Salvini e il miracolo dei trasporti che non trasporta: privatizzare per non occuparsi di nulla

Salvini e il miracolo dei trasporti che non trasporta: privatizzare per non occuparsi di nulla

Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e ministro dei trasporti (sulla carta, perché di trasporti si occupa come un meteorologo si occupa di fulmini: li guarda e li commenta), ha lanciato l’ultima perla del vuoto cosmico: Ferrovie dello Stato è “pronta ad aprirsi ai privati per fare meglio”. L’idea che l’inefficienza si curi con un pizzico di privatizzazione è talmente trita che ormai serve più per riempire i giornali che per risolvere i problemi.

Ma facciamo un passo indietro: come si può parlare di rilancio delle infrastrutture e di efficienza dei trasportiquando chi dovrebbe guidare il cambiamento è troppo impegnato a fare tweet e passerelle?

Privatizzare per non risolvere

Privatizzare FS per “fare meglio” è una ricetta che suona come l’ennesima scappatoia politica: dare la colpa a qualcun altro e sperare che il problema sparisca da solo. La storia insegna che quando i servizi pubblici finiscono in mano ai privati, accade una cosa sola: profitti alle stelle e servizi al minimo. E se qualcuno ne dubita, basta guardare cosa è successo in passato con le autostrade: crolli, disservizi e tariffe da rapina.

Ma la frase di Salvini va oltre il classico mantra neoliberista. È l’emblema di una politica assente, che delega tutto agli altri per non dover rendere conto a nessuno. La domanda è semplice: perché FS dovrebbe funzionare meglio privatizzata, se non funziona ora sotto il controllo pubblico? Il problema non è chi gestisce, ma come si gestisce.

Ferrovie nel caos, ma Salvini guarda altrove

Mentre Salvini propone la grande “idea” della privatizzazione, le Ferrovie dello Stato navigano in un mare di problemi: ritardi cronicitreni regionali che sembrano carri bestiameinfrastrutture fatiscenti e investimenti promessi ma mai arrivati. Invece di mettere mano a un piano serio di riforme, il ministro preferisce alzare la palla per qualcun altro, evitando di entrare nel merito. Dove sono i progetti per potenziare i collegamenti? Dove sono gli investimenti per migliorare i servizi?

La risposta è nei comunicati stampa, non nei fatti. Salvini si occupa di FS come un turista si occupa di una città: di passaggio e senza impegno.

Chi paga? Sempre i cittadini

Ogni volta che si parla di privatizzazioni, si dimentica un piccolo dettaglio: i costi sociali. Se FS aprisse ai privati, sarebbe lecito aspettarsi un aumento delle tariffe, servizi differenziati a seconda delle aree geografiche (le solite regioni dimenticate) e una corsa al ribasso sulla manutenzione e sulla sicurezza. Gli utenti pagano di più, per ottenere di meno.

E qui sta il paradosso: chi difende il progetto non lo fa per migliorare i trasporti, ma per scaricare responsabilità e creare nuove opportunità per chi ha interesse a sfruttare un bene pubblico per arricchirsi.

Le soluzioni che non vedremo mai

Se Salvini volesse davvero migliorare FS, potrebbe iniziare da qui:

  • Investire nei treni regionali, veri protagonisti del pendolarismo quotidiano.
  • Potenziare le infrastrutture nelle aree meno servite, perché l’Italia non finisce con l’alta velocità.
  • Assumere personale qualificato e formare chi già lavora nel settore.
  • Snellire la burocrazia interna che blocca ogni progresso.

Ma queste soluzioni richiedono lavoro, tempo e responsabilità. Meglio, quindi, lanciare slogan sulla privatizzazione e lasciare il resto a chi verrà dopo.

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