Salerno: Enzo Napoli eletto nuovo presidente con il 65% dei voti

Salerno: Enzo Napoli eletto nuovo presidente con il 65% dei voti

Il nuovo presidente della Provincia di Salerno, Enzo Napoli, non solo ha vinto le elezioni provinciali, ma si trova ora a navigare le acque torbide di un’amministrazione segnata da scandali e promesse, spesso in contraddizione tra loro. Succede al suo predecessore, Franco Alfieri, il quale ha dovuto fare i conti con un arresto legato a inchieste su appalti pilotati e intrighi politici. Un bel modo di iniziare, non è vero?

Un voto da entusiasmo?

Con un’affluenza del 74,92%, Napoli ha conquistato il 65% dei voti, mentre il suo avversario, Giuseppe Rinaldi del centrodestra, si è fermato al 35%. Napoli si dice «felice ed orgoglioso» del consenso, ma non sorprende che in un contesto dove le scelte politiche sembrano più il frutto di alleanze strategiche che di un reale interesse per la comunità, questa «profonda condivisione programmatica» possa apparire piuttosto come una frase fatta.

Le promesse di Napoli

Napoli ha lanciato un’affermazione che, ahimè, si rivelano più eteree che pratiche: lavorerà “con la massima energia al servizio della comunità”. Grazie, ma sembra che queste “energie” siano sempre pronte a svanire quando si tratta di affrontare questioni cruciali come la sicurezza e l’innovazione. Che fine fanno tutte queste belle parole quando si tratta di attuare davvero cambiamenti?

Dal centrista al pragmatico: stesso risultato?

Il suo entourage è composto da un bouquet di partiti di centrosinistra, ad eccezione del Movimento Cinque Stelle e di Azione, che hanno scelto di rimanere sullo sfondo. Questo silenzio potrebbe sembrare un’opportunità mancata per promuovere un dialogo genuino. Ma perché farsi carico di problemi reali quando ci sono «sviluppo ed infrastrutture» da menzionare senza mai entrare nei dettagli?

Futuro incerto e contrattempi

Si è parlato di “sviluppo e lavoro, formazione e cultura”, un elenco mirabolante che induce a pensare a un piano ben scritto, se non fosse che nella realtà i piani tendono a disperdersi in linguaggi burocratici e vaghe promesse. Come si spiega, allora, il divario tra tali aspirazioni e la quotidianità di chi vive ogni giorno queste frustrazioni?

Per parafrasare un noto detto: chi ben comincia è a metà dell’opera, ma nel caso di Salerno, ci si potrebbe chiedere se il primo passo sia davvero quello giusto. E per il resto della comunità? Si potrebbero suggerire alcune soluzioni: un po’ di trasparenza negli appalti, un dialogo tra forze politiche storicamente contrapposte, o, perché no, una dose di pragmatismo in più rispetto a quella già sofferente?

Dopo tutto, le belle parole hanno bisogno di essere seguite da azioni concrete. Ma in un ambiente dove le contraddizioni sembrano proliferare, possiamo davvero sperare che questa volta sia diverso?

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