L’assessore regionale Federico Riboldi (Sanità), si trova a fronteggiare una tempesta di critiche che si abbatte sul suo progetto sociosanitario, come se fosse una sorta di supereroe che ignora magnificamente le grida allarmate. Molti si sono domandati perché abbia deciso di condividere la bozza del piano solo con i fedeli compagni di partito. La sua risposta? “Non ho condiviso il documento, ma solo i principi”. Ah, ecco, la magnanimità di svelare i “principi” e non il piano. Un gesto così audace che stiamo tutti già pregustando i risultati mirabolanti.
Ma non è finita qui! Il documento, stilato con l’illustre aiuto della Bocconi, non risparmia critica alla situazione attuale, evidenziando problematiche come la frammentazione degli ospedali e il numero esorbitante di punti nascita. E ora, chiediamo: come intendono passare dalle buone intenzioni ai risultati concreti? Il nostro eroe ha promesso: “Approveremo il vero e proprio piano entro l’estate…” e lo ha definito “la carta di identità sociosanitaria piemontese per i prossimi 20 anni”. Una vera garanzia, non vi pare?
A proposito del piano, c’è un altro problemeccio sul tavolo: la gestione delle emergenze. Ricordate quando a fine novembre l’assessore aveva tuonato: “mai più codici verdi e bianchi in pronto soccorso”? Ebbene, mentre il mondo attende con ansia la metamorfosi dei pronto soccorso, noi possiamo solo chiederci dove sia andato a nascondersi quel modello innovativo. “La commissione ha creato un buon modello per l’umanizzazione delle cure”, afferma, come se l’umanizzazione fosse stata un’invenzione dal nulla, per poi presentarci un pacchetto di soluzioni degne delle spa: braccialetti, telecamere e wi-fi. Perché, ovviamente, ci consola sapere che in mezzo al caos, ci saranno poltrone comode e punti ristoro. Ma chi ha bisogno di un pronto soccorso funzionante quando si può notare l’estetica dell’ambiente?
Entro l’anno avremo anche pubblicazioni sui codici! Un obiettivo che, finalmente, ha un aspetto incoraggiante, purché si allinei con il piano di edilizia sanitaria territoriale. Una vera sinfonia di buone intenzioni che ci fa vibrare di speranza.
Ma c’è di più! Ricordiamo anche che l’assessore aveva promesso che le Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di famiglia sarebbero state operative in primavera. “Sono state approvate la settimana scorsa”, dichiara con la sicurezza di chi ha vinto la lotteria. Fiduciosi, attendiamo l’estate, sperando che i cittadini possano finalmente raccogliere i frutti di queste vorticose promesse.
In sintesi, la ludicrous saga del piano sociosanitario da un lato rappresenta le ambizioni di un assessore che si sforza di edificare castelli nella sabbia, dall’altro ci ricorda che, mentre noi aspettiamo l’arrivo di un futuro luminoso, il presente è ben lontano dal poter competere anche solo con una penosa rappresentazione.
Le parole del segretario della CGIL Piemonte, Giorgio Airaudo, sembrano suonare come un canto del cigno in un contesto che ormai è più grottesco che tragico: “Il rodaggio di Riboldi è ben che finito. Non faremo sconti perché, del nuovo Cup, che avrebbe dovuto prendere in carico gli utenti cronici, non c’è ancora traccia.” Davvero una meraviglia che dopo tutto questo tempo, non si sia vista nemmeno un’ombra di questo benedetto Cup!
In risposta a queste denunce, qualcuno è riuscito a trovare il modo di giustificarsi: “Il nuovo Cup sta seguendo tutte le procedure di legge. Avrà non solo l’area dedicata alle cronicità, ma anche quella dedicata alle disdette.” Fantastico! Non solo gli utenti cronici, ma anche le disdette. Un’Utopia! E mentre siamo in tema di sindacati, ricordiamoci di un’importante novità: “siamo il primo governo regionale ad aver cambiato il contratto del personale di call center passando a quello del commercio.” Wow, una questione di principio, perché chi l’avrebbe mai detto che i lavoratori meritassero un contratto adeguato? Ma non disperiamo! Il Cup sarà tutto operativo entro gennaio 2026, un giorno programmato da qualche parte nel futuro distante, che però ci consola con una promessa: non sarà solo un numero di telefono, ma una app per smartphone. Finalmente, una mossa audace come quella di fare una telefonata direttamente dal cellulare.
Ma Airaudo non si ferma qui. Si chiede, giustamente, perché con l’aumento degli infortuni e i decessi che continuano a non diminuire, non si assumano più tecnici per le ispezioni sui posti di lavoro. La risposta? “Azienda Zero sta per fare un concorsone proprio a questo scopo.” Fantastico! Un concorso, perché oggi gli incidenti sul lavoro si risolvono con un quiz.
Durante l’intervista, il commissario Schael di Città della Salute ci ha illuminati sul fatto che in Europa i grandi ospedali sono prevalentemente gestiti in partnership pubblico-privato. C’è chi spera di seguire quell’esempio anche qui: “Noi abbiamo già strutture pubbliche performanti.” Ed ecco il capolavoro del contraddittorio: “Siamo quelli che abbiamo ricomprato un ospedale privato, quello di Settimo, per renderlo pubblico.” Perché, si sa, riportare nel pubblico ciò che era privato è la vera essenza del progresso. E ci mancherebbe, il 51% delle quote resterà sempre in mani statali. Anzi, proclamate mini bandiere tricolori! La sicurezza è tutto.
E parlando di rivoluzioni sanitarie, l’assessore spiega il ritardo nel trasferimento del 118 dell’AOU di corso Bramante ad Azienda Zero: “Stiamo rivoluzionando il sistema sanitario, lavoriamo per priorità.” Che meraviglia! Le priorità, vero? E mentre il sistema si trasforma, è stato chiesto a Azienda Zero di effettuare uno studio sull’impatto di ogni dipendente che verrà spostato. Non è mai troppo tardi per mettersi a studiare!
E per quanto riguarda l’assunzione di medici e infermieri dall’estero, dobbiamo solo attendere: “Ci vorranno ancora sei mesi per vedere i risultati del lavoro con le università all’estero.” Immagino che questo metterà a posto i problemi sanitari, non importa quanto tempo ci vorrà. Nel frattempo, possiamo solo continuare a contare i mesi.
Ma ecco una proposta brillante: “Salviamo quest’intervista e la riproponiamo tale e quale il 2 gennaio 2026?” Certo, perché tanto il 2025 sarà l’anno della programmazione e il 2026 quello della realizzazione — come se la programmazione non fosse un modo elegante per dire che non si farà nulla. Illusione con i fiocchi, non è vero?