Finalmente, Roma Capitale decide di spalancare le porte del Campidoglio per mostrare al mondo il suo piano “rivoluzionario” contro il cambiamento climatico. Dopo averci riflettuto fino a gennaio scorso, ecco la tanto sbandierata Strategia di Adattamento Climatico, affiancata da un piano di decarbonizzazione che dovrebbe inserirci, manco a farlo apposta, nel club esclusivo delle “100 cittĂ europee carbon-neutral e smart entro il 2030”. Ovvero, la missione quasi impossibile di trasformare la capitale in una specie di macchina da guerra pulita entro il 2050. La ciliegina sulla torta? La benedizione… pardon, la certificazione della Commissione Europea, che ha promosso la qualitĂ del lavoro dei nostri eroi municipali.
Il gioiello di casa si chiama Climate City Contract (CCC) e si divide in tre parti: il Piano d’Azione, dove si riuniscono tutte quelle belle iniziative condivise a chiacchiere; il Piano degli Investimenti, dove qualcuno ha fatto i conti di quanto costerà e da dove verrà il denaro (speriamo); e infine il Piano degli Impegni, ovvero gli obiettivi e le strategie più o meno realizzabili. Non poteva mancare il solito malloppo di settori strategici – sette per la precisione: dall’efficientamento energetico alla mobilità sostenibile, passando per reti elettriche, rinnovabili, decarbonizzazione, economia circolare dei rifiuti e, ultima ma non per importanza, la forestazione. Il tutto ammodernato con i classici numeri di riduzione CO2, magistralmente alzati al -66% entro il 2030 rispetto al 2003, roba che a sentirla sembra una magia.
A parte il déjà -vu del solito programma ambientale, quello che diverte è il tempo speso: due lunghissimi anni, dopo che nel 2022 Roma è stata selezionata tra le 100 città “carbon-neutral” europee. Questo incredibile lavoro ha portato alla definizione di una chiara traiettoria per abbattere emissioni di gas serra. La mission? Semplice: ampliare, approfondire e incartarsi ancora di più tra analisi, priorità , e progetti già in corso, per un totale – attenzione – di ben 16 miliardi di euro di investimenti tra realizzati, programmati e forse chissà . Numeri così grandi che quasi fanno pensare a un progetto più concreto della solita fuffa green.
Ma la vera chicca è il coinvolgimento di ben 80 stakeholder, che tradotto vuole dire un esercito di attori tra enti pubblici, imprese private, società partecipate, fondazioni, enti di ricerca, università e associazioni del cosiddetto Terzo settore. E cosa hanno fatto? Hanno presentato 493 azioni per la neutralità climatica. Sì, avete capito bene: quasi cinquecento proposte tutte insieme, quasi come se più idee confondessero meno impegni.
Ora, la “nuova fase” si apre con l’ambizione di portare a casa fondi e supporto tecnico dalla brillante Commissione Europea e dalla BEI tra le tante altre istituzioni, sempre in collaborazione con gli stakeholder – perché più siamo, meglio è. Con il CCC, ovviamente, Roma punta niente meno che a una riduzione dell’86% delle emissioni rispetto al 2003 (con un minimo di 80% rispetto al 1990, giusto per stare sul sicuro). Come? Attraverso interventi triti e ritriti: mobilità verde, riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, sviluppo delle fonti rinnovabili e – come ciliegina – piani sui rifiuti e mobilità sostenibile. Un mix che ha tutta l’aria di essere più un wishful thinking che un programma esecutivo.
I lavori si sono svolti nella veneranda Sala della Protomoteca del Campidoglio, con la classica passerella di politici e tecnici illustri. A fare gli onori di casa c’erano Roberto Gualtieri, Sindaco della città eterna, e l’assessora all’Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti, Sabrina Alfonsi, insieme a un manipolo di tecnici e “esperti” dei migliori climi e risorse europee, tra cui l’ambiente ministeriale rappresentato da Fabrizio Penna, il DG di Unindustria Massimiliano Ricci, vari responsabili della Banca Europea degli Investimenti, la Cassa Depositi e Prestiti e le reti energetiche europee e nazionali. E, a dirigere l’orchestra, il Direttore dell’Ufficio Clima di Roma Capitale, Edoardo Zanchini. Difficile non sentirsi avvolti in un turbine di autorevolezza, promesse e parole d’ordine.
Inutile dire che non è mancato il classico intervento di Massimiliano Ricci che, con la sua proverbiale modestia, ha evidenziato quanto le imprese siano entusiaste di lavorare a braccetto con l’amministrazione comunale. Secondo lui, la collaborazione pubblico-privato è il mantra che caratterizza questa amministrazione e, ovviamente, le aziende associate. Hanno infatti partecipato attivamente, con più della metà degli interventi affidati proprio alle imprese. I due grandi temi da affrontare? Beh, si punta sull’acqua e sull’energia, con un occhio più che vigile al riuso delle risorse idriche, anche per scopi industriali, e all’ottimizzazione dei consumi energetici, con l’aggiunta di qualche favola sulle reti idriche ed energetiche fondamentali per i cittadini e la sostenibilità . Come non sentire già profumo di miracolo urbano?
Insomma, Roma Capitale presenta ai cittadini e alle istituzioni un vero e proprio decalogo di speranze mascherate da piano d’azione, un sacco di numeri e stakeholder messi insieme per dimostrare che presto, anzi prestissimo, la città più caotica d’Italia diventerà un fiore all’occhiello europeo in materia di clima. E noi tutti restiamo ad aspettare, con il nostro sacchetto della spesa biodegradabile, che questa favola ambientalista si trasformi in qualcosa di concreto.
Un Piano di Gigantesche Proporzioni… e Speranze
Dietro l’apparente serietà del Climate City Contract, emerge una realtà fatta di buone intenzioni, milioni di euro pianificati (ma senza date certe di spesa), e una montagna di stakeholders che, per carità , ci mettono la faccia, ma al di là della passerella rischiano di essere solo il solito coro di voci senza musica. Il progetto ambizioso sembra però mancare di quel quid che trasforma la parola in azione vera. Nel frattempo, però, restano le solite vecchie contraddizioni di una città che fatica ad affrontare una gestione efficiente delle risorse o semplicemente a evitare il traffico quotidiano che ingrossa l’inquinamento.
Se è così facile promettere miracoli ambientalisti, forse dovremmo preoccuparci più della comunicazione istituzionale da manuale che di un futuro finalmente carbon neutral. Insomma, il grande spettacolo ecologico firmato Roma Capitale è iniziato, e noi spettatori inermi possiamo solo attendere il gran finale. O almeno sperare che non sia un’ennesima commedia tragicomica in salsa green.



