Sabato 6 dicembre 2025, nella solita Roma che non si smentisce mai, ha preso il via il Viaggio della Fiamma dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Ovviamente non poteva mancare la rituale Cerimonia allo Stadio dei Marmi “Pietro Mennea”, quel gioiellino di sobrietà e grandi occasioni, con un cast da antologia: il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Presidente del CONI Luciano Buonfiglio e il Presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, Giovanni Malagò. Tutti lì a benedire l’inizio del primo tratto di un’epopea che, inutile dirlo, durerà la bellezza di 63 tappe, come se non avessimo altro da fare.
Non è forse romantico pensare che, mentre l’Italia con mille problemi tra crisi energetica, inflazione e la solita burocrazia senza fine, si concentri su questa fiamma che attraverserà un paese distratto? Sicuramente un modo elegante per distrarre l’opinione pubblica: mentre la fiamma viaggia, la realtà resta ferma. Magari qualcuno, tra un selfie e l’altro, penserà ai conti pubblici da far quadrare o alle promesse olimpiche che, come sempre, si dissolveranno nel gelo invernale.
La solita kermesse da Olimpiadi: tanto fumo e poco arrosto
Tutti felici e contenti durante la cerimonia, ma se ci fermassimo un attimo a riflettere? La magniloquenza, le foto istituzionali, e le dichiarazioni piene di speranza e futuro tecnologico sono un clichè. Da sempre le Olimpiadi rappresentano l’opportunità perfetta per buttare soldi pubblici in progetti faraonici e costosi, con in ballo puttane e spettacoli da vendere a chi compra pigro e distratto lo show in tv. E mentre la fiamma scivola veloci tra le mani di sportivi e politici, nessuno veramente si chiede: quanto costerà tutto questo circo? E soprattutto, cosa rimarrà davvero agli italiani quando lo spettacolo sarà spento e le luci si spegneranno?
La solita storia: si promette uno sviluppo sostenibile, un lascito per le comunità locali e un boost per lo sport giovanile. E invece, al netto degli sponsor, degli overdose di eventi e delle infrastrutture costate un occhio della testa, alla fine a rimetterci sarà sempre il cittadino comune, quello che guarda e critica da lontano, magari con una pizza in mano davanti allo streaming ufficiale.
Le parole dei protagonisti o la loro solita passerella
Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, non ha mancato di sottolineare la grandiosità dell’evento, ovviamente immortalato da un ottimismo che sfiora il grottesco:
“Questo viaggio della fiamma rappresenta non solo un simbolo olimpico, ma anche un momento di unità nazionale e rinascita sportiva.”
Peccato che questa “unità nazionale” sembri più simile a un effetto speciale di un film di Hollywood, scritto a tavolino per scaldare un Paese che ha appena finito di congelarsi tra aumenti delle bollette e inflazione galoppante.
Luciano Buonfiglio, Presidente del CONI, ovviamente ha colto l’occasione per vestire i panni del visionario, promettendo mari e monti:
“La fiamma è l’inizio di un percorso che porterà i nostri giovani alla conquista di nuovi traguardi, sportivamente e culturalmente.”
Giovani che, molto probabilmente, nel frattempo dovranno abituarsi al fatto che la cultura sportiva vera si fa spesso con impianti obsoleti e zero fondi nelle periferie. Ma chissà, forse basterà un bel gesto scenico con la fiamma per far dimenticare tutto ciò.
Giovanni Malagò, il solito uomo delle istituzioni sportive, non poteva esimersi dal suo consueto intervento incensatorio:
“Questo evento è la dimostrazione concreta delle capacità organizzative del nostro Paese.”
Capacità organizzative, certo, ma organizzate con quale efficacia e soprattutto con quali costi? L’ottimismo delle parole sembra celare quel sottile dettaglio chiamato “debito” e gli immancabili ritardi che accompagnano ogni evento di questa portata nel nostro bel Paese brulicante di inefficienze.
Il viaggio continua, la realtà anche
Il viaggio della fiamma proseguirà dunque attraverso 63 tappe, un pellegrinaggio tra le magnifiche contraddizioni di un’Italia divisa tra chi sogna medaglie e chi lotta solo per arrivare a fine mese. Nel frattempo, sarà un’occasione perfetta per scaldare le poltrone di chi scrive promesse e di chi le applaude, dimenticando che lo sport è solo una delle tante facce di un Paese che ha bisogno di ben altro.
In fin dei conti, mentre la fiamma rivaleggia con il freddo dell’inverno, noi italiani continueremo ad accenderci per ben altre fiamme: quelle delle bollette, delle difficoltà quotidiane e di un sistema che sembra bruciare solo risorse ed illusioni.



