Il grande spettacolo del Giubileo dei Giovani ha trionfato anche sul fronte sicurezza, trasformando la gestione dell’evento in una sorta di capolavoro tattico degno di una strategia militare.
Il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, non perde occasione per sottolineare quanto la “macchina” della sicurezza fosse flessibile e impeccabile, capace di adattarsi come un guanto a esigenze ben diverse da quelle di eventi più formali e tradizionali, come le esequie papali. Ovviamente, perché affrontare orde di giovani festanti non ha proprio nulla in comune con l’eleganza austera di una cerimonia solenne.
Giannini spiega con tono tra il serio e il sarcastico come questa volta le priorità fossero altre: molti più partecipanti, in gran parte under 30, con la sfida ulteriore di garantire sicurezza sanitaria contro il caldo e gestire percorsi con una precisione militare. Insomma, niente lunghi discorsi o necessità protocollari, ma un lavoro di squadra in cui tutte le forze – dalla polizia ai vigili del fuoco, dalla Guardia di Finanza alla sanità militare e civile – hanno assunto ruoli da protagonisti, ognuno calato nel proprio copione senza intoppi da sceneggiatura.
Il risultato?
Un tripudio di efficienza che ha regalato un’immagine della capitale “più contagiosa” di qualsiasi selfie social. La pulizia impeccabile, l’acqua a disposizione con sistemi innovativi distribuiti da Acea, e la presenza sinergica della protezione civile nazionale, regionale e comunale hanno mostrato come una città che si professa eterna possa, almeno per qualche giorno, apparire anche organizzata.
Giannini non manca di elogiare pure i romani, quei fortunati abitanti della città “più bella del mondo” (parole sue, mica nostre) che sembrano essere abituati a convivere con questo tipo di eventi. Pare che anche loro, seppur forse abituati al caos tipico capitolino, siano rimasti piacevolmente colpiti dalla carica vitale dei giovani presenti e, udite udite, non abbiano visto le loro vite quotidiane sconvolte più di tanto. Miracolo? No, semplice risultato di una macchina che, evidentemente, ha funzionato bene quando si è messa d’accordo.
Nella lista degli eroi in incognito, ovviamente, il prefetto include anche le forze dell’ordine, scese in campo con un’intensità di controlli da far impallidire persino i vigilantes del centro commerciale più sospettoso. Soprattutto nelle metropolitane e nelle strutture ricettive, dove il rischio di spintoni e borseggi galoppanti andava tenuto a bada con minuzia di falco.
Il risultato pratico? Decine di arresti, principalmente per reati da manuale del perfetto borseggiatore, ma una stabilità nel numero totale di reati che è quasi un miracolo statistico.
In fondo, prevenire è meglio che lamentarsi. O almeno così dicono, mentre sorseggiano un caffè accanto a un impianto di raffreddamento installato ad hoc per “raffreddare” la calura giovanile.
Ma attenzione, non è finita qui: il glorioso apparato della sicurezza ha funzionato così bene che i numeri degli arresti per reati predatori sono rimasti sostanzialmente… stabili. Sì, avete capito bene: decine di arresti per borseggio, ma senza alcun aumento significativo del fenomeno. Una stabilitĂ quasi confortante, magari perchĂ© nessuno osa piĂą borseggiare in mezzo a tanti occhi vigili o perchĂ© qualcuno ha preso delle decisioni veramente efficaci. Chi può dirlo?
Il prefetto non si concede neanche il lusso di respirare: già con lo sguardo rivolto al futuro, annuncia il prossimo “grande impegno”, previsto per il 7 settembre, giorno di beatificazioni “importanti”, dedicate a ragazzi molto seguiti. Un’occasione imperdibile per rimettere in moto tutta la macchina della sicurezza romana, che non ha mai tempo di fermarsi, come dimostra la ripresa del campionato – perché nel calcio, si sa, la sicurezza non va mai in vacanza.
Telecamere, IA e il complicatissimo equilibrio tra sicurezza e privacy
Se il Giubileo dei Giovani è stato l’occasione per sfoggiare l’efficienza del sistema di sicurezza, adesso si parla di una nuova arma segreta: telecamere e “occhi elettronici”. Questi gioielli della tecnologia potranno diventare decisivi, soprattutto se combinati con l’intelligenza artificiale, che dovrebbe aiutare a risolvere tutti i problemi in un batter d’occhio. Peccato però che esista ancora qualcosa chiamata “privacy”, un ostacolo insidioso che il prefetto Giannini dichiara di voler affrontare con equilibrio e molta diplomazia.
Le parole di Giannini sono una vera boccata d’aria fresca per chi teme invasioni digitali: “Bisogna coniugare l’utilità investigativa con i diritti alla privacy”. Ed è subito chiaro che questo dibattito, che ha fatto tremare generazioni di burocrati e hacker, sarà affrontato con serietà , tanto che il prefetto si mostra fiducioso: siamo sicuri che troveranno “un ottimo punto di equilibrio”. In fondo, cosa potrebbe mai andare storto quando si cercano compromessi tra sicurezza totale e rispetto dei nostri dati personali?



