Roma perde un’altra guida turistica al Colosseo: il miracolo del lavoro che uccide in diretta

Roma perde un’altra guida turistica al Colosseo: il miracolo del lavoro che uccide in diretta
Giovanna Maria Giammarino muore al Colosseo: tragedia e riflessioni sui ritmi di lavoro insostenibili

Un malore improvviso ha stroncato la vita di Giovanna Maria Giammarino, guida turistica impegnata a far conoscere la storia del Colosseo a chiunque volesse ascoltare. I fatti risalgono al tardo pomeriggio del 19 agosto, quando, durante una delle sue visite guidate, la donna ha accusato un malore che, nonostante la prontezza e l’intervento tempestivo dei colleghi del Parco Archeologico del Colosseo, si è rivelato fatale.

Le organizzazioni sindacali della Cgil e dei suoi settori culturali non hanno perso tempo a sottolineare come questa tragedia vada ben oltre il semplice lutto personale. Nel comunicato ufficiale si legge chiaramente che, aspettando le analisi sulle cause del decesso – con particolare attenzione ai ritmi estenuanti del lavoro e alle temperature roventi a cui sono sottoposti tanti operatori sul sito –, è doveroso riconoscere la gravità di una situazione che evidentemente non può più essere ignorata.

Perché in effetti, se una persona perde la vita mentre lavora in uno dei simboli dell’identità culturale italiana, forse qualche domanda sulle condizioni di lavoro andrebbe posta con più urgenza, ipotizzano con tono ironico e amaro i sindacati, sottolineando come questo nome si aggiunga a una lista ormai fin troppo lunga di vittime sul lavoro in Italia, un elenco che dovrebbe far arrossire qualsiasi politico o dirigente imprenditoriale.

Il Parco Archeologico del Colosseo, da parte sua, ha diramato una nota di “profondo cordoglio” esprimendo “vicinanza alla famiglia e ai colleghi in questo momento di dolore”. Tradizionale, purtroppo vuota, formula istituzionale che fa da cornice a una realtà ben più complicata e sancita da un fatto irreversibile.

Alessandro Giuli, ministro della Cultura, interviene per ribadire tutto il peso umano e professionale di chi dedica la propria vita alla tutela del patrimonio artistico nazionale, cogliendo l’occasione per annunciare un gesto simbolico: lo spegnimento delle luci del Colosseo alle 21, una sorta di immagine malinconica che però non basterà a cambiare le cose.

Il ministro aggiunge:

“Una perdita che richiama con forza il valore umano e professionale di chi, ogni giorno, contribuisce alla tutela e alla trasmissione del nostro patrimonio storico e artistico. Alla famiglia e ai suoi cari giungano le più sentite condoglianze, a nome mio personale e del Ministero della Cultura”.

Non poteva mancare l’intervento della ministra del Turismo Daniela Santanché, che, con la sua consueta sensibilità istituzionale, ha espresso “sincere condoglianze alla famiglia, agli amici e ai colleghi di Giovanna” sottolineando come sia “dovere di tutti assicurare condizioni di lavoro rispettose del sacrificio di chi ogni giorno si dedica al patrimonio culturale”. Tradotto: diteci cosa dobbiamo fare, tanto noi ci limitiamo a queste dichiarazioni di circostanza.

Nel frattempo, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha rilasciato un comunicato piuttosto sobrio e privo di idee innovative: “Una notizia che ci addolora. A nome di tutta l’amministrazione, esprimo vicinanza e condoglianze alla famiglia e ai colleghi”. Le solite parole vuote, accompagnate da una preoccupazione che sembra più una prassi da protocollo che un reale impegno, mentre i giorni passano senza che nulla cambi davvero.

Insomma, una tragedia che avrebbe dovuto smuovere le coscienze e far riflettere seriamente sulle condizioni di chi lavora nel mondo della cultura, ma che rischia di finire relegata a un triste, inevitabile fatto di cronaca. Nel frattempo, il tempo passa e le luci si spengono, ma la realtà del lavoro a volte resta immersa nell’oscurità più profonda, ignorata da protocolli e discorsi di circostanza.

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