Il vicepremier Matteo Salvini, a Trento, si esprime sul tema delle prossime elezioni: “Il centrodestra sarà diviso in alcuni Comuni? L’avversario è a sinistra”. Ah, che brillante osservazione! Non è mai troppo tardi per accorgersi che il vero nemico si nasconde da qualche parte a sinistra, in un mondo fantastico dove le divisioni all’interno delle coalizioni magicamente non esistono.
Ma andiamo al sodo. “Se la legge sul terzo mandato sarà impugnata? No”. Ebbene, Salvini rassicura il suo collega leghista Maurizio Fugatti riguardo a questa interessante norma trentina che potrebbe permettere al governatore di puntare a un glorioso tris nel 2028. Non un aspetto da sottovalutare, considerata l’opposizione mai sopita di Fratelli d’Italia. I meloniani, chissà, potrebbero addirittura battere i pugni al tavolo del Consiglio dei ministri, ma non disperiamo: Salvini si è già offerto come garante. “Devono scegliere i cittadini — continua il vicepremier — In democrazia, se qualcuno trova un bravo rappresentante, deve poterlo votare”. Non sarebbe un grave errore limitare per legge la scelta di un governatore? Ma certo, perché chi non vorrebbe un terzo mandato di un governatore che ha già fatto il suo corso?
Il giorno prima, il 29 aprile, Salvini si è fatto vedere a Mattarello, dove ha sostenuto la campagna della candidata sindaca Ilaria Goio. Davanti a un centinaio di devoti leghisti radunati nella piazzetta antistante al bar Dolce Cuore, il ministro ha sviscerato tecnicismi, ma solo dopo aver parlato delle sue meritorie infrastrutture: “Stiamo portando miliardi di euro di investimento a Trento città e in numerosi Comuni della provincia. Per le ferrovie, per i cantieri olimpici…” Oh, ma non dimentichiamoci dei costi crescenti del bypass e dei tempi di attesa, che, come per magia, aumentano. “Il bypass è un mio impegno — si fa audace Salvini — Lo porteremo fino in fondo. Serve per togliere traffico, inquinamento, ritardi e code. Se ci sono dei costi aggiuntivi, ci arriveremo”. Perché chi se ne frega dei costi, giusto?
Non possiamo di certo tralasciare la riforma dello Statuto, una vera e propria “vittoria” che Salvini attribuisce alla Lega: “Sia a Trento che a Bolzano era attesa da tempo e siamo riusciti a metterla in sicurezza. L’autonomia adesso non si discute e non era scontato”. Certo, come se l’autonomia non fosse mai stata un argomento di discussione. Ma come è noto, tutto ciò che proviene dalla Lega è sempre impeccabile e mai soggetto a critiche o dubbi.
Verso il voto
E sullo stato di salute del centrodestra, che in molti Comuni trentini — capoluogo in primis — si presenterà alle urne in profonda frattura, il ministro chiude la questione: “A me dispiace dove ci sono…” Certo, non possiamo evitare di sperare che i prossimi test elettorali portino un poco di coesione e costruzione, invece di rimanere appesi a questa continua lamentazione sulle divisioni. Magari un giorno ci sveglieremo in un mondo in cui le alleanze politiche non siano solo belle parole da campagna elettorale.
Ah, che bellezza! Matteo Salvini, il nostro saggio capitano, si lancia in un’accesa battaglia nel regno del centrosinistra, dove i suoi avversari non si accontentano di lasciargli un feudo. Naturalmente, i veri rivali sono a sinistra, immaginiamo a svolgere riti mistici per mantenere la loro roccaforte. Eppure, il nostro eroe non si arrende così facilmente: “È una battaglia difficile? Sicuramente, però se uno ci crede alla fine arriva” piace pensare, mentre il pubblico applaude con fervore.
Ma ora torniamo a questioni più serie, come la concessione dell’A22. Qui, Stéphane Séjourné, commissario europeo, si diverte a mettere in dubbio il diritto di prelazione. “Noi abbiamo lavorato anche il 31 dicembre,” sputano fuori per un qualsiasi trabocchetto burocratico. Salvini scatta in piedi e promette che non verranno complicate ulteriormente le cose. Certo, la Unione Europea è conosciuta per il suo amore incondizionato per semplificare le burocrazie locali… Non si preoccupi, tutto andrà bene, purché gli dèi di Bruxelles decidano di non fare di testa loro.
Ma non preoccupiamoci, Salvini ha ben chiaro come affrontare un altro tema di cruciale importanza: la sicurezza. “Abbiamo appena approvato il decreto sicurezza,” dichiara con un fervore che potrebbe smuovere le montagne. Più soldi per le forze dell’ordine e, incredibile ma vero, più poteri! Poi, un’occhiata critica al sindaco uscente Ianeselli, un ideologo antimilitarista, probabilmente: “Servono sindaci che non usino la polizia locale solo per fare multe.” Il vero obiettivo qui è garantire sicurezza, come se fosse mai stata così facile da ottenere.
Intanto, la sensazione di sicurezza è in continua crescita, grazie a un “passo avanti” illustrato da un anonimo sottosegretario: Nicola Molteni, il cui progetto per due Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri, ma chi non lo sapesse?) è un vero colpo da maestro. “Non vogliamo balordi, spacciatori, delinquenti e clandestini in giro per Trento,” urla Salvini, mentre il pubblico esplode in un fragoroso applauso, ben sapendo che non possono certo accettare simili inconvenienti nella loro quotidianità così “normale”.
Chi arriva da lontano e si comporta bene, beh, ha il benvenuto! Ma attenzione, chi alza la mano e fa un gesto inappropriato durante il discorso di Fugatti potrebbe ricevere un avviso. “Evviva le persone normali!” esclama Salvini. “Il centrodestra ha scelto una donna, una mamma, una lavoratrice, un’imprenditrice.” Mi scuso se rido, ma chi l’avrebbe mai detto che la normalità potesse essere un valore in politica? Tra una battuta e l’altra, il nostro ministro sembra essere un innovatore di straordinaria lungimiranza.