Roma capitale dell’amore: 25enne massacrato in centro da un branco in estasi di omofobia

Roma capitale dell’amore: 25enne massacrato in centro da un branco in estasi di omofobia

Un altro episodio di violenza omofoba scuote Roma, con protagonista un giovane di 25 anni vittima di un’aggressione che ha il sapore amaro della quotidianità in Italia. Il Partito Gay Lgbt+, con impareggiabile senso della solidarietà a parole, si stringe attorno a Alessandro, ex attivista trasferitosi a Londra per gli studi, ora ridotto a un cumulo di pachidermiche contusioni. Dieci ragazzi con marcato accento romano, tra i 18 e i 22 anni, si sono divertiti a trasformarlo in un bersaglio ambulante, lasciandolo con trauma cranico-facciale, naso rotto e costole doloranti. Previsione di guarigione? Un bel ventello di giorni, giusto per spegnere ogni possibile entusiasmo.

Il portavoce del Partito Gay Lgbt+, Fabrizio Marrazzo, con il suo consueto eloquio ufficiale, ci fa sapere che questa violenza è una lapalissiana dimostrazione di quanto l’omofobia sia purtroppo un fastidioso compagno di vita nel nostro Paese. Ovviamente, ci ricorda l’esistenza del loro partito, nato proprio a caccia di leggi che possano, magicamente, mettere al riparo la comunità Lgbt+ da simili farneticazioni di civiltà. Intanto, l’appello ai testimoni è più che chiaro: se avete filmato la scena con il vostro cellulare, non tenetevelo per voi, fatevi vivi o chiamate le forze dell’ordine. Immagini e testimonianze, ahimè, potrebbero finalmente servire a inchiodare i colpevoli, quei soliti ignoti senza faccia né morale.

Non si dimenticano naturalmente le telecamere: quelle pubbliche e private tra Corso Vittorio Emanuele II e Largo Argentina vanno sezionate come in un thriller, perché perdere prove da manuale sarebbe proprio il colmo. Il tutto condito dalla disponibilità legale dell’avvocata e attivista Marina Zela, pronta a scendere in campo per tutelare Alessandro e la sua famiglia, probabilmente già assuefatti a questa routine di aggressioni reiterate.

In conclusione, si invoca la coraggiosa solidarietà di chi, dalla comodità degli eventi sociali e delle manifestazioni, potrebbe accendere finalmente i riflettori su un problema che nessuno sembra volere davvero risolvere. Un muro di omertà e indifferenza da sfondare, un copione tristemente noto ma che, per fortuna, fa ancora discutere – almeno fino al prossimo episodio, rigorosamente da dimenticare.

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