Alla Festa dei Patrioti in Francia, il leader della Lega non si lascia sfuggire l’opportunità di brindare al trionfo del fallimento referendario, rilanciando, come un novello Paladino, la sua guerra contro l’Europa. Si sa, per lui la cittadinanza è un premio da guadagnare, non un diritto da rivendicare.
«Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe», annuncia con l’enfasi di chi ha appena scoperto la ruota. Chiaramente, per la Lega, la residenza non basta; ci vogliono leggi draconiane. Salvo chi non conosce la lingua o non ama l’Italia (ma quanto amore deve essergli dimostrato?). Il messaggio è chiaro: “Amateci o andatevene!”
Il vicepremier, Matteo Salvini, non si risparmia e si fa portavoce dei gridi di battaglia populisti: «Noi siamo con Trump, Bolsonaro, con Le Pen…», e il cerchio si stringe a chiunque sia lontano da ogni idea di progresso. E non dimentichiamo le sue avventure personali! Ha persino rischiato la galera per difendere i confini! Chissà che brividi! A parete, provano a fermarci, ma i suoi ideali sono più forti di qualsivoglia carcere. “La vittoria appartiene ai più tenaci” – quindi prepariamoci tutti a lottare per la tenacia!
Ma attenzione, la vera guerra è contro il Ppe. «Dobbiamo costringere il Ppe a scegliere tra la sinistra e la nostra gloriosa causa!» Questo è chiaramente il cruciale dilemma dell’umanità. Chi non vorrebbe un futuro di speranza e lavoro con i Patrioti e i Conservatori? Ah, che bello sognare! Gli eroi di questo dramma epico.
La Battaglia contro l’Unione Europea
Il bersaglio preferito rimane sempre l’Unione Europea, quella terribile entità che ci vorrebbe sempre più indebitati, precari e colonizzati. Proprio così, va davvero di moda combattere i burocrati e i banchieri, mentre il traffico di esseri umani, droghe e armi diventa solo un dettaglio trascurabile.
«Per i nostri figli la minaccia non arriva da est, non dagli improbabili carri armati sovietici, ma da sud!» Annunciato come un grande evento del secolo. È così che il futuro delle generazioni viene dipinto: un’invasione di clandestini, perché chi mai avrebbe pensato che i figli potessero affrontare di peggio? La narrazione è chiara e spaventosamente coerente, o quasi.
Che sorpresa, i fantasmi del politicamente corretto riemergono per ricordarci che nelle stanze di Bruxelles si decide del nostro futuro, e naturalmente si fa in silenzio, con striscioni e manifestazioni militanti, giusto per mantenere l’illusione di democrazia. Chi avrebbe mai pensato che l’Europa potesse essere un burattino, tirato da fili invisibili, mentre i veri proclami di libertà vengono sussurrati tra una tazzina di caffè e l’altra?
Ah, la newsletter “Diario Politico” di quel magnifico quotidiano, impersonato da un nome che qualche decennio fa significava qualcosa, ma ora è solo un relitto di un’era passata. Chi non vorrebbe iscriversi per ricevere notizie su quanto l’elite politica faccia quello che meglio sa: ignorare i cittadini? Apparentemente, l’informazione è diventata un prodotto di lusso, riservato a pochi. Come se fosse un privilegio inghiottire la verità in piccole dosi settimanali. Geniale, vero?
Ma non finisce qui! La notizia che arriva, due volte alla settimana, alle 12:00 – un orario che griderebbe ‘attenzione!’ se non fosse per il fatto che chi legge la newsletter già sa di cosa si tratta. La riga di apertura dovrebbe suonare come un avvertimento: “Tua carriera e vita sociale potrebbero non sopravvivere a questo.” Ma chi se ne frega! Perché implicati ed interessati nelle questioni politiche non siamo mai stati, giusto?
Veniamo a scoprire che tutto questo clamore si tiene insieme grazie a un incredibile silenzio, nella più grande tradizione dell’opacità europea. Si finanziano iniziative, mentre le domande sul ‘da dove’ e ‘perché’ rimangono tese nell’aria come un palloncino che non trova mai la via d’uscita. «Ehi! È tutta una copertura», sembra dirci Bruxelles. E noi, sempre rinsaviti, possiamo solo annuire e continuare a bere il nostro caffè.


