Ruth Shammah e la proposta Lupi: «Apprezzo l’invito, ma ora serve altro. Fondamentale puntare su esperti»

Ruth Shammah e la proposta Lupi: «Apprezzo l’invito, ma ora serve altro. Fondamentale puntare su esperti»

Direttamente dalla bocca dell’arte, emerge una sorprendente confessione: l’ultimo capitolo della vita di Andrée Ruth Shammah non assume i contorni della politica, quanto piuttosto una missione ben più impegnativa: garantire al Teatro Parenti ulteriori cinquant’anni di vita. Eppure, le proposte per un ticket politico si sono presentate come uno di quegli inviti a cena che, da un lato, sono entusiasti e dall’altro assolutamente inaspettati. Ma, a quanto pare, il richiamo del palcoscenico e della cultura è più forte di alcune sirene politiche.

Il sipario si alza… e si richiude

Nonostante le lusinghe provenienti da Ignazio La Russa e Daniela Santanché, Shammah tende a frenare la corsa, affermando con una certa dose di ironia che se fosse stata interessata alla politica, lo avrebbe fatto non certo “alla sua età.” Un concetto non privo di contraddizioni, considerando che la carriera teatrale può essere paragonata a una lunga e sfrenata corsa all’occupazione di spazi non soltanto artistici, ma anche sociali. Ma ora, il suo “mettere in scena” la cultura sembra prevalere su qualsiasi velleità politica.

Tradizione riformista… o un gioco da ragazzi?

La diretta interessata fa notare che un ticket con una figura neutra nella politica sarebbe un’idea piuttosto “giusta,” in un contesto come quello di Milano con la sua solida tradizione riformista. Ma giusta per chi? Ciononostante, il rifiuto di partecipare alla “partita” è categorico: Shammah non si considera “la persona giusta” per il ruolo. Ma ci si può chiedere: cosa significa davvero “esserci” nella vita pubblica se non si investe anche in una leadership che possa portare cambiamenti, neppure da lontano?

Una doppia vita: regista e amministratrice

Il suo passato come regista, un mestiere che ha sempre abbinato a quello di amministratrice, potrebbe giustificare un certo interesse per la gestione pubblica. Ma Shammah insiste: “mettiamola così, non è il mio mestiere.” Ah, la bellezza della coerenza! Mentre i riflettori si spengono sulla sua carriera registica, la domanda sorge spontanea: perché, se non la politica, non provare a “mettere in scena” anche un buon governo per la città?

La scelta di ridurre, o di ampliare i sogni?

Il ritiro dalla regia è un annuncio che fa riflettere. Certo, a 77 anni, è molto comprensibile voler fare delle scelte. Ma, per un’artista sempre pronta a portare avanti il teatro, è proprio il momento di alzare il sipario su un nuovo capitolo di responsabilità? O si tratta solo di una rassicurazione da parte di un’amministratrice che sa benissimo che non è più tempo di bruciare le tappe nel panorama politico?

Ora, mentre Shammah getta il cuore oltre l’ostacolo per garantire futuro al Teatro Parenti, non possiamo fare a meno di chiederci quali possano essere le soluzioni per far rispettare la cultura in un contesto tanto confuso come quello attuale. Forse è giunto il momento di mettere in discussione le dinamiche del potere e l’importanza che riconosciamo alle nostre istituzioni artistiche. Dopotutto, il prossimo spettacolo potrebbe essere un esperimento socio-politico sorprendente, nonostante le barriere. Ma la realtà è chiara: continuare a promettere futuro senza attuare cambiamenti tangibili è solo un’illusione ben congegnata.

La questione di chi debba essere il futuro leader culturale di Milano si trasforma in un intricato gioco di specchi. Da un lato, c’è la richiesta di una nuova classe dirigente nel teatro, con nomi che possano rappresentare un vero bagaglio culturale e non semplici comparsi in un palcoscenico politico. Dall’altro, si afferma la necessità di una figura di spessore, capace di parlare non solo di cultura, ma di tutto ciò che la rende viva e vibrante. Ma chi decide cosa significhi realmente avere spessore? La risposta, come spesso accade, rimane inafferrabile.

Il Rifiuto e il Futuro

Quando è stato chiesto se avesse declinato l’invito a farsi portavoce di una simile missione, la risposta è stata chiara. Senza ambiguità, si è detto che il compito dell’interessato è ben altro: portare il Teatro Parenti e i Bagni Misteriosi verso un futuro di solidità e continuità per almeno altri cinquant’anni. Intendiamoci, chi non vorrebbe un teatro fiorente, ma non suona un po’ come una scusa per evitare le fatiche della politica? Chiunque lo immagini su quel palcoscenico non può fare a meno di notare questa contraddizione.

Promesse vs. Azioni

È estremamente affascinante come, nella retorica moderna, si parli di cultura e di arte come se fossero semplici etichette da apporre su un pacco di opportunità politiche. Ma, mettendo da parte gli orticelli politici, chi ci garantisce che la presenza di una figura di cultura non si traduca in una mera facciata? Le belle parole sulla necessità di una leadership informata sembrano chiudere l’occhio sull’eterna realtà delle promesse vuote. È più facile parlare di spessore che costruirlo realmente.

La Lunga Strada da Percorrere

In un contesto simile, non possiamo ignorare le esperienze di paesi che hanno ben implementato la cultura nelle loro agende politiche. Qual è il nostro obiettivo? Prendere spunto, imparare? O ci restiamo fermi a rimirare la raffinatezza della della nostra stagnazione? Ci sono stati tentativi, ma alla fine, l’impressione generale è quella di un continuo naufragare nel mare delle intenzioni senza mai approdare a una riva solida.

Possibili Soluzioni

Cosa può fare Milano per evitare il ripetersi di questi cicli viziati? Immaginiamo una vera selezione culturale, non solo di facciata, ma con criteri chiari e obiettivi misurabili. Pensare a programmi che nutrano i giovani talenti e che fungano da catalizzatori per la creazione artistica. Ma, ovviamente, queste idee si scontrano con la realtà di una classe dirigente più incline a mantenere gli status quo piuttosto che a rischiare nel nome della cultura. E quindi, chi avrebbe il coraggio di travolgere questa palude di incertezze per generare un vero cambiamento? La risposta, ahinoi, è ancora lontana.

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