Conto alla rovescia per la quarta edizione di «Open meeting, grandi ospedali 2025», la due giorni organizzata da Città della Salute e della Scienza di Torino, dove parteciperanno i dirigenti di vari ospedali prestigiosi italiani, europei e del Mediterraneo. Un’opportunità imperdibile per riflettere sul futuro della sanità pubblica italiana, che, a dirla tutta, sembra sempre più un labirinto senza uscita. Ma non preoccupatevi; il commissario dell’Azienda di corso Bramante, Thomas Schael, è qui per garantire che ogni cosa venga messa su carta, presentando un documento alla Regione per il nuovo piano socio sanitario piemontese. Che sollievo!
Commissario, per una volta mettiamo da parte le criticità del presente e pensiamo al futuro. È davvero così importante il prossimo Open meeting? «Perché metteremo insieme esperti di varia estrazione, sia in plenaria sia in 40 gruppi di lavoro, per arrivare a produrre un documento sul futuro della sanità pubblica».
A quanto pare, questo documento avrà l’arduo compito di «delimitarne il ruolo dei grandi ospedali italiani, specificando cosa fare per non affossarli, ma valorizzarli e renderli attrattivi anche all’estero». Sì, certo, perché chi non vorrebbe andare a farsi curare in un ospedale italiano con l’immagine di una tagliatella al pomodoro appesa sopra il letto?
Un progetto con ricadute più che positive, specie per il Piemonte. «Sì, certo. Abbiamo coinvolto una quarantina di eccellenti medici interni alla Città della Salute, che coordineranno altrettanti tavoli tematici e, con un gioco di prestigio, restituiranno ciascuno la propria visione di futuro per questa struttura. Poi, tutto sarà rielaborato in un documento programmatico».
Che infine darete alla Regione. «Sì, che peraltro è co-organizzatrice di Open meeting Torino e che, mi auguro e credo, metterà a frutto questo lavoro, integrandolo nel nuovo piano sociosanitario che sta elaborando». Ah, il piano, quel fantastico piano che risolve tutto, come per magia!
Lei stesso coordinerà più tavoli. Perché? «Faccio la mia parte perché, ne sono certo, il grande investimento del futuro Parco…» E qui ci fermiamo, giusto in tempo per non rovinare la sorpresa. È evidente che i tavoli tematici si stanno preparando a produrre una simile quantità di idee brillanti da far impallidire qualsiasi iniziativa precedente. Prepariamoci a una rivoluzione della sanità che, prometto, sarà più affascinante di un episodio di una serie TV scadente.
Ora, immaginatevi un futuro radioso dove la Sanità non è solo un dibattito eterno, ma un motore di sviluppo per tutto il PIL regionale. Una visione così scintillante che è difficile non innamorarsene, vero?
Qualcuno, per favore, spieghi meglio. Si parla di innovazione e di tutto ciò che arriverà in tempo utile, perché, come sappiamo bene, ogni ciclo di innovazione dura circa tre anni, non è vero? Quindi, aspettiamoci sale operatorie di 200 metri quadri dotate di tecnologie avanzate per il monitoraggio dei pazienti. Magari un giorno potremo anche avere un tac o una risonanza magnetica in ogni angolo, chissà!
E poi c’è questa storia del 2065, dove il metano sparirà dal mondo. Che idea brillante! Costruire un parco energetico privo di combustibili fossili, dedicato prevalentemente all’idrogeno, è certamente un passo avanti. Ma, attenzione, specialmente nella micro-logistica. Fantastico, vero?
Ma parliamo di droni. Sì, perché chi non sogna di vedere i droni sorvolare le città come piccioni futuristici? La verità, triste ma autentica, è che i conflitti recenti hanno accelerato l’evoluzione di queste meraviglie tecnologiche. Ora possiamo finalmente immaginare l’utilizzo di questo spazio etereo per un po’ di logistica, riducendo il traffico, naturalmente. Che idea geniale!
Ma Torino, è prontissima a diventare la Silicon Valley dell’ ‘Advanced Air Mobility’? Con un mercato professionale dei droni che vale 160 milioni di euro e che, a quanto pare, crescerà, Torino ha tutto il potenziale per brillare. La Città della Salute, insieme al suo futuro parco, potrebbe persino trasformarsi in un’industria medica. Magari collaborando con il Politecnico, giusto?
Ma torniamo ai fatti. Cosa significa essere un grande ospedale? Beh, secondo questa prospettiva, significa avere un policlinico con tutte le specialità, perfetto per accogliere emergenze e urgenze di terzo livello. Insomma, la Città della Salute è già lì, e, con un pizzico di ambizione, potrebbe aspirare a modelli internazionali. Magari potremmo anche confrontarci con l’Ospedale universitario della Charité di Berlino, il numero uno per standard di qualità in Europa. Che ambizione!
Ma come farlo? Magari si potrebbe trasformarlo in un vero ospedale globale, inglobando persino gli istituti di ricerca del Piemonte. Chi l’avrebbe mai detto? Una vera e propria utopia!


