«In Veneto proporrò che ci sia continuità». Ecco cosa dirà l’attesissimo vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, durante il summit sulle candidature del centrodestra per le prossime elezioni regionali. Un grande annuncio proveniente dal Festival dell’economia di Trento, dove sembra che la tensione tra Lega e Fratelli d’Italia stia raggiungendo picchi record. Dalla sua, Maurizio Fugatti, presidente già rieletto due volte, non perde tempo: dopo che il Consiglio dei ministri ha bocciato la legge sul terzo mandato per le province autonome, ha provveduto a riorganizzare la giunta, ritirando deleghe alla vicepresidente Francesca Gerosa di FdI in assoluto stile «chi la fa l’aspetti». Ma, certo, nulla di tutto ciò era prevedibile, giusto?
Il modello di buongoverno Veneto? Chi lo conosce! Salvini, sempre tanto brillante, si è deciso a lanciarsi in una visione gloriosa del nostro amato Veneto: «Il modello di buongoverno sviluppato in Veneto è riconosciuto a livello internazionale», dice con una sicurezza che sfiora il ridicolo. Solo a lui potrebbe venire in mente di proporre continuità, mentre il resto dell’Italia cerca di capire come si gioca questa sfida elettorale con la frenesia tipica di un mercato delle vacche. Oltre al Veneto, questa suddetta continuità è desiderata anche per Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Ma chi lo sa, non abbiamo ancora deciso come il centrodestra intende spartire le candidature. Per ora, tutto è in ballo, un grande circo in cui il Veneto è la star principale, ovviamente.
E mentre Fratelli d’Italia non nasconde il desiderio di avere un proprio presidente (sai, le cose importanti!), il risultato delle elezioni europee ha dato loro un buon motivo per essere ottimisti: ben il 37,58% delle preferenze contro il misero 13,15% della Lega. Tris di vittorie per Fratelli d’Italia, che dal canto loro dicono: «siamo pronti» da mesi, quasi come un grande film che aspetta solo la sua premiere.
La Lega, tuttavia, non ha per nulla intenzione di cedere il passo e insiste per rimanere saldamente alla guida di Palazzo Balbi. E così, in un finale di campagna elettorale che sembra più una corsa al massacro, i vari attori politici si affannano a costruire i propri imperi, mentre noi spettatori restiamo qui a guardarli, curiosi se torneranno a farci ridere. Ah, la politica italiana, sempre così seria eppure incredibilmente comica! Chi avrebbe mai pensato che il loro obiettivo fosse l’arte di mantenere l’equilibrio su una corda tesa mentre le fiamme del disastro bruciano sotto di loro?
Ma certo, perché non dovremmo aspettarci che Roma faccia marcia indietro sul no al terzo mandato e ricandidi il presidente Luca Zaia? Un’idea che è più fumosa di una nuvola di fumo. Con le elezioni dietro l’angolo, chi potrebbe mai pensare che ci sia tempo per giocare con le leggi? Eppure, lo stesso governatore giovedì ha osato dire: “I tempi tecnici ci sono sempre perché è un articolo di modifica di legge che si fa in tempo reale, ma non sto seguendo la vicenda.”
Se c’è qualcosa di chiaro in tutto questo, è che la ricandidatura è stata archiviata in fretta e furia. Tutto ciò mentre, a tre giorni dalla sentenza della Consulta sulle mamme arcobaleno, il nostro caro Zaia ha pensato bene di spiccare un volo pesante sul tema, esortando i sindaci a «applicarla anche se non la condividono». Cosa non si fa per un po’ di agitazione politica!
Ah, le sentenze della Corte Costituzionale! Così sprovveduti che non si rendono nemmeno conto di quanto siano scomode. I giudici costituzionalisti hanno stabilito che, all’atto di iscrizione di un neonato all’anagrafe, deve essere registrata sia la madre naturale che quella intenzionale. E il caro Zaia, con un sorriso amaro, puntualizza: “Le sentenze dei tribunali vengono prese anche se non si condividono e vanno rispettate.” Capite? Un bel tocco di legge per rimanere nei confini del “siamo in un Paese di diritto”.
Ma il sindaco di Noventa Padovana, Marcello Bano, ha già deciso di mettersi al di sopra della legge e ha dichiarato che non registrerà mai i figli delle mamme arcobaleno. E qui il nostro grande leader regionale è tornato sul punto: «I sindaci dovranno applicare la sentenza, visto e considerato che siamo in un Paese di diritto. Magari non la condivideranno, lo posso capire, ma c’è una sentenza».


