Roma capitale del degrado: panchina rossa e striscione, vittime sacrificali della follia urbana

Roma capitale del degrado: panchina rossa e striscione, vittime sacrificali della follia urbana

Strappare uno striscione commemorativo e deturpare una panchina simbolo di memoria: un altro capitolo di grande rispetto e sensibilità nei confronti di una tragedia che dovrebbe invece unire. Nel cuore di Roma, a piazza Re, è stata rovinata la memoria di Pamela Mastropietro, la giovane diciottenne romana brutalmente violentata, uccisa e fatta a pezzi a Macerata nel 2018. Uno striscione con la dolce scritta “Infinitamente manchi… ma ci sei” è stato strappato e abbandonato al suolo, mentre la panchina rossa dedicata alla sua memoria è stata vandalizzata e graffiata. I fiori deposti, simbolo di rispetto e commemorazione, buttati a terra come rifiuti.

Ci pensa la madre di Pamela, Alessandra Verni, a denunciare l’accaduto: “Nel cuore pulsante di piazza Re di Roma si è consumata l’ennesima offesa alla memoria di mia figlia. Chi ha compiuto questo atto ha dimostrato solo una totale mancanza di rispetto e umanità”.

La signora Verni non risparmia parole di delusione e stanchezza: “Ogni gesto di vandalismo è un affondo alla memoria, un colpo inferto alla lotta per la giustizia e alla speranza di un mondo più giusto. Ma non crediate che questo mi fermerà! La memoria di Pamela e di tutte le vittime innocenti deve essere onorata, difesa e rispettata”.

Con un tono da battagliera instancabile, aggiunge: “Facciamo sentire la nostra voce! Solo uniti possiamo sensibilizzare, creare consapevolezza e combattere per un reale cambiamento. L’indifferenza non deve avere il sopravvento. La memoria è una luce che non deve e non può spegnersi”.

Non si tratta infatti di un episodio isolato. Solo pochi giorni fa, il 21 luglio, Alessandra Verni aveva informato di aver richiesto al Comune di Macerata di riparare l’installazione vandalizzata dedicata a sua figlia in via Spalato, proprio davanti alla palazzina dove è stata assassinata. “Da anni ormai la memoria di Pamela viene depredate, ma stavolta la brutalità è stata senza precedenti”, sottolinea con amarezza.

La panchina rossa è stata presa di mira non solo nella sua struttura, ma anche nella scritta che la ricordava. Le parole dedicate a Pamela sono state completamente cancellate, come se potessimo così cancellare anche il suo ricordo e la richiesta di giustizia.

Alessandra Verni si interroga su chi possa provare fastidio nei confronti della storia di sua figlia e del dolore che porta con sé: “Non so se questo odio sia per la violenza della sua vicenda, per il fatto che continuo a chiedere giustizia o perché stiamo organizzando manifestazioni per tutte le vittime che meritano voce. Ma una cosa è certa: io non mi fermo, vado avanti”.

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