studiando attentamente la logistica e tutto il groviglio tecnico che accompagna le tante richieste, ma le suggestioni delle due serate con spettacoli di teatro immersivo a firma di artisti guidati da Gisella Calì restano indelebili. È stata quella la più grande mostra di Mitoraj: 29 monumentali opere sparse come perle nei luoghi prescelti, capaci di esaltare ancora di più la cultura e la bellezza locale, un risultato in cui fatica a pensare che qualcuno non voglia prendere parte.

Luca Pizzi racconta: ogni ritorno in Sicilia, con la mostra allestita, gli rivela come i luoghi si sposino a perfezione con l’arte di Mitoraj, quell’oscillare tra humanitas e physis – ovvero l’essere umano e la natura. Ma è stato solo con il bis di finissage che ha realizzato quanto, proprio in questa terra (in particolare sull’Etna e a Neapolis), si percepisca con chiarezza come all’humanitas dell’artista si sia unito il rapporto tra physis, la natura in quanto essenza stessa dell’essere, e techne: quell’arte e tecnica che guidano la mano umana nel riprodurre la natura per crearne bellezza e, perché no, trasmettere amore.

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